Storie di animali. Il Dilemma dell’Istrice.

Due istrici in amore. Il dilemma dell’istrice di Schopenhauer

Il Dilemma dell’Istrice

L’amore e le spine
Favola, poesia

In una fredda notte al bosco nero
Due istrici dal puntiglioso manto
Tremanti nell’inverno più severo
Si vollero serrar l’un l’altro accanto
Ma le pungenti e dolorose spine
Mutarono la gioia loro in pianto:
“Se m’avvicino al rumoroso crine
Con quegli spilli mi trafiggi il cuore
E se mi scosto il freddo non ha fine!”
Rispose al tormentato roditore
L’innamorata a un passo di distanza
“Così è la legge antica dell’amore,
leggero come il passo di una danza!
Per non ferirsi il petto né le mani
e non patir del gelo l’arroganza
Bisogna star vicini… Ma lontani”.

Il problema
del porcospino

Un racconto filosofico
di Federico Berti

«Alcuni porcospini, in una fredda giornata d’inverno, si strinsero vicini, vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono le spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l’uno dall’altro. Quando poi il bisogno di riscaldarsi li portò nuovamente a stare insieme, si ripeté quell’altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro fra due mali. finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione. Così il bisogno di società, che scaturisce dal vuoto e dalla monotonia della propria interiorità, spinge gli uomini l’uno verso l’altro; le loro molteplici repellenti qualità e i loro difetti insopportabili, però, li respingono di nuovo l’uno lontano dall’altro. La distanza media, che essi riescono finalmente a trovare e grazie alla quale è possibile una coesistenza, si trova nella cortesia e nelle buone maniere. A colui che non mantiene quella distanza, si dice in Inghilterra: keep your distance! − Con essa il bisogno del calore reciproco è soddisfatto in modo incompleto, in compenso però non si soffre delle spine altrui. − Colui, però, che possiede molto calore interno preferisce rinunciare alla società, per non dare né ricevere sensazioni sgradevoli.»


 A. Schopenhauer Parerga e paralipomena, volume II, capitolo XXXI, sezione 396

Il problema di Schopenhauer venne ripreso dalla psicoanalisi, prima Sigmund Freud e poi molti altri autori, nel descrivere il fenomeno sociale delle persone che si chiudono ‘a riccio’ isolandosi dalla società per rimanere in solitudine, temendo di potersi ferire. Si preferisce cioè rinunciare al calore umano che la socialità promette, pur di evitare possibili delusioni. Il tema è attuale. Si vedano ad esempio i casi di violenza domestica, prevaricazione sul lavoro, cattive amicizie, fenomeni di plagio, abusi, molestie: non sempre la paura del dolore è immotivata, più spesso nasce da esperienze pregresse che hanno lasciato segni profondi in una persona, altre volte in un atteggiamento di prudenza derivato anche dall’educazione. Più in generale l’allegoria dell’istrice, il quale oltre tutto (vale la pena ricordarlo) è tra i pochi mammiferi ‘monogami’ che si uniscono con un solo partner e per tutta la vita, suggerisce l’importanza di non spingere un rapporto al collasso delle individualità: dobbiamo mantenere sempre quel minimo di distanza dall’altro per poter mantenere un rapporto sereno, obiettivo, critico. Il racconto vorrebbe spiegare il concetto in modo tale da renderlo comprensibile anche a un bambino.


Zirudelle di cantastorie


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