Zirudella in mèz al prè quante bufale li stè che brucando con passione sono in gran competizione tra di lì per quella fossa tutte in fila a far la grossa per il premio più balordo al prodotto interno lordo. Danno incarico al montone valutar la prestazione: sarà l’arbitro imparziale del primato nazionale, la partita è già iniziata, fra l’erbetta e l’insalata farà testo in commissione l’opportuna dimensione l’entità della fragranza, consistenza ed abbondanza, l’eleganza del profumo, e la densità del fumo, si menzioni al mandriano chi la spara più lontano. Accorrete al bussolotto, campionesse del cagotto! Quanto sforzo! Quanto impegno! Che inventiva nel disegno! Chi la fa tutta stondata, chi a piramide sbordata, chi depone con passione la spirale a tortiglione. La più ardita e intraprendente con un calcolo prudente s’era sporta nondimeno da un ventoso terrapieno, per aver da quell’altura la più ampia cubatura: sbilanciato il baricentro, c’è cascata tutta dentro. Sul finire del mattino ritornando un contadino dal mercato del pollame, vede in tutto quel letame una valida risorsa, un valor quotato in borsa vuol tornare in montagnola a spalarne una carriola ma per venderlo al mercato gli vorrà un certificato, garanzia che l’animale non sia capra né maiale non sia d’asino o di vacca né di pecora vigliacca quel composto lusinghiero che sia bufala davvero! Non ci vuol la gaia scienza nel capir la provenienza: misurarla quando spruzza più la mescoli e più puzza più è fumosa, più è marziale più il prodotto è originale, se non sai chi l’ha mollata è la prova conclamata, compilata la pagella tòc e dai la zirudella.