La narrativa della Russia al collasso.

Da oltre due anni (praticamente dal giorno dopo l’invasione) i media occidentali annunciano a intervalli regolari l’imminente collasso della Russia: economico, militare e politico. Le evidenze raccontano un’altra storia: il fronte non cede, la produzione bellica russa continua a crescere, le controffensive ucraine non hanno prodotto svolte decisive. Lungi dal voler celebrare Mosca o giustificarne le scelte, ma la narrativa del “crollo russo” è pericolosa, perché ignorare la realtà è il modo più sicuro per commettere altri errori strategici.
In primo luogo le sanzioni internazionali avrebbero dovuto piegare l’economia russa, ma a quanto pare #Mosca ha dimostrato una capacità di adattamento notevole: il commercio energetico si è rivolto subito all’Asia e Medio Oriente, con Cina, India e Iran pronti ad acquistare petrolio a prezzi vantaggiosi. Ma il vero punto di forza è la riconversione industriale in economia di guerra: oggi la Russia produce più artiglieria, carri armati e munizioni dell’intera #NATO messa insieme. L’inflazione interna, al 9,2%, pur pesando sui civili non impedisce al complesso militare-industriale di sostenere un conflitto prolungato.
Dopo una contrazione iniziale, il PIL russo è tornato a crescere, mentre quello ucraino sopravvive quasi esclusivamente grazie a finanziamenti esterni. Il conflitto nel frattempo si è trasformato in una guerra di attrito, scenario in cui la superiorità numerica e industriale russa diventa decisiva: le perdite umane, per quanto altissime, sono considerate da Mosca un costo sostenibile, viste le dimensioni della popolazione. Sul campo, le forze russe hanno mantenuto l’iniziativa. Le loro conquiste sono lente e costose, ma costanti. Non vittorie lampo, eroismi da epica omerica o genialità tattiche alla Napoleone, ma una sistematica e intelligente amministrazione della potenza di fuoco, una logica crudele ma efficace, difficile da contrastare per un’Ucraina con risorse limitate.
Il più grande punto di forza di #Kyiv, il sostegno occidentale, è al tempo stesso la sua vulnerabilità principale. Senza l’afflusso di armi, denaro e munizioni da Stati Uniti ed Europa, l’Ucraina non potrebbe mantenere lo sforzo bellico e questo supporto è come abbiamo visto intermittente, condizionato da equilibri politici interni, soggetto a rallentamenti continui o peggio, voltafaccia elettorali come quello americano. La Russia combatte poi con risorse proprie, l’#Ucraina con risorse prese “in prestito” (cioè facendo debiti che poi dovrà ripagare in concessioni minerarie, come ha già fatto con Trump). Nel lungo periodo, questo squilibrio pesa più della qualità delle singole armi. Ogni ritardo, ogni discussione sugli F-16 o sugli aiuti economici è un vantaggio per Mosca. In Europa cresce il consenso verso partiti critici del sostegno a Kyiv, mentre gli arsenali NATO faticano a tenere il passo.
La Russia, pur colpita duramente, ha dimostrato di poter sostenere una guerra di logoramento, senza dissanguarsi più di quanto non stiano facendo le potenze occidentali correndo dietro al loro debito pubblico. L’Ucraina, senza un flusso prevedibile di aiuti, rischia invece di trovarsi rapidamente senza risorse. Riconoscere che la Russia non è prossima al collasso non significa approvarne le azioni: significa solo analizzare i fatti senza illusioni, evitando pericolosi errori di calcolo. La narrativa del “crollo imminente” è un “wishful thinking” che sottostima la resilienza russa, sopravvaluta la capacità occidentale di sostegno indefinito, oscura la vera posta in gioco: la sopravvivenza dell’Ucraina. Illudersi non rafforza Kyiv. E’ tempo di guardare in faccia la realtà, per quanto scomoda possa apparire.
Approfondimenti
Rivoluzione interiore. Mondi possibili e guerra cognitiva
Dissenso, profilazione e repressione. L’autocrazia degli algoritmi
La scommessa ucraina. Il problema etico
Artista di strada arrestata a San Pietroburgo
Movimento pacifista come rivolta al sonnambulismo di massa
La potenza disarmata delle masse non violente
I cinque pilastri del riscatto progressista
La politica del cagnolino che rincorre il bastone
Donald Trump e la Scienza del Cargo
Genocidio palestinese previsto dalla Bibbia? Delirio complottista
Lo specchio rotto del potere. ‘Regime’ è sempre un altro
Putin si è paragonato a Pietro il Grande?
Ritardi salariali in Russia. Collasso o resilienza?
L’Ucraina sta annientando l’industria bellica russa?
Droni sulla Polonia. Provocazione russa o guerra cognitiva?
Iskander russo sul Palazzo Governativo di Kiev
La profezia della Russia in ginocchio
La Russia non ha soldi per le armi?
La Russia è davvero male armata?
Resistenza Partigiana in Donbas e Crimea
La legittimità dei referendum nel Donbass
La narrativa della Russia al collasso
Quando Svezia e Finlandia entrarono nella NATO
L’Ucraina non è nazista. Stepan Bandera non è un eroe
Un peso, una misura. Crimini di guerra russi e ucraini
Come nasce il Nazionalismo ucraino e quali sono i suoi valori
La censura euro-atlantica sull’Ucraina
Mendicare la pace ai signori della guerra
Foreign fighters, Contractors e guerra asimmetrica
Una serpe in seno all’Europa. Neonazismo e sovranismo
Falso ma vero. Azovstal tra mito, storia e disinformazione
Wagner Group. Uno stato fra gli Stati. Il ricatto di Prigozhin
Siberia. Deportazione o terra promessa?
Amur, confine di un genocidio nell’estremo oriente russo
L’inno nazionale ucraino: “Noi, fratelli, siamo di stirpe Cosacca”
Unità PSYOP e imperialismo. La guerra che abbiamo in testa
Jessikka Aro. Il Debunking delle mezze verità
Ucraina, Stati Uniti e glorificazione del nazismo
ENI, Greenwashing e disastri ambientali
Holodomor, oltre il negazionismo e il revisionismo
Sergio Endrigo e le Foibe. 1947 nella propaganda revisionista
Stalin non era stalinista. Luoghi comuni e leggende nere
Propaganda e storytelling. La narrativa del ‘visionario’ in Elon Musk
J.D. Vance, Ursula Von Der Leyen e l’asino cornuto
Commissione Bavaglio sull’Intelligenza Artificiale
Grooming Gangs e sciacallaggio politico
Amnesia collettiva. La tua memoria ti abbandona
Memoria e conoscenza in Giordano Bruno
Garlasco è la nuova Bibbiano
Voto di scambio e intimidazione
Induzione all’astensione e Froda Costituzionale
Zingaro non è un insulto. Oltre lo stigma sociale
Cecilia Sala libera grazie a Giorgia Meloni?
Goldreik-U tra neo-machismo e guerre nucleari
Giovanna Pedretti. La verità è un falso problema