Falso ma vero. Il caso Azovstal tra mito, storia e disinformazione

Federico Berti, Falso ma vero. Il caso Azovstal. Ascolta il podcast

Falso ma vero!

Il caso Azovstal tra mito,
storia e disinformazione

Articolo di Federico Berti

Siamo nel primo semestre della guerra imperialista sul territorio ucraino, la città di Mariupol è assediata dall’esercito russo e gli ultimi combattenti resistono tra le rovine delle acciaierie Azovstal, intorno alle quali si formano varie narrazioni collaterali. La tesi del Cremlino è che l’obiettivo delle operazioni militari in atto sia la tanto sbandierata (quanto incoerente e contraddittoria) denazificazione dell’Ucraina, e che dentro quelle rovine siano asserragliati per l’appunto i nazisti del battaglione Azov sui quali pesa da anni l’infamia delle responsabilità nella strage di Odessa. Putin tace naturalmente dei camerati che lui stesso coltiva in seno al gruppo Wagner, a capo del quale pare sia un pregiudicato che dopo aver scontato 12 anni di prigione per sfruttamento della prostituzione minorile, si è visto finanziare appena uscito di galera una società di catering e una specie di legione straniera divenuta fin dalla sua fondazione un ricettacolo di criminali con la svastica tatuata sul corpo. Ma questi sono dettagli, nella guerra cognitiva tutto è permesso e sulle contraddizioni, sul doppio-pesismo, si soprassiede secondo convenienza.

Torniamo dunque a Mariupol nei giorni dell’assedio. Il 22 Aprile 2022 ‘Open’, il quotidiano di Enrico Mentana pubblica un articolo sulla presunta ricostruzione delle acciaierie Azovstal messa in giro dalla propaganda russa, denunciando che si tratta in realtà di un falso conclamato. David Puente spiega che nella rete dei social è stata iniettata una pretesa ricostruzione dell’impianto siderurgico, con laboratori e strutture abitative sotterranee per garantire la sopravvivenza a un gran numero di persone. L’immagine è in realtà parte di un gioco da tavolo mai prodotto, ripresa da almeno tre fra le più seguite trasmissioni della televisione nazionale italiana, Controcorrente (Mediaset), Porta a porta (Rai) e Piazzapulita (La7). Nel dibattito sulla questione si inserisce un certo Pepe Escobar, giornalista brasiliano più volte accusato di plagio, disinformazione seriale e autore di articoli su riviste di estrema destra, il quale sostiene in base a quell’immagine che i sotterranei dell’Azovstal nascondano in realtà un laboratorio Nato segretissimo per la produzione di armi biologiche, dal nome in codice Pit-404. Questa struttura illegale si troverebbe a una profondità di 30 metri sotto il livello del terreno e si articolerebbe in un labirintico apparato di gallerie che si estendono per 24 km ospitando più di 3000 persone tra cui 250 ufficiali, diplomatici, ricercatori italiani, canadesi, tedeschi, turchi, svedesi, polacchi, francesi.

L’immagine è stata diffusa circa un mese prima di questa battaglia cognitiva da un certo Savunma Isleri, viene però associata esplicitamente all’Azovstal solo da Sergey Markov, già consigliere di Vladimir Putin, due settimane più tardi. Quest’ultimo è in effetti un personaggio chiave in questa vicenda, del quale sappiamo più di quanto non riportino i giornali in questi giorni. Entrato all’età 29 anni nel KGB, nove anni prima del crollo del muro di Berlino,si è laureato quindici anni più tardi all’Università di Mosca con una tesi sulla costruzione di un sistema multipartitico in Russia. Nella stessa università insegnerà di lì a poco materie come Teoria e pratica dei media di massa, Regimi autoritari, Processo politico moderno in Russia, Particolarità della consulenza politica russa e mondiale. Entra in politica nelle file del partito socialdemocratico negli anni ’90, lavorando nel 2004 alle elezioni presidenziali in Ucraina e presiedendo un Club Russo a Kiev. Accusato nel 2007 di essere coinvolto negli attacchi informatici al governo dell’Estonia, che in seguito a questi fatti lo dichiara persona non gradita, nel 2009 sostiene la necessità di una presenza militare russa nel Mar Nero di stanza in Ucraina come garante della sicurezza per l’intera regione. Eletto al Parlamento nel partito di Putin, nel 2016 nega l’interferenza russa nelle elezioni presidenziali americane e in quelle italiane.

Tutti temi questi su cui si potrebbe discutere per molte ore senza arrivare a nessuna conclusione, ma che denotano se non altro una competenza non comune e un’esperienza più che trentennale di Serghei Markov nel campo dei servizi segreti, della disinformazione, della manipolazione mediatica, materie su cui ha tenuto dei corsi a livello universitario. La domanda che ne consegue è come un agente di questa preparazione abbia potuto pensare che il mondo intero (non solo la Russia) potesse credere a una grafica, tratta peraltro da Internet e dunque facilmente rintracciabile, disegnata per un gioco da tavolo e spacciata per ricostruzione realistica di un obiettivo militare così importante. Era quanto mai ovvio che la questione dell’immagine falsa dovesse emergere prima o poi all’attenzione dei servizi addetti al fact-cheking, vien dunque da chiedersi come mai sia stata scelta questa strategia di comunicazione per richiamare l’attenzione dei media internazionali sulle operazioni intorno all’Azovstal. Non si ritiene qui utile entrare nel dettaglio della tesi complottista, che parte dalla presunta ricostruzione del laboratorio per tessere sinistre e inquietanti trame intorno alle ingerenze di Joe e Hunter Biden nella società energetica Burisma e in una società di ricerca biologica ad essa collegata, la Metabiota. Il laboratorio avrebbe secondo questa narrazione cospirativa un nome e un ente finanziatore che rimanderebbe direttamente alla Casa Bianca. La fonte è russa, con ogni evidenza, ma il riverbero mediatico passa per la stampa e i media occidentali di ogni affiliazione politica, supportata in ogni modo dal partito di Donald Trump. Per quanto ne sappiamo, un anno di indagini sulle presunte relazioni tra la famiglia Biden e i finanziamenti a questa azienda contractor del Pentagono, non hanno portato a nulla. Igor Kirillov sostiene che a Kharkiv si troverebbero le prove di laboratori biologici in grado di svolgere esperimenti su pazienti ricoverati all’interno di ospedali psichiatrici, esperimenti nei quali non sarebbero coinvolte le sole aziende farmaceutiche ma di cui il Partito Democratico americano sarebbe al corrente e nel quale avrebbe una parte attiva. Accusa durissima, di cui tuttavia il Cremlino non sembra nelle condizioni di poter esibire prove documentarie.

Detto questo, non basta limitarsi a constatare il falso conclamato della foto spacciata dalla propaganda russa per una sezione verticale del bunker sotterraneo, dovremmo raccogliere informazioni più approfondite su ciascuno dei temi sollevati dal caso Azovstal, iniziando proprio dalla storia stessa dello stabilimento attualmente gestito dalla Metinvest. Si tratta della più vasta produzione di acciaio grezzo e semilavorato nel paese, il dodicesimo impianto in ordine di grandezza nel mondo, in grado di dar lavoro a migliaia di dipendenti e bisogna dirlo, con un impatto devastante sull’ecosistema del territorio. L’attuale proprietario Rinat Akhmetov se l’è ritrovato sotto il fuoco dell’artiglieria separatista già nel 2015, in seguito ad allora il gruppo ha ritenuto opportuno costruire rifugi, piani di protezione, camminamenti, sotterranei, locali di stoccaggio tra le gallerie già predisposte per lo smaltimento delle sostanze tossiche. Con le operazioni di guerra successive all’invasione russa la produzione è stata sospesa, le fortificazioni sono rimaste. Ma non basta, perché l’impianto è stato costruito intorno al 1930 nel più ampio quadro dell’industrializzazione accelerata dell’Unione Sovietica e fin dalla sua progettazione, era stato pensato per poter continuare la produzione anche in caso di assedio, data la minaccia nazista e l’incombere di una guerra annunciata fin dalle prime pagine del Mein Kampf. Dunque si, l’impianto è pensato per il trinceramento, con bunker e camminamenti sotterranei, rifugi antiaerei per militari e civili. Non come nel disegno del gioco da tavolo, ma che non sia una semplice acciaieria è assodato e questo i russi lo sanno bene avendo costruito proprio loro lo stabilimento.

Pavel Chernousov, professore associato presso l’Università tecnologica di ricerca nazionale a Mosca, spiega che questi sistemi interrati si articolano intorno alle gallerie dei vecchi locali caldaie, ad almeno sei metri di profondità, altri cinque metri più in basso si trovano vari condotti per l’alimentazione costruiti negli anni ’60, oltre ai chiarificatori che sono ambienti in cui le particelle più dense e più grandi possono depositarsi sul fondo o galleggiare sulla superficie del metallo fuso, consentendo quindi la loro rimozione. Camere protette in grado di sostenere temperature altissime. Vi sono poi collettori per le acque piovane, tunnel per i cavi elettrici e per il trattamento dei gas, stazioni di pompaggio e centrali elettriche in comunicazione tra loro, tutti spazi utilizzabili anche per l’alloggio, il deposito di armi e munizioni, lo spostamento. Gli ingegneri sovietici si ispirarono, nel costruire l’impianto, alla città americana di Gary nell’Indiana, che in parte imitarono e implementarono. Irina Butorina, che insegna al Politecnico di Pietroburgo, spiega che in tutte le acciaierie le comunicazioni sono state sempre sotterranee, lei stessa ha condotto in visita guidata i suoi studenti all’Azovstal più d’una volta. Un inferno per gli assedianti, l’ideale per la guerriglia urbana e le imboscate notturne. L’immagine tratta dal gioco da tavolo è dunque un falso, ma le fortificazioni del luogo sono reali e ben note a entrambe gli schieramenti da sempre.

Falso ma vero, dunque. Restano da chiarire due dei topoi narrativi fondamentali nella tesi complottista, uno è quello della presenza americana sul territorio ucraino, l’altro è il coinvolgimento degli Stati Uniti nella ricerca sulle armi batteriologiche. Per quanto ne sappiamo il governo americano declina le accuse di coinvolgimento nella ricerca di laboratorio su agenti patogeni in grado di destare preoccupazioni per un’eventuale escalation di guerra batteriologica, sostenendo che il Cremlino stia accusando Washington delle violazioni dalla Russia stessa perpetrate in questo campo. Tuttavia in un’audizione al Senato federale del 9 marzo 2022, la sottosegretaria del dipartimento di Stato per gli affari politici Victoria Nuland ha risposto all’interrogazione del senatore repubblicano Marco Robio che in Ucraina si trovano laboratori di ricerca biologica di cui le forze russe potrebbero assumere il controllo. In una nota del Pentagono che risalirebbe al 2010, il senatore repubblicano Dick Lugar si congratulava per l’apertura di un laboratorio di biosicurezza di Livello 3 a Odessa, fondamentale nella ricerca di pericolosi patogeni utilizzati dai bioterroristi, per lo studio in modo particolare dell’Antrace, della Tularemia, della Febbre Q. Lugar è scomparso nel 2019, l’ambasciata americana a Kiev conferma l’esistenza di due laboratori per la riduzione della minaccia batteriologica del dipartimento della Difesa statunitense realizzati nel 2019, uno a Kiev, l’altro a Odessa. Il programma collabora con non meglio identificati ‘paesi partners’.

Robert Pope, direttore del Cooperative Threat Reduction Program, sostiene che in Ucraina vi siano diversi laboratori in cui sarebbero rimasti conservati agenti patogeni dal tempo dell’Unione Sovietica, che potrebbero essere motivo di preoccupazione per lo scenario bellico. In risposta alle domande della Reuters sulla collaborazione tra Stati Uniti e Ucraina nella ricerca sulle armi batteriologiche, l’Organizzazione Mondiale della Sanità conferma di aver condotto programmi di cooperazione con laboratori ucraini per promuovere pratiche di sicurezza orientate alla prevenzione dal rilascio accidentale o deliberato di agenti patogeni. L’agenzia incoraggia le parti a smantellare e smaltire in sicurezza questi laboratori e gli agenti in essi conservati. Valentina Arcovio sul ‘Fatto Quotidiano’ approfondisce la questione confermando che anche in Ucraina, come in tutto il mondo, si svolgono ricerche su agenti patogeni, vi sarebbero quattromila laboratori di microbiologia, due dei quali specializzati negli agenti patogeni di primo livello come la Tubercolosi, l’Ebola, il Vaiolo, Coronavirus e Covid, e quattrocentodue in quelli di secondo livello. In particolare l’Ukranian Mechnikov Anti-Plague Research Institute, che fa capo al Ministero della Salute ucraino, sarebbe stato classificato come laboratorio BLS-3. di massima sicurezza attraverso un accordo di cooperazione con il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti nel 2005. Niente di nuovo sotto il sole.

Non resta che l’ultimo dei temi cari al complottismo, quello delle presenze Nato in Ucraina sia prima che durante il conflitto bellico. Per quanto ne sappiamo, il New York Times ha riportato la notizia di un’inchiesta che il Dipartimento della Difesa americano avrebbe aperto per chiarire le circostanze di una fuga di dati inerenti al costo di alcune forniture di armamenti e all’equipaggiamento in dotazione all’esercito ucraino. Secondo l’analista Michael Weiss, potrebbe esservi stata una sottrazione di documenti poi ripubblicati in rete attraverso canali come 4Chan e Discord, ovviamente da parte russa e dunque non si escludono possibili contraffazioni. Dove si parla di 97 unità speciali da parte di cinque paesi della Nato spiegate in Ucraina dall’inizio della guerra, addestrate a compiere delle incursioni dietro le linee nemiche, non siamo in grado di stabilire quanto vi sia di autentico e quanto di propaganda russa. Nel documento si parla di cinquanta unità dal Regno Unito, 17 dalla Francia, 15 dalla Lettonia, 14 dagli Stati Uniti, una dai Paesi Bassi. Il Guardian fa notare che nessuno di questi governi ha mai rivelato pubblicamente la presenza di questi reparti speciali in Ucraina, non è dunque confermato se queste unità siano davvero dispiegate sul territorio ucraino, ma sappiamo che vi sono reparti speciali negli eserciti nazionali di ogni paese non soggetti alla supervisione del Parlamento, i quali dipendono solo dai servizi segreti. Ad esempio nel Regno Unito lo Special Air Service, lo Special Boat Service, lo Special Recconnaissance Regiment. Il Ministro della Difesa ucraino Oleksii Reznikhov dichiara complessivamente false le informazioni contenute nei cosiddetti USLeaks, fatto salvo il personale militare delle ambasciate non vi sarebbero forze speciali Nato sul territorio nazionale.

Confermata è tuttavia la controversa notizia delle esercitazioni militari ucraine in collegamento con la Nato presso lo Yavoriv Training Center al confine con la Polonia, noto come Centro Internazionale per la Pace e la Sicurezza (Ipsc), costituito nel 2007 per la formazione delle forze armate ucraine alle missioni di peace keeping e lotta al terrorismo. Secondo la Bbc questa sarebbe una delle due basi militari in cui avvengono per l’appunto delle esercitazioni militari internazionali. Si parla di una esercitazione molto ampia che sarebbe avvenuta a settembre 2021, pochi mesi prima dell’invasione russa, cui avrebbero partecipato 4000 soldati ucraini e 2000 foreign fighters. La segretaria dell’esercito americano Christine Wormouth, nel corso di un incontro con il Consiglio Atlantico avrebbe rivelato l’invio in Ucraina del X gruppo di forze speciali americane al comando del Tenente Generale Jonathan Braga, per creare una cellula logistica di coordinamento fra l’esercito nazionale ucraino e i vari partner europei della Nato sia per l’approvvigionamento di armi e munizioni, sia per formare il personale militare ucraino. Tra gli obiettivi di questa formazione militare sarebbe aiutare l’esercito ucraino a eludere ogni tentativo di intercettare i convogli di approvvigionamento e che questo gruppo avrebbe base a Stoccarda in Germania fin dall’annessione della Crimea seguita al referendum popolare. Da allora il Tenente Generale Braga addestra le forze speciali ucraine, tra cui le famigerate milizie neonaziste ucraine, per l’ottimizzazione della logistica militare, e nelle operazioni speciali contro i separatisti del Donbass. Il X Gruppo ha proseguito nell’addestramento anche dopo l’invasione russa, per quanto dalla base di Stoccarda e non più sul territorio ucraino. Esperti della Florida National Guard si sono trasferiti in questa base militare per addestrare i militari ucraini all’uso degli obici rimorchiati a lunga gittata M777, varie unità del gruppo sono tornate operative sul fronte interno ucraino nell’estate del 2022.

Il gruppo dunque agisce in parte dall’esterno del paese, ma opera in coordinamento fra Ministero della Difesa Ucraino e Statunitense. La società di difesa e tecnologia Leidos (che ha sede in Virginia) si serve di arei spia molto avanzati in grado di monitorare il territorio avversario da 40.000 piedi. Questi velivoli Artemis partono sei giorni su sette dalla base americana di Aviano sul nostro territorio nazionale, non sono armati con strumenti di offesa e non vengono gestiti direttamente dal personale americano, tuttavia i funzionari del Pentagono possono connettersi ai sensori dell’aereo da remoto attraverso un collegamento satellitare. L’esercito sostanzialmente paga a Leidos una tariffa oraria stimata a circa 15.000 dollari. Questa società Leidos è un privato che agisce in appalto governativo con gli Stati Uniti, ha partecipato alle missioni di spionaggio in Afghanistan, Iraq e Siria. Tramite l’acquisizione di un’altra azienda, la Dybetics con sede in Alabama, la Leidos ha in programma l’allestimento di squadriglie di droni da combattimento da utilizzare contro i droni russi nello spazio aereo ucraino. Le dichiarazioni della Wormouth sono state riprese da un sito di informazione militare vicino al Pentagono, ‘Defense One’. Queste informazioni di fatto confermano la presenza di unità speciali americane in ucraina, che conducono attività propriamente militari contro la Russia, l’appoggio degli Stati Uniti all’Ucraina iniziato non dopo l’invasione russa, ma otto anni prima con i disordini dell’Euromaidan.

A questi vanno aggiunti i foreign fighters della Legione Internazionale Ucraina fondata da Zelensky tre giorni dopo l’inizio della guerra. In base a un decreto presidenziale del 2016, gli stranieri possono prestare servizio nelle forze armate ucraine e nelle forze di difesa territoriale, “Chiunque voglia unirsi alla difesa della sicurezza in Europa e nel mondo può venire e stare al fianco degli ucraini contro gli invasori del XXI secolo”. Per i volontari stranieri è stata costituita la Legione Internazionale di Difesa del Territorio. Questo decreto legge presidenziale comporta di fatto un’apertura dell’esercito a contributi da ogni parte del mondo, indipendentemente dalla nazionalità di provenienza. Sul sito della compagnia sono riprodotte le bandiere di Danimarca, Polonia, Israele, Lettonia, Croazia, Gran Bretagna, Paesi Bassi e Canada, tutti paesi membri della Nato. Secondo il Generale di Brigata Kyrilo Budanov, comandante della Direzione dell’Intelligence del Ministero della Difesa ucraino, e secondo il caporale Damien Magrou avvocato norvegese a Kiev nominato portavoce della Legione, le forza armate nascondono i dettagli sulla composizione della Legione ma nei primi mesi dalla sua creazione sono pervenute oltre 20.000 domande di ammissione e per quanto ne sappiamo, solo nel primo anno di guerra sono stati dichiarati quasi settemila mercenari da 52 paesi del mondo, 5000 dei quali ancora attivi dopo il primo anno di operazioni militari. Il SITE Intelligence Group, attivo nel tracciare le attività degli estremisti sovranisti e neonazisti nel mondo, ha denunciato numerosi gruppi di nazionalisti bianchi e militanti di estrema destra che cercano di unirsi alle unità paramilitari con la motivazione primaria di ottenere un addestramento al combattimento e distinguersi nel campo d’onore. Dopo il primo anno di guerra, si contavano i seguenti battaglioni di foreign fighters in Ucraina:

– La Legione Nazionale Georgiana, composta da georgiani e cittadini statunitensi;
– Il Battaglione Kastus Kalinovsky, composto da bielorussi;
– Il distaccamento polacco del Battaglione Revanche, composto da polacchi;
– La Brigata canadese-ucraina, composta dalla diaspora ucraina in Canada;
– la Brigata Norman, composta da veterani dell’esercito canadese;
– la Legione Libertà della Russia, che comprende disertori russi;
– Il Battaglione Dzhokhar Dudayev, composto da ceceni;
– il Battaglione Sheikh Mansur, anch’esso composto da ceceni;
– il Battaglione Crimea, composto da tatari di Crimea;

Questi combattenti stranieri sono per lo più giovani, maschi, militanti e spesso con un passato nelle forze armate del loro paese o come contractors. Vari studi universitari ne hanno tracciato un profilo ricorrente, in particolare Sara Meger dell’Università di Melbourne e Egle Murauskaite per il Vilnius Institute for Policy Analysis, identificando varie tipologie: dal veterano esperto, che viene a regolare vecchi conti con uno dei due paesi in guerra, ideologi delusi dallo stato del mondo occidentale, l’opposizione armata, i cacciatori di battaglie che cercano l’onore sul campo, i reinsediati che combattono per avere nuove opportunità in un nuovo paese, i ‘fantasmi’ che vanno e vengono dai rispettivi paesi d’origine, gli avventurieri e gli esaltati. Non siamo in grado di ricostruire e soprattutto quantificare la consistenza di tutti questi gruppi armati, ma sappiamo che sono abbastanza numerosi e che rispondono a una modalità d’ingaggio che il governo ucraino ha predisposto con l’obiettivo preciso di ricevere un contingente militare che stipulando un contratto privato con l’Esercito Ucraino solleva il paese di provenienza dall’invio formale di truppe. In pratica, la scelta di arruolamento volontario impedisce qualsiasi possibilità di identificare l’invio di contingenti da parte dei paesi che sono parte del blocco Nato. Questo vuol dire che abbiamo contributi di foreign fighters abbastanza numerosi da costituire una forza riconoscibile nel quadro delle operazioni, ma anche in questo caso il discorso vale sia per l’Ucraina, sia per la Russia che attraverso il gruppo Wagner e altre realtà di contractors ha raccolto contributi da diverse parti del mondo. Tutto questo per dire che la presenza di militari stranieri asserragliati con i camerati dell’Azov nell’acciaieria di Mariupol è del tutto probabile e risponde alla stessa logica dell’arruolamento volontario predisposta dall’esercito ucraino col decreto presidenziale del 2016.

Se le presunte rivelazioni dell’USLeaks sono passate con ogni evidenza dalla propaganda russa, le dichiarazioni di Christine Wormouth, Segretaria dell’Esercito Americano, provengono invece da fonte istituzionale statunitense. A questo punto i temi ricorrenti nelle tesi complottiste si rivelano tutti nella loro schietta semplicità. Le acciaierie Azov sono oggetto di incastellamento e fortificazione a partire dalla loro progettazione negli anni ’30 del Novecento, hanno subito ammodernamenti in tal senso negli anni ’60 e ulteriori implementazioni a partire dalla guerra civile ucraina nel 2015. Nei sotterranei dello stabilimento si trovano indubbiamente rifugi, bunker, laboratori, depositi. Il governo degli Stati Uniti collabora da anni alla ricerca batteriologica attraverso vari laboratori sul territorio ucraino tuttora in attività. Non c’è bisogno di scomodare Joe Biden e figlio, l’istituto ucraino per la ricerca contro la minaccia batteriologica è in collaborazione col ministero americano della difesa. in modo tutt’altro che occulto. Le presenze militari Nato in Ucraina sono testimoniate dalla stessa segretaria Christine Wormouth fin dal 2015, e hanno continuato a svolgere attività di addestramento, spionaggio, ricognizione, esplorazione, monitoraggio, anche dopo l’invasione russa del 2022. Se dunque la smentita dell’immagine tratta dal gioco è passata al vaglio dei debunkers, il contenuto di quelle dichiarazioni non è in sé smentito dallo stesso accusato. Falso, ma vero. La differenza tra il cospirazionismo e l’inchiesta giornalistica si concretizza nella serie di passaggi intermedi che abbiamo voluto ripercorrere insieme, partendo dal punto in cui solitamente il fact checker si ferma, rivelando un quadro meno semplicistico di come la propaganda vorrebbe dipingerlo. Uno scacchiere nel quale non vi sono al momento vincitori né vinti, buoni o cattivi, ma solo forze imperialiste in competizione tra loro sulla pelle di popoli indotti a odiarsi e combattersi l’un l’altro. Se da un lato è vero che la tanto discussa equidistanza non può condurre in nessun luogo, dall’altro dovremmo iniziare a chiederci chi sia il vero nemico da combattere.


Rassegna stampa

  • Matt Field, 25 Febbraio 2022, ‘Bullettin of the Atomic Scientists’, US official: Russian invasion of Ukraine risks release of dangerous pathogens
  • Marcello Pellizzari, ‘Corriere del Ticino’, 14 Aprile 2022, Ucraina. La storia dell’acciaieria Azovstal
  • Redazione ‘Il Tempo’, 21 Aprile 2022, Stasera Italia, la rivelazione sull’acciaieria Azovstal: nei sotterranei consiglieri militari europei e americani.
  • Domenico Quirico, ‘La Stampa’, 24 Aprile 2022, L’arte impossibile di arrendersi: i combattenti che difendono l’Azovstal temono la vendetta dei filo-russi. Preferiscono la «bella morte» a un’esecuzione, ma così non hanno scampo.
  • Redazione, ‘Faro di Roma’, 26 Aprile 2022, Cosa si nasconde sotto le acciaierie Azovstal di Mariupol
  • Gabriele Metelli, ‘Nuovo Giornale Nazionale’, 16 Maggio 2022, I segreti di Azovstal: istruttori Nato ed esperimenti biologici. Propaganda o verità?
  • Simone Pieranni, ‘Il Manifesto’, s.d., Usa a Kiev: «Presto le armi». A Mariupol si tenta l’evacuazione. Un’altra notte a Mariupol. Camera e Senato danno a Biden la possibilità di accelerare gli aiuti. Morto un contractor americano, 5.3 milioni di profughi
  • Valentina Arcovio, ‘Il Fatto Quotidiano’, 9 Marzo 2022, “In Ucraina laboratori di armi biologiche”, le accuse russe e la collaborazione con Usa e Canada. Dove sono le strutture e quali sono le regole
  • Paola Peduzzi, ‘Il Foglio’, 14 Giugno 2022, I russi organizzano tour ad Azovstal per dire: qui c’erano nazisti che meritano di morire
  • Glenn Greenwald, 9 Marzo 2022, Victoria Nuland: Ukraine Has “Biological Research Facilities,” Worried Russia May Seize Them
  • Redazione, ‘Analisi Difesa’, 10 Marzo 2022, Il mistero dei laboratori di ricerca biologica americani in Ucraina
  • Jennifer Rigby, Jonathan Landay, ‘Reuters’, 11 Marzo 2022, Who says it advised Ukraine to destroy pathogens in health labs to prevent disease spread
  • VBD, ‘Il Giorno’, 13 Marzo 2022, Missili sulla base di Yavoriv: cos’è e perché è così importante
  • Federico Rucco, ‘Contropiano’, 16 Marzo 2022, L’Onu investita dalla questione dei laboratori batteriologici Usa in Ucraina
  • Antifascist Europe, ‘Rosa Luxemburg Stiftung’, 25 maggio 2022, How Foreign Far-Right Volunteers Are Arriving to Fight in Ukraine
  • Redazione ‘Popoff’, 23 Novembre 2022, Chi sono i foreign fighters nella guerra russo-ucraina
  • Aurelio TArquini, ‘Faro di Roma’, 29 Dicembre 2022, Gli Stati Uniti ammettono di avere avuto fin dal 2014 unità militari in Ucraina, addette a logistica, addestramento e spionaggio
  • Harry Davis, ‘The Guardian’, 11 Aprile 2023, Up to 50 UK special forces present in Ukraine this year, US leak suggests,
  • Redazione ‘Adnkronos’, 12 Aprile 2023, Ucraina, Kiev smentisce presenza forze speciali Nato
  • Kevin Carboni, ‘Wired’, 12 Aprile 2023, Cinque paesi Nato avrebbero inviato le loro forze speciali in Ucraina
  • Redazione, ‘Rai News’ 30 Maggio 2023, Mariupol, in auto attorno alle rovine dell’acciaieria Azovstal




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