Follow the money. Chi finanzia la politica italiana?

Illustration artwork by Federico Berti. Created with Gimp/Qwen

Follow the money, suggeriva Bernstein. Proviamo a ricostruire le fonti di finanziamento all’attuale maggioranza di governo in Italia, per capire quanto sia realmente espressione della volontà generale e quanto piuttosto di un uso spregiudicato dei media e della propaganda per condizionare l’opinione pubblica attraverso forme (nemmeno tanto dissimulate) di violenza cognitiva, che come noto richiedono investimenti molto costosi. Per violenza cognitiva s’intende un ricorso metodico e ricorrente alla disinformazione e alla manipolazione della realtà, come l’opposizione ha più volte apertamente denunciato anche in sede parlamentare.

Partiamo dal finanziamento legale della politica. La legge italiana stabilisce che i partiti possano ricevere finanziamenti attraverso contributi privati e benefici fiscali legati alle donazioni, che sono direttamente proporzionali al reddito: è dunque per lo più il settore privato che finanzia la politica e questo vuol dire che chi più possiede, maggiormente sarà in grado di contribuire alle campagne elettorali dei partiti in cui si identifica. Ora è bene ricordare che in Italia il 10% della popolazione detiene il 58% dell’intera ricchezza nazionale (tramandata in buona parte per via ereditaria) mentre una buona metà della cittadinanza possiede meno dell’8%. Questo vuol dire che la legge sul finanziamento privato dei partiti rende più difficoltoso per le classi meno abbienti finanziare i loro rappresentanti, dando in mano a una ristretta minoranza il potere ideologico della propaganda. In pratica, la forma dominante di governi nei paesi democratici come l’Italia, dove le diseguaglianze agiscono con dinamiche molto simili, è un’oligarchia feudale, ovvero il governo di pochi fondato su una discendenza di casta. Non una democrazia.

Soggetti eroganti possono essere persone fisiche o società, ma le donazioni da parte di queste ultime vanno regolarmente iscritte nel bilancio, devono essere messe in chiaro e non si può versare al partito più di centomila euro nel corso dell’anno solare, sia per le persone fisiche, sia per le persone giuridiche. Un limite che in ogni caso non mette in discussione la natura elitaria del potere politico: avremo insomma interi consigli di amministrazione in grado di finanziare un partito con centinaia di migliaia di euro ogni anno, tra contributo societario e contributi individuali, lo squilibrio delle risorse è enorme soprattutto se si tiene presente del famoso due per mille sulle tasse, ancora una volta dipendente dal reddito del contribuente. Un cittadino italiano appartenente alla minoranza dei più abbienti, può donare trentamila euro detraendone quasi ottomila dalle tasse.

Veniamo ora al potenziale illecito. Sono proibite le donazioni da parte di enti pubblici o società con partecipazione di capitale pubblico superiori al 20%, governi o enti pubblici di altri stati, persone giuridiche con sede in uno Stato estero non assoggettate a obblighi fiscali in Italia, persone fisiche maggiorenni ma non iscritte nelle liste elettorali o non aventi diritto di voto. Questa parte di finanziamento sommerso è tuttavia molto difficile da rintracciare, perché si muove attraverso canali borderline, in modo particolare per quanto riguarda l’uso spregiudicato dei social media a fini elettorali: più volte sono emersi scandali a causa di provocatori prezzolati statunitensi, o russi, che influenzavano direttamente la politica italiana, o di altro paese europeo, proprio attraverso questi sistemi; per non parlare del supporto più o meno diretto a giornali, teatri, etichette musicali, come si è visto parlando delle influenze da parte del Ned americano sulla politica mondiale. Tutti questi sistemi di finanziamento collaterale sono eludibili, per il semplice fatto che risalire ai singoli canali di promozione è quasi impossibile.

Quanto detto fino ad ora non intende millantare accuse verso un partito o l’altro di governo, ma pone in evidenza come il sistema di finanziamento ai partiti favorisca, sia nelle sue modalità trasparenti, sia in quelle non trasparenti (che al momento non possiamo quantificare), sempre e solo le classi più abbienti della società, attribuendo un maggior potere di propaganda a chi può permettersi di impiegare più risorse. Ad aggravare la situazione c’è una pericolosa componente transnazionale, che consente indirettamente a soggetti terzi di finanziare in modo significativo una campagna elettorale sostenendo le avanguardie intellettuali, supportando le campagne social, promuovendo la stampa, le radio, la televisione in modo strategico, attraverso agenti stranieri che si servono spesso di profili falsi, moltiplicati e migranti da un server all’altro. Sappiamo che questi metodi vengono ampiamente adottati dalle grandi potenze per convogliare l’opinione pubblica entro canali predisposti a loro vantaggio, e che questo avviene talvolta in modo trasparente, altre volte in modo non manifesto.

Sarà capitato a molti di vedersi infilare uno sconosciuto a gamba tesa in una discussione in un forum online insultando e prendendo apertamente le difese di un partito, infamando l’altro, e di aver verificato che si trattava di un profilo recente, quasi senza seguaci, con pochissimi post, creato magari da poche settimane o pochi mesi, un tipico profilo falso insomma. Personalmente, ho ricevuto molti attacchi di questo tipo e sempre da una stessa parte politica, ma svolgere delle indagini su questo fenomeno è realmente difficile, perché molte di queste pressioni partono dal deep web e vengono finanziate in modo realmente oscuro. Alcuni casi sono stati denunciati qualche anno fa dalla stampa internazionale, come la cosiddetta Bestia di Matteo Salvini che rimandava a profili statunitensi, denotando un’influenzamento occulto della politica italiana dall’altra parte dell’oceano. Indagini di questo tipo sono in corso e ogni tanto qualche scandalo sale agli orrori della cronaca, ma da qui a dimostrare un eventuale illecito ce ne passa.

La domanda a questo punto nasce spontanea, cosa rimane della democrazia? Fratelli d’Italia è realmente il primo partito del paese? In un contesto di realtà distorta attraverso forme di violenza cognitiva reiterata, giustificata e ratificata sia in modo lecito, sia attraverso canali illeciti su cui nemmeno il partito stesso potrebbe avere il controllo, è ancora possibile parlare di libere elezioni? Quali interessi rappresenta davvero la coalizione guidata da Giorgia Meloni? Sarebbe interessante approfondire la linea indicata da Bernstein e seguire il denaro in tutte le sue più marginali traiettorie, ricostruire chi stia realmente finanziando cosa, dentro e fuori dal paese. Per il momento, la risposta alla domanda nel titolo di questo articolo è che non abbiamo risposte: non è possibile affermare, non da un punto di vista giuridico almeno, che vi siano finanziamenti illeciti o ingerenze straniere nella politica della maggioranza di governo, ma in assenza di trasparenza sugli investimenti digitali, qualsiasi partito può essere esposto — anche a sua insaputa — a campagne finanziate dall’estero.

Possiamo chiarire tuttavia un punto fondamentale, questo sì. L’attuale sistema di finanziamento della politica, sia nella sua forma lecita che nella sua forma illecita, concentra di fatto la potenza di fuoco della propaganda nelle mani di una ristretta minoranza di cittadini, in grado di supportare un sistema di comunicazione che favorisce sempre le classi più abbienti: qualunque sia l’esito di eventuali indagini, sappiamo che con questo sistema sproporzionato nel bilanciamento dell’informazione, non può dirsi un sistema realmente demodratico, ma piuttosto un’oligarchia feudale guidata dalle classi dominanti attraverso il totale monopolio sul senso di realtà.


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