Satira, poesia, La bambola del demonio.

La bambola del demonio

Testo e voce narrante
Federico Berti

Tra le valli desolate
nelle terre sconsolate
dove infuria per la via
la violenza e la follia,
c’era un vecchio falegname
il più esperto del reame
che tagliava col seghetto
un pupazzo maledetto.
Era solo il manichino
d’un modesto mercatino
che vendeva alla buon’ora
dei panneggi per signora.
“Caro mio, la vedi questa?
E’ un demonio in cartapesta,
che può indurre in tentazione
un milione di persone!
Controllori! Polizia!
l’adorante idolatria,
dalle guardie del preposto
va fermata ad ogni costo!”.
Un bambino incuriosito
lo guardava divertito,
domandò: “Mastro Geppetto
cosa fai con quel seghetto?”,
disse lui: “L’indemoniato
va senz’altro decollato!
Prevenire lo scompenso
per la gloria dell’immenso,
questi scandali montanti
son le cose più importanti,
conteniamo la rovina
che dell’uomo fa latrina!”.
Il bambino lo guardava
quella bambola indicava:
“Ma le tette, i fianchi, il culo
son di pecora o di mulo?
Per la gloria dell’eterno,
per le fiamme dell’inferno:
non fermarti, bello o brutto
obbedisci e taglia tutto!”
L’artigiano, un po’ esitante
asseconda l’aiutante
che in coscienza lo consiglia
tagliar pure la caviglia;
già che c’è, sotto lo scialle
il profilo delle spalle,
allo sguardo penetrante
gli pareva conturbante;
e la schiena? Quanto ardore!
dalla parte posteriore,
che vergogna! Che indecenza!
Scandaloso, abbi pazienza!
Taglia questo e taglia quello
non gli resta che il mantello
una veste spiegazzata
sulla seggiola impagliata.
Bel lavoro, sentinella
dringendràn la zirudella.








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