Una sera, all’osteria del carciofo alla giudìa, Fagiolino era passato frettoloso e concitato per portare i suoi saluti ai compagni convenuti: “Cari miei sono in partenza, non vi pesi la mia assenza! Colla pala, col piccone la pelliccia e lo sciarpone, m’hanno preso a lavorare per il circolo polare“. Dal bancone del baretto l’han guardato con sospetto: “Che ha di tanto seduttivo questo circolo esclusivo, i diamanti nel bicchiere? Le divine cameriere?” Fagiolino, divertito: “Ma che avete mai capito! Vado a caccia di segreti nel paese dello Yeti discavar con mani lievi il tesoro delle nevi, sotto il ghiaccio imperituro terre rare e idrocarburo!”. Mentre parla tale e quale fa l’ingresso nel locale col bastone e la bretella quel gradasso di Brighella, scuote il capo: “Me ne doglio, casa mia non ti ci voglio!”. Tutt’intorno al suo passare si risente mormorare, lui risponde un po’ scortese: “Sono un quasi-norvegese! Ho un discreto capitale nella fascia boreale, m’appartiene sopra e sotta qualche metro di calotta, che mio padre da bambino ci ha perduto un accendino: chiedi pure a Ballanzone, posso far l’usucapione!”. Gli risponde la più bella la dolcissima Isabella: “Pure io son quasi-russa, la questione va discussa! che mio nonno, suo malgrado nel tornar da Leningrado tra le case diroccate delle belle innamorate ha lasciato in ogni letto più pulcini di un galletto, mi riservo con creanza domandar cittadinanza nel paese più vicino alla linea del confino!”. Stanno ancora discutendo lo spartir del dividendo chi pretende l’esclusiva chi alle spese non arriva chi minaccia baraonda di tirare con la fionda. Sono sempre lì alle prese col lambrusco e il sangiovese per la gran ripartizione dell’inerte glaciazione. Da pisciarsi le budella, toc e dai la zirudella!