Rassegna stampa. Chi sono i signori della guerra.

Rassegna stampa
a cura di Federico Berti

Signori della guerra

Quando sentiamo parlare dei signori della guerra, molto raramente ci soffermiamo sul significato di questa parola, cosa siano realmente. Sembra quasi una sorta di titolo aristocratico dal suono vagamente esotico. In realtà storicamente viene considerato un signore della guerra chiunque possa permettersi di assoldare delle milizie private al suo servizio, legate a lui da un vincolo di fedeltà. Di solito si impongono là dove il potere centrale risulti vacante, non in grado di garantire l’ordine. Ad esempio la società feudale era legata spesso a contesti in cui il territorio veniva effettivamente controllato da signori della guerra. Anche la figura del capitano di ventura si poteva ricollegare a questo concetto di signore della guerra, che controlla di fatto un territorio grazie alla supremazia economica e militare, senza nessun altro tipo di mandato, né istituzionale, né popolare. Il termine in sé è nato in Cina per descrivere il caos che regnava nel paese nel periodo 1916-1926, tra la dissoluzione dell’impero e l’instaurazione del governo nazionalista che precedette la rivoluzione culturale, quando il paese era controllato da capi militari che avevano un’influenza solo nel territorio da loro controllato, incapaci di realizzare uno stato unitario. Si tratta di quel caos politico, militare e culturale, dal quale è emerso il feudalesimo in Europa. Il problema di questi potentati locali è che rifiuta l’inquadramento in una struttura che ne limiti l’autonomia locale, ovvero la costruzione di uno stato centrale vero e proprio. Per questo non può durare a lungo. In Afghanistan, i signori della guerra hanno tentato di fare un passo avanti nel radicamento nel primo periodo dell’occupazione americana, affiancando al controllo militare l’organizzazione di uno stato sociale rudimentale, che fosse in grado di garantire una fornitura minima di servizi, come le scuole e gli ospedali. E’ il caso di aggiungere che l’espressione stessa deriva dall’inglese warlord, a sua volta derivata dal tedesco Kriegsherr, titolo ufficiale attribuito all’imperatore tedesco. L’impiego di questa espressione rispetto al caos politico cinese nel primo Novecento è nato da un giornalista inglese, Bertram Lenox Simpson, fonte Oxford Dictionary. Siamo insomma noi a chiamarli Signori della guerra, con riferimento a un sistema gerarchico piramidale di tipo feudale.

Lorenzo Bianchi, ‘Huffpost’, 17 Settembre 2013, Afghanistan, i signori della guerra si rimettono in corsa per la presidenza. Intanto la mattanza continua…

Nel 2013 il primo Signore della guerra che ha supportato l’esercito Nato contro i Talebani, il famoso Karzai, ha esaurito il secondo mandato e non è più eleggibile. Si sono candidati dunque tutti quelli che avevano insanguinato il paese prima della svolta talebana. Abdul Rasul Sayyaf è l’uomo che invitò Osama Bin Laden in Afghanistan, fu maestro ideologico di Khalid Shaykh Muhammad, considerato il cervello dell’attentato alle Torri Gemelle. Human Rights Watch lo ha accusato di crimini di guerra negli anni ’90. Tra i suoi collaboratori Ismail Khan, Abdul Rasul Sayyaf, l’uomo che invitò Osama Bin Laden in Afghanistan nell’ormai lontano 1996, nonché “maestro” ideologico del cervello dell’attentato alle Torri Gemelle Khalid Shaykh Muhammad, aspira alla massima carica dello stato. Fu uno dei capi dei Mujaheddin che combattevano contro i sovietici. Rashid Dostum era il condottiero uzbeko presentato dall’ex funzionario della banca mondiale Ashraf Ghani, successivamente eletto alla presidenza. Tra gli aspiranti si annoverava anche Abdul Rahim Wardak, ministro delal Difesa dal 2004 al 2012 quindi rappresentante del primo governo supportato dalla Nato. Un altro dei contendenti era Abdullah Abdullah, portavoce del’eroe nazionale Ahmad Shah Massoud, il leone del Panshir. Fra diserzioni, dimissioni e vittime l’esercito deve sostituire ogni anno circa il 30 per cento degli arruolati.

Abdul Rashid Dostum

Dostum è uno dei leaders della cosiddetta resistenza afghana, quello che ha accusato l’esercito americano di aver lasciato armamenti ai Talebani, ma qual’è la sua storia personale? Sappiamo che è di origine Uzbeka e che è stato il quarto presidente dell’Afghanistan protetto dagli Stati Uniti, dal 2014 al 2020. Di famiglia umile, con un’istruzione elementare, ha lasciato presto la scuola, trovando lavoro molto giovane nella manutenzione dei giacimenti di gas. Si è arruolato nel 1978 nell’Esercito Nazionale Afghano e negli anni ’80 promosso generale, carriera folgorante dall’interno del governo repubblicano e socialista, ha combattuto per conto dell’esercito sovietico contro i Mujaheddin. Anche dopo la caduta del governo filo-sovietico, ha continuato a combattere sia Mujaheddin che Talebani, mettendosi a capo di una milizia territoriale uzbeka nel nord del paese. Con l’emirato islamico dell’Afghanistan si era ritirato in Turchia, per poi tornare in patria e lottare contro i Talebani. Entra nel governo di Karzai come vice-ministro della difesa, nel 2009 in quello di Ashraf Ghani nel 2009. Nel 2021 ha resistito solo tre giorni, prima di abbandonare il campo sopraffatto dalla superiorità degli armamenti nemici e dalla precarietà della situazione nei territori del nord.

Mohammed Fahim

Fahim è morto nel 2002 ma fu un signore della guerra nel governo Nato. In realtà proviene dalla fazione opposta a quella di Dostum, avendo combattuto nel conflitto sovietico a fianco dei Mujaheddin prima contro l’Urss e poi contro i Talebani. Nel primo governo Karzai fu il ministro della difesa, diretto superiore di Dostum. Lasciò l’esercito nel 2002 e morì per un attacco di cuore durante il suo mandato.

Ismail Khan,

Conosciuto anche come Leone di Herat. Ministro dell’energia e dell’acqua dal 2005 al 2013, prima di allora governatore della provincia di Herat. Era stato un capitano dell’esercito nazionale, combatté con i suoi Mujaheddin contro l’Urss massacrando centinaia di soldati dell’Armata Rossa, ed è membro del partito Jamiat-e Islami, già militante del Fronte nazionale unito. Catturato nell’ultima offensiva afghana del 2021.

Scrive di lui Fausto Biloslavo, ‘Il Giornale’, 14 Agosto 2021, Catturato anche il leone di Herat. Il simbolo anti fondamentalisti. Ai domiciliari l’ex ministro e mujaheddin Ismail Khan. Quasi ottantenne era riuscito a mobilitare una milizia locale per fermare l’avanzata dei Talebani, contando su un inefficace appoggio aereo americano. Sostiene di essere stato trattato con onore. Il governo dei Talebani afferma che avrebbe aderito all’emirato Islamico, ma questa notizia non è confermata. Nel ’92 era stato prigioniero a Kandahar, comprò la sua fuga e ricominciò con un pugno di uomini, risalendo la china cavalcando la guerra Usa.

Abdullah Abdullah

Di tutti i signori della guerra è il più colto e preparato, con una laurea in medicina col massimo dei voti all’università di Kabul nel 1983. E’ anche il più ‘democratico’ di tutti i candidati nel 2009, in occasione delle quali aveva la maggioranza relativa dei voti ma per una serie di brogli poi denunciati, fini al ballottaggio e perse le elezioni. Nonostante avesse denunciato il fatto e ottenuto l’annullamento delle elezioni, si ritirò comunque dalla competizione sostenendo che temeva nuovi brogli. Ci riprovò nel 2014, partecipando al governo di Ghani come Capo dell’Esecutivo, ma con una posizione conflittuale rispetto al rivale, al punto che i due leaders organizzarono celebrazioni separate per il loro successo elettorale. Tecnicamente non lo si può considerare un ‘signore della guerra’, non essendosi distinto per le sue doti militari ma come uomo più specificamente politico.

Queste sono le forze che si sono opposte all’Emirato Islamico dell’Afghanistan proclamato dai Talebani nel 1994 dopo la guerra civile seguita alla cacciata dell’esercito sovietico, un governo sostenuto formalmente solo dal Pakistan, dagli Emirati Arabi Uniti e dall’Arabia Saudita. L’aspetto paradossale di questa situazione è che i Talebani erano stati originariamente armati per porre fine alla guerra civile tra i signori della guerra, che si contesero il potere dopo la fine della guerra sovietica. Dopo la proclamazione del Mullah Omar emiro dell’Afghanistan, i Talebani si ritrovarono a controllare gran parte del paese, mentre i Mujaheddin formarono l’Alleanza del Nord nella regione nord-orientale, a ridosso del ‘corridoio cinese’. Avevamo già parlato dell’importanza strategica di questo corridoio quando avevamo parlato degli Uiguri nel nordovest della Cina. Inutile ripercorrere l’elenco dei crimini e dei divieti introdotti nel governo dell’emirato, ma la domanda rimane: quale alternativa propongono quelli che noi chiamiamo i Signori della Guerra? E’ evidente che il supporto dato dagli Stati Uniti ai Mujaheddin afghani in funzione antisovietica, ha poi prodotto uno scenario di vuoto governativo che ha indotto quegli stessi potentati locali a combattersi l’uno con l’altro, incapaci di costituire un governo unitario in quanto mancava loro una concezione realmente democratica dello stato, avevano in realtà a loro volta una mentalità sostanzialmente ancora feudale. Si è dunque armata una seconda milizia, quella dei Talebani, in opposizione ai Mujaheddin, per poi dover ricorrere nuovamente ai primi. L’ingerenza dei governi, delle economi e della politica statunitense negli affari interni dell’Afghanistan ha prodotto questo tipo di situazione, per cui la resistenza afghana attualmente non si può considerare una seria alternativa alla follia criminale dei Talebani. Ne è solo l’altra faccia. Se di una resistenza vogliamo parlare, dovremmo tornare a quei movimenti politici che negli anni ’60 avevano portato alla socialdemocrazia, sulle quali dovremmo fare delle considerazioni più approfondite a parte.

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