Dossier Mitrokhin. Un falso storico?

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L’archivio Mitrokhin, copertina del II Vol.

Dossier Mitrokin

Un falso storico?

Lo scrittore umanista Lorenzo Valla ha smentito nel XVI secolo l’autenticità di un documento su cui si fondava l’esistenza dello Stato Pontificio e il primato del potere spirituale su quello temporale. Una presunta donazione da parte dell’imperatore Costantino, rivelatasi un falso per il linguaggio e le informazioni che conteneva; l’autore dello studio fu costretto a pubblicare il suo libro nell’ambiente dei riformatori protestanti, rischiando una condanna a morte in patria dov’era stato messo all’indice. L’opera di Lorenzo Valla è oggi considerata uno dei primi esempi di storiografia documentaria moderna, poiché oppone un metodo scientifico alla semplice cronaca di parte; la sua originalità consiste nell’aver messo al centro dell’attenzione le fonti documentarie, la loro raccolta, autenticazione e discussione. Da allora la scienza concorda sull’importanza del metodo storiografico. Che c’entra questo con la Commissione Mitrokhin e per quale motivo è così importante parlarne?

L’archivio Mitrokhin.

Sei casse piene di pagine dattiloscritte da un archivista del KGB in pensione. Tre anni dopo il crollo del muro di Berlino, questo Mitrokhin si presenta all’ambasciata inglese in Lettonia con una serie di trascrizioni di documenti carpiti ai servizi segreti sovietici, nei quali s’indagano le identità degli agenti arruolati in diversi paesi del mondo. Tra questi ‘indirizzi illegali’, figurano anche nomi di uomini politici e funzionari dello Stato ancora in attività. Le presunte trascrizioni si basano s’uno schedario che egli stesso dichiara di aver consultato in incognito, tenendole nascoste per dodici anni nella propria villa a trenta chilometri da Mosca con il proposito di portarle fuori dai confini dello stato russo. Impossibile consultare gli originali. Garante della loro autenticità è nel 1992 soltanto la parola dello stesso Mitrokhin. Proprio come la falsa donazione di Costantino, il cui solo garante era in realtà lo stesso vescovo di Roma. L’abbandono del metodo storiografico ha riportato l’opinione pubblica al livello del pettegolezzo, lasciando libero il campo a un cospirazionismo che fino a trent’anni fa non trovava più credito nemmeno all’osteria.

Christopher Andrew e il SIS.

Ma torniamo al protagonista della nostra storia, l’archivista russo. Entrano in scena i servizi segreti inglesi. Rielaborano e digitalizzano quel materiale, dopo aver svolto indagini per trovarne ‘riscontri oggettivi’.  Affiancano all’agente russo uno storico dell’Università di Cambridge, il professor Christopher Andrew specializzato in storia dei servizi segreti e linguaggi crittografati. Il primo volume destinato al pubblico è del ’99, appena tre anni dopo la sua nomina a coordinatore scientifico del progetto. Numerose le perplessità degli storici, quel dossier riporta affermazioni per lo più note da tempo, aggiungendovi novità non verificabili in alcun modo. Il servizio segreto della Russia post-comunista nega l’esistenza di quei documenti, in Italia il SISMI ne sottovaluta l’importanza per diversi anni. Non mancano zone d’ombra nella Commissione parlamentare presieduta da Paolo Guzzanti deputato di Forza Italia, in primo luogo la nota vicenda giudiziaria di Mario Scaramella suo principale consulente e l’assassinio in circostanze misteriose del testimone Litvinenko. Gran parte dell’ambiente accademico rifiuta quel materiale essendo perdute le fonti primarie, considera il professor Andrew uno ‘storico di corte’.

Ma perché è così importante la questione Mitrokhin? Per capirlo dobbiamo fare un passo indietro, a quel libro di Lorenzo Valla che tanta importanza ha avuto per lo sviluppo della storiografia moderna. Lo stato della Chiesa cattolica ha vantato per otto secoli diritti di proprietà su terre e diocesi, appellandosi a un documento da lei stessa prodotto, del quale non è mai stata verificata l’autenticità prima del XVI secolo, ha governato buona parte dell’Italia per ottocento anni. Così è stato per la Commissione Mitrokhin. Una documentazione di cui non si può confermare in alcun modo l’autenticità, usata come testa d’ariete nell’intento di delegittimare un’intera classe politica. Sulla base di quella propaganda, il partito di Forza Italia ha governato il paese di fatto per un ventennio sia come governo in carica, sia dai banchi dell’opposizione, invocando sempre la tesi del complotto comunista e sostenendo che Romano Prodi fosse al servizio d’un bolscevismo che dal 1989 in realtà non esiste più.

Il sonno della ragione

L’operazione Mitrokhin nel suo complesso, almeno dal punto di vista dello storico, non ha più credibilità dei Protocolli di Sion usati dal partito nazista tedesco per giustificare la discriminazione razziale e lo sterminio degli ebrei. Non esistono gli originali. Se rigettiamo il contenuto di quelle tesi però, dobbiamo riservare lo stesso atteggiamento a molti altri falsi storici: fonti primarie assenti, testimoni di parte, divulgazione a fini politici d’informazioni non controllabili, diffamazione sistematica. Il problema è che un’autentica delegittimazione di questo metodo obbliga a riconsiderare la legittimità di numerosi altri ‘dogmi’ mediatici e teorie mai pienamente documentate come per esempio l’opera di Solgenitsyn, la famosa spartizione della Polonia tra Stalin e Hitler, la primavera di Praga, la cosiddetta invasione sovietica dell’Afghanistan, una lunga serie di tesi che l’opinione pubblica dà ormai per acquisite, ma su cui non è stato ancora emesso un giudizio storico definitivo. Il problema non è riabilitare i demoni del passato ma osservarlo con più attenzione.


F. Berti, Rivoluzione interiore


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