Libri. Antonio Altamura, I cantastorie e la poesia popolare italiana.

Antonio Altamura,
I cantastorie e la
poesia popolare italiana,

Napoli, Fiorentino, 1865.
Raccolta antologica di poemetti
popolari in ottava rima.

Dove trovarlo in biblioteca

L’aspetto forse più interessante di questo libro, aldilà del peso letterario di ciascuno dei poemetti che raccoglie, è nella testimonianza che lascia del rapporto fra oralità e scrittura nel periodo storico tra scisma protestante e scolarizzazione romantica. Altamura è studioso dell’800, si interessa come altri suoi contemporanei alla letteratura popolare e alla figura dei cantastorie, che realmente portavano in strada e a veglia poemetti in ottava rima. Lui ne raccoglie alcuni, ma lo fa in maniera diacronica, andando alla ricerca di testi prodotti nei secoli precedenti, sempre nell’ambito dei poeti di strada. Nel fare questo si spinge fino a tre secoli prima, arrivando a includere canti del Cinquecento. Si tratta sempre di poesia popolare, distinguibile dalla produzione degli intellettuali di corte da elementi formali che l’autore non manca di chiarire in apertura dell’opera. Nel leggere questa raccolta, ci troviamo davanti a storie che riecheggiano temi poi rielaborati nel teatro, nel melodramma, nell’opera. La leggenda di Piramo e Tisbe, ad esempio, che indubbiamente si è potuta trasmettere ai cantastorie solo per via scritta, attraverso le volgarizzazioni a stampa di epoca umanistica. Un legame non occasionale tra popolare e colto, che si confrontano e influenzano a vicenda. Ma soprattutto, noi sappiamo (sempre dall’indagine delle scienze demologiche fin dal secolo romantico) che questi poemetti non passavano solo attraverso la stampa, ma la loro esposizione veniva raccolta e memorizzata dai narratori di comunità, che a loro volta la riportavano alle rispettive comunità, creando così di fatto un ponte fra la letteratura aristocratica degli intellettuali e la cultura popolare del loro tempo. Ho trattato in modo più approfondito questo problema nel mio trattato sulla Memoria, l’arte delle arti.

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