La Torah prescrive il genocidio? Delirio complottista

Era inevitabile che prima o poi il delirio ermetico di Mauro Biglino approfittasse dell’agenda mediatica intorno alla tragedia umanitaria in Medio Oriente per tornare a far parlare di sé. Da anni la pseudo-scienza di quest’uomo, che farnetica di colonizzazioni extraterrestri nella Bibbia, delizia le conversazioni invernali degli addetti ai lavori davanti al camino (quand’è l’ora delle barzellette). Ogni tanto però la stampa si lascia irretire dall’incantesimo del suo mellifluo periodare, facendosi portavoce delle corbellerie spacciate per filosailcavologia e gli addetti sbuffano un poco, perché ogni volta bisogna ricominciare dalla scoperta dell’acqua calda per dimostrare quanta malafede sia in queste elucubrazioni, che applicate all’attuale apocalisse in Medio Oriente possono diventare molto pericolose. Ma veniamo ai fatti.
Mauro Biglino sostiene in sintesi che l’attuale genocidio nella Striscia di Gaza fosse già in qualche modo preannunciato nella Bibbia, in particolare nell’Antico Testamento. Secondo lui, nella Bibbia non si parla di Dio come essere spirituale, ma di esseri fisici (non spirituali, proprio fisici) chiamati Elohim, il testo biblico racconterebbe secondo lui la storia di una campagna militare aliena comandata dal generale Yahweh alla guida del suo popolo di Israeliti. Biglino interpreta alcuni passi biblici come ordini diretti allo sterminio dei nemici, evidenziando come certi precetti dell’Antico Testamento teorizzino la distruzione totale, la negazione di qualsiasi alleanza o grazia con i popoli nemici, e la votazione allo sterminio come comandato da Yahweh stesso. Quindi gli ebrei sarebbero degli alieni venuti sulla terra non sappiamo bene quando, a conquistare militarmente il pianeta e sottomettere il genere umano per schiavizzarlo. Un complottismo, che a confronto i Protocolli di Sion gli fanno barba e capelli.
Ora questa lettura farneticante della Bibbia viene collegata al genocidio della popolazione di Gaza da parte dello Stato di Israele, dove le azioni criminali del governo suprematista e sovranista di Benjamin Netanyahu e la sua teppaglia al governo, vengono visti come un’applicazione pratica di quegli ordini biblici, ancora percepiti come influenti da alcune parti del contesto politico e militare israeliano. Biglino sottolinea quindi che, sebbene Israele si presenti come uno stato laico, alcune interpretazioni religiose e militari radicate nella Bibbia hanno un peso reale nella percezione della realtà di certi leader israeliani, a cui si attribuisce una sorta di continuità storica e ideologica con quei testi biblici.
In sostanza, Biglino afferma che il genocidio in corso a Gaza trova una sua anticipazione e giustificazione indiretta proprio nelle indicazioni pratiche contenute nella Bibbia, e che questo renda la tragedia attuale un genocidio annunciato nelle Scritture, in un senso storico, ideologico e simbolico. Attenzione però, non stiamo parlando di un testo scritto e interpretato da uomini, ma da alieni! Gli ebrei secondo Biglino non sono uomini, o non discendono da uomini. La pericolosità di questa lettura non è da sottovalutarsi, così come i passaggi da lui seguiti nascondono alcune insidie cognitive di uno strisciante antisemitismo, e siccome le sinistre pacifiste e internazionaliste di tutto il mondo stanno dichiaratamente prendendo le distanze da qualsiasi forma di manipolazione antisemita del loro dissenso, è quanto mai necessario prendere le distanze anche dal delirio ermetico di Biglino e del suo complottismo ammantato di erudizione.
Riassumo brevemente le critiche mosse all’unanimità da tutto il mondo accademico, studiosi biblici, teologi, filosofi, antropologi, storici e linguisti, alle fantasie di Mauro Biglino. In primo luogo le sue interpretazioni sono forzate e non supportate da alcuna prova documentale: Biglino tende a sostenere traduzioni alternative dell’ebraico biblico, spesso senza nessuna prova linguistico-filologica solida, come quando interpreta il frutto proibito come un eufemismo per gli atti sessuali, o identifica gli Elohim negli alieni conquistadores. Queste interpretazioni sono state apertamente confutate da esperti linguisti ed esegeti che evidenziano come Biglino ignori il contesto storico, culturale e teologico dei testi sacri.
In secondo luogo, le sue ipotesi sono piene di contraddizioni logiche. Un punto spesso sottolineato è il paradosso in cui Biglino considera la Bibbia un testo corrotto e manipolato nel tempo (con modifiche e interpolazioni ampie), ma allo stesso tempo si perita di usarla come fonte attendibile per sostenere l’esistenza di civiltà aliene e tecnologie avanzate prima ancora dei Sumeri. Da un punto di vista critico, se tu stesso prendi atto delle alterazioni e manipolazioni avvenute sul testo, non dovresti in teoria considerarlo affidabile né per la teologia tradizionale, né per le tue interpretazioni alternative, tenendo presente il fatto che qualsiasi frammento, il più antico, tu possa trovare, trattandosi di alieni venuti dallo spazio non puoi sapere se quel frammento sia il più antico o il più autentico di altri.
In terzo luogo, l’impianto teorico di Biglino riduce tutta la letteratura biblica a una lettura esclusivamente materiale e militare: Yahweh sarebbe secondo lui il nome di un semplice governatore alieno. Questo approccio è ovviamente riduttivo, stravolge il senso dei testi sacri privandoli della loro dimensione religiosa e morale, condivisa da tutte le principali religioni monoteiste che dall’Antico Testamento derivano e dunque non interessano solo il popolo ebraico, ma un terzo abbondante della popolazione mondiale. Si ricorda infatti a Biglino che gli autori del Nuovo Testamento erano ebrei che conoscevano la Bibbia e la reinterpretarono in modo coerente con la missione salvifica di Gesù, negata invece da Biglino.
Infine, il carattere complottista e pseudo-scientifico. Il modello interpretativo di Biglino è inserito in un contesto di teorie della cospirazione e ufologia che sputa in faccia al metodo scientifico, al rigore della ricerca accademica e alla stessa filologia che pratica un tanto al chilo. La sua comunicazione viene talvolta paragonata a quella delle sette religiose, con una forte componente emotiva e suggestiva che però non si fonda realmente su prove documentali o storiche coerenti. Faccio presente che le idee da me esposte in queste brevi note, non sono mie interpretazioni della sua opera, ma provengono da autori ben più esperti di me in questi temi.
Ecco i nomi più importanti di critici accademici e studiosi autorevoli che hanno mosso critiche sostanziali alle teorie di Mauro Biglino, con le loro credenziali: Pasquale Galasso, docente e studioso biblico con pubblicazioni accademiche sui testi sacri e la storia delle religioni, il quale ha posto in evidenza tra l’altro i limiti della formazione di Biglino come ricercatore. Daniele Salamone, studioso indipendente e saggista, ha denunciato le contraddizioni logiche e metodologiche, soprattutto in merito alla questione della corruzione del testo biblico e le sue affermazioni pseudo-scientifiche.
La redazione di Breviarium, una rivista digitale, ha pubblicato diversi articoli di confutazione dettagliata sulle traduzioni alternative di Biglino, smontando punto per punto le sue asserzioni sugli Elohim e la lettura letterale delle Scritture da lui proposta. La redazione di Altro giornale, ha espresso forti preoccupazioni sulla natura propagandistica delle opere di Biglino, dichiarandole prive di un reale valore accademico.
In sintesi, gli addetti ai lavori definiscono le tesi di Biglino un insieme di teorie speculative, caratterizzate da anacronismi, interpretazioni arbitrarie, contraddizioni interne, prive di fondamento scientifico e indegne di essere considerate una dichiarazione seria sul contenuto biblico o sugli eventi contemporanei come il genocidio di Gaza. La propaganda di Mauro Biglino si appiglia principalmente a una lettura anacronistica della Bibbia, in particolare dei testi dell’Antico Testamento come il Deuteronomio e il Libro di Giosuè, mettendo in evidenza le indicazioni violente e genocidarie contenute in quei capitoli: la sua tesi è che vi sia un collegamento diretto tra quei testi e il comportamento dello Stato di Israele nel conflitto attuale di Gaza, affermando che si possa tracciare una linea di continuità ideologica con la visione del dittatore alieno Yahweh che impartisce ordini di sterminio ai suoi discendenti.
La superficialità di questa visione è disarmante, l’autore ignora del tutto la complessità storica e culturale che ha caratterizzato l’evoluzione del popolo ebraico: lo sappiamo bene che nel momento in cui Israele sceglie di farsi governare da un pastorello suonatore e poeta come Davide, è perché sta cercando proprio di uscire dallo schema di violenza reiterata, rifuggendo dalla tentazione di affidarsi ad altri condottieri con le mani sporche di sangue, vuole aprire un’altra pagina della storia. Le vicende narrate nell’Antico Testamento sono piene di contraddizioni, ma raccontano anche un percorso di crescita e trasformazione culturale, oltre che religiosa, con una lunga tradizione di riflessione critica e interpretazione personale delle Scritture, che è parte integrante dell’ebraismo.
Sappiamo bene che né al tempo di Mosè, né in epoca classica, medievale e moderna, lo stragismo e il genocidio sono mai stati prerogativa di un sol popolo, ma venivano praticati da tutti gli imperi del mondo conosciuto, la peculiarità degli intellettuali che hanno scritto la Torah fu proprio quella di riconoscere quel pensiero malato e dargli una formulazione coerente, predisponendo però all’interno del dispositivo narrativo, una volontà di riscatto da quella violenza, la ricerca di una visione alternativa del mondo. Biglino non racconta ad esempio che dieci delle dodici tribù di Israele entrarono in guerra contro le due tribù di Giuda e Beniamino, dividendo il regno proprio sulla base del conflitto intorno al tema dell’assimilazione etnica e del ‘purismo’, che dunque la maggior parte degli ebrei tentò di sottrarsi a quella visione monolitica e suprematista.
Biglino finge di ignorare che l’ebraismo è per tradizione pluralista, ha attraversato millenni sviluppando al suo interno correnti laiciste, socialiste e persino comuniste, che negano e rigettano la visione suprematista, pur presente in una pericolosa minoranza attualmente al potere. La destra politica israeliana che oggi predilige il nazionalismo radicale e lo stragismo, non può essere ridotta a una semplice applicazione dello schema biblico, ma semmai a un fraintendimento e strumentalizzazione dello stesso. Il popolo ebraico, nel suo insieme, si è sempre posto in conflitto con il fondamentalismo e con la violenza, come dimostra la volontà di superare tali visioni e promuovere un’interpretazione etica e intellettualmente matura delle Scritture.
La pericolosità della propaganda di Biglino sta nel suo uso riduttivo e strumentale di un testo complesso, nel presentare come attuale e omogeneo un pensiero antico, ignorando le trasformazioni storiche e la natura multiforme dell’ebraismo stesso, con il rischio di alimentare incomprensioni e pregiudizi verso un intero popolo e una religione che, al contrario, possiede una lunga tradizione di dibattito intellettuale, rigetto delle violenze e lotta al suprematismo. Quando afferma che il genocidio palestinese era già ‘scritto’ nella Bibbia, tecnicamente non dice il falso, ma è la narrazione che ci costruisce sopra ad essere illegittima: sarebbe come se la favola cinquecentesca di Cappuccetto Rosso avesse previsto la cronaca locale di quella bambina che si è persa davvero qualche anno fa nel bosco ed è stata ritrovata veramente da un cacciatore: i due eventi hanno senz’altro dei punti in comune dal punto di vista formale, ma ipotizzare che la bambina di sia persa volutamente, per imitare il personaggio della favola, o che lo scritto cinquecentesco abbia ‘previsto’ il fatto di cronaca successivo, non ha senso.
La vera pericolosità delle teorie di Mauro Biglino sta nel ridurre tutta la storia del razzismo a una malattia diffusa dagli ebrei, spostando così l’attenzione dal piano politico al piano etnico. Biglino dimentica che l’attuale nube nera neonazista non è partita da Israele ma dagli Stati Uniti e sta dilagando in tutto il mondo, non solo tra gli ebrei. Questi partiti suprematisti, sovranisti, stragisti, usano il pretesto della sicurezza per mettere in atto una politica di sterminio, sostenuta da alleati come l’America di Trump e dai fascisti euroasiatici. Il problema reale, dunque, è politico, non etnico o religioso. Mai come ora si assiste a un’emorragia di intellettuali, cittadini ebrei che lasciano Israele, stanchi di questa situazione, segno che la realtà è molto più complessa di quanto possano suggerire le favolette di Biglino, la cui narrazione semplificata può solo alimentare la spirale dell’odio, distraendo dal vero obiettivo che è la difesa della democrazia e della partecipazione collettiva per invertire di segno questa deriva neofascista, razzista e criminale.
No, pacifisti e internazionalisti non sono antisemiti e non sono in linea di principio nemmeno antisionisti: sono antifascisti, e su questo devono fondare la loro lotta civile e democratica per porre fine alla tragedia in Palestina. Non siamo contro gli ebrei, siamo contro quegli ebrei (e quei palestinesi) che si lasciano sedurre dal delirio suprematista e sovranista, ma sappiamo che negli uni e negli altri esistono matrici di lotta non violenta, gruppi politici di resistenza civile e siamo disposti a sostenerli in tutti i modi possibili. Non cadremo nel vecchio tranello della manipolazione, abbiamo già preso le dovute precauzioni rigettando l’antisemitismo come prodotto di una tradizione politica estranea, inaccettabile. Due popoli, due stati. Subito. Biglino torni a scuola.
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