Un siriano di Damasco ritrovandosi fuggiasco inoltrato per la via tra l’Eufrate e la Turchia fu raggiunto nel tallone da una scheggia di cannone. Al risveglio un po’ brutale in un letto d’ospedale, lo vegliava in doppio petto un ridente giovinetto premuroso ed accigliato che parlava concitato: “Per l’improvvida ferita sei passato a miglior vita, ma se ascolti attentamente ti rivelo prontamente il percorso condiviso per la via del Paradiso; la tariffa che trattengo è un po’ cara ne convengo ma del resto le tue carte han valor dall’altra parte?”. Si persuase il poveretto che quel santo benedetto fosse l’angelo custode, e caduto nella frode fu imbarcato s’un gommone con un sacco di persone. Ma la zattera di Ulisse malamente sopravvisse, e fu dunque necessario il soccorso umanitario. Prima che venisse sera la gendarmeria costiera catturò quei disgraziati, e nei centri dislocati affidò la sorveglianza alla fredda vigilanza di algoritmi non umani, impassibili guardiani. Da un soldato fu deriso: “Benvenuto in Paradiso, dalla brace alla padella scellerata zirudella!”