Rassegna stampa, La spartizione dell’Artico

La spartizione
dell’Artico

Rassegna stampa
a cura di Federico Berti

Giulio Verne, Il mondo sottosopra, 1889.

‘Enciclopedia Treccani’, 6 Giugno 2013, La spartizione delle risorse nell’Artico

Limes, 20 Novembre 2006, LA SPARTIZIONE DELL’ARTICO

Con il cambiamento climatico si ritirano i ghiacci nel circolo polare Artico ed emergono nuove opportunità sia per l’approvvigionamento delle materie prime, come minerali, gas, terre rare e non solo. Intorno a quest’area si concentrano le mire egemoniche di vari stati, non solo quelli che si affacciano sui mari del nord.

Il Rimland artico è rappresentato da Russia, Norvegia, Canada, USA, Svezia, Finlandia, Islanda. Il cosiddetto Arctic Council è nato nel 2003. Mentre l’Antartide è un vero e proprio continente, con un tavolato territoriale, l’Artide è sostanzialmente acqua, un ocean gelé. Il suo statuto giuridico non è continentale, come la terra ferma, ma si configura come ‘alto mare’, lungo un’area che può variare con le stagioni e con la temperatura del pianeta

Marco Marchionni, 8 Maggio 2012, RUSSIA: Avviata la spartizione militare dell’Artico. La guerra fredda fra i ghiacci e gli interessi cinesi

Mentre durante la guerra fredda l’Artico era teatro della competizione militare e strategica, ora è diventato esso stesso l’oggetto della competizione anche a causa delle sue immense risorse energetiche. Le potenze del Rimland si sono riunite in una base canadese per discutere sulla regolamentazione delle rotte commerciali e la spartizione delle risorse.

Mosca è stata per molto tempo non favorevole alla militarizzazione dell’Artico, ma di fronte a questa nuova situazione sta prendendo posizioni assai meno morbide a riguardo, il ministro degli esteri russo dichiara: “Lo sviluppo della presenza militare nell’Artico è necessario per la realizzazione della sovranità dei paesi nordici, per la difesa delle risorse naturali e per il rafforzamento della sicurezza, l’aumento della consistenza numerica dei militari nella macroregione nordica non significa la militarizzazione dell’Artico ma la realizzazione da parte degli Stati della propria sovranità”.

Con il crollo dell’URSS si sono creati diversi organismi politici, il Consiglio degli Stati del Mar Baltico (1992), la Cooperazione di Barents (1993), il Consiglio Artico (1996), inizialmente l’atteggiamento era di cooperazione fra gli stati coinvolti ma poi è con lo scioglimento dei ghiacci che la situazione ha iniziato a cambiare e si sono poste in evidenza le rivalità, ponendo in campo anche l’interesse da parte di stati ‘non artici’ come Francia, UK, Finlandia, svezia e Cina.

Le riverndicazioni russe sono motivate dal fatto che il 75% degli abitanti fra i ghiacci dell’Artico sono russi e la rusia ha anche la linea di frontiera più lunga. La regione rappresenta inoltre l’11% del suo prodotto interno lordo e il 22% delle sue esportazioni, per questo ha dichiarato di voler militarizzare l’area.

L’Alleanza Atlantica ha risposto con un’esercitazione Cold response nel 2012, più di 16.000 uomini, aerei e navi da guerra di USA, UK, Canada, Francia, Olanda, per addestramento alle operazioni militari in caso di atti terroristici. In queste manovre sono morti cinque militari norvegesi per uno schianto di C-130 nei pressi del monte Kebnekaise in Svezia.

Secondo i russi il vero obiettivo è la ripartizione delle risorse nella regione: “la Nato cerca di mostrare i muscoli con la volontà di consolidare i suoi disegni geopolitici e diplomatici attraverso la potenza di fuoco”. La risposta russa non tarda ad arrivare, due nuove brigate sono state costituite nella Russia artica. In collaborazione con la Norvegia dà il via a un’esercitazione militare congiunta, mentre la Svezia annuncia il suo allineamento con la Cina, nel suo programma di porsi come ‘osservatore’ nel Consiglio Artico.

Carmine America, ‘Formiche’, 5 Febbraio 2018, Se l’Artico diventa il teatro di una nuova guerra fra 007, I servizi russi accusano un pescatore di essere una spia. Un gioco di intelligence sulle rovine della cortina di ferro. Ecco il ritorno al futuro della guerra fredda

Frode Berg è un ex militare norvegese rimasto a Kirkenes dopo il servizio, a fare il pescatore in un piccolo paese di 3500 anime. Il luogo è confinante con la Russia, nel punto più a nord della frontiera tra i due paesi. Le forze di polizia russe lo hanno accusato di far la spola tra i due paesi per consegnare informazioni riservate e materiale sensibile. Il pescatorte ha ammesso di aver fatto da corriere, ma senza conoscere il contenuto di quei materiali.

Mario Arpino, ‘Formiche’, 8 Febbraio 2018, La storica corsa all’Artico spiegata dal generale Arpino

L’arresto a Mosca del pescatore norvegese, accusato di spionaggio, rilancia sul tavolo internazionale la gara degli Stati per la spartizione dei presunti tesori sottomarini dell’Artico. Nella vicina base di Kaliningrad, Putin dichiara che i missili non sono più provvisori ma stanziali e permanenti. La regione dell’Articolo è ritenuta ricca di gas naturale e di idrocarburi.

Secondo il diritto internazionale l’Artico non appartiene a nessuno Stato, e pertanto è amministrato dall’Autorità per i Fondali Marini, con sede a Kingston, in Giamaica. Nel 1982, la Convenzione Onu di Montego Bay (non sottoscritta dagli Stati Uniti) stabiliva che ciascuno Stato rivierasco potesse sfruttare le risorse sottomarine che si trovano in un’area entro le 200 miglia nautiche dalle coste. A ciascuno, tuttavia, veniva anche data la possibilità di dimostrare che una certa conformazione del fondale altro non è se non la continuazione della propria placca continentale. In tal caso, lo sfruttamento può anche superare il limite imposto. Il progressivo ritiro dei ghiacci ha quindi scatenato la lizza, con Russia e Norvegia in prima fila.

In reazione alle pretese egemoniche di Putin il summit di Lisbona ha paventato l’ipotesi di costituire una Nato del Nord cui si sarebbero affiancatre anche Finlandia, Svezia, Islanda e Paesi Baltici, doveva essere inizialmente solo di cooperazione commerciale ma a partire dall’Artic Challenge del 2015 hanno iniziato a valutare anche una collaborazione dmilitare.

Federica Santoro, ‘Centro Studi Internazionali’, 16 Gennaio 2020, LA POLAR SILK ROAD: UN RIFLESSO DELL’AMBIZIONE DI PECHINO NELLA CONQUISTA DELLA LEADERSHIP GLOBALE

Dal canto loro i cinesi hanno frmulato il concetto di ‘Polar Silk Road, ‘, la via della seta del nord. Un concetto pubblicato nel 2018, a integrazione del Belt and Road Iniziative (BRI), ambizioso programma di infrastrutture e sviluppo economico per collegare la Cina all’Europa e all’Asia. Nel Libro Bianco sull’Artico, il governo di Pechino si definisce un “Near-Arctic State”, uno stato quasi artico.. La Northern Sea Route (NSR viene accolta come direzione principale della via della seta polare.

Questo nuovo sbocco delle comunicazioni dovrebbe risolvere ilc osiddetto Dilemma di Malacca, ovvero la paura dell’impossibilità di comunicare attraverso le vie del medioriente e dell’Africa con il resto del mondo. Così la Polar Silk Road non è solo un programma commerciale, ma riguarda la sicurezza del paese ed è quindi prioritsario

Da un punto di vista geostrategico, lo sviluppo di una via della seta marittima artica riflette la preoccupazione di Pechino per il “Dilemma di Malacca”, cioè il timore che un giorno un incidente politico o un conflitto possa bloccare le vie di approvvigionamento energetico marittimo attraverso le quali transita circa il 60% delle importazioni cinesi di petrolio e gas proveniente dal Medio Oriente.  Per questo motivo, la protezione della Polar Silk Road è diventato un esplicito obiettivo di sicurezza primario del People Liberation Army (PLA). Il Chinese Poalr Institut svolge ricerche dal 2012 per migliorare la navigazione e il controllo dei viaggi in mare. Con queste due rompighiaccio il governo levantino si inserisce in modo prepotente sullo scacchiere geopolitico dell’artico.

Nel frattempo, l’accordo con Putin per un gasdotto verso il nord, ‘Power of Siberia’. Tremila chilometri di condutture nel ghiaccio della Siberia fino alla Yakutia. Accordo trentennale con la Gazprom e la China National Petroleum Corporation (CNCP). La Cina partecipa anche ad attività estrattive con il progetto Yamal.

Proprio la COSCO è oggi anche la principale azionista straniera nella realizzazione dell’ampliamento del terminale portuale di Kirkenes, in Norvegia. Idealmente collocato tra l’Europa del nord e la Russia occidentale, il porto di Kirkenes è stato negli ultimi anni tra gli scali in maggiore crescita del Paese. Questo porto nord-europeo rappresenta un terminale strategico per il transito commerciale in quanto primo porto libero dai ghiacci sulla sponda europea della rotta del nord.

Marzio G. Mian, Artico. La battaglia per il grande nord

“Quando lo spirito degli alberi avrà vinto e i giganti della miniera avranno perso, Niels sarà sepolto nella fossa che ha scavato nell’orto”.

Sadrine Amiel, ‘Euronews’, 20 Maggio 2021, Che cos’è e come funziona il consiglio artico, riunito ora in Islanda. I ministri degli esteri delle nazioni artiche si incontrano oggi a Reykyawik, dove Mosca è pronta a prendere la presidenza del Consiglio Artico.

‘ISPPI Online.it. Artico. Il grande gioco del secolo.

Tutto ha un prezzo, soprattutto la libertà. Dice il ministro delle miniere del nuovo governo governo Inuit di Nuuk, capitale della Groenlandia, dopo aver ottenuto la vittoria elettorale, dichiara di dover prendere accordi con le grandi superpotenze per poter mantenere la libertà. Libertà apparente.

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