Andrea cantastorie in livrea. L’uomo orchestra del Carosello


Nel tamburo di Andrea cantastorie in livrea la pelle vibrante e quella battente non sono compresse contro la schiena e possono perciò risuonare liberamente, ottimizzando l’emissione

Tacabanda

Carosello vintage
dei fratelli Gavioli

Tratto da F. Berti
Gli artisti di strada non sono mendicanti

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ANIMAZIONE VIDEO
(Rai, 1968)

Questa breve serie di caroselli pubblicitari porta la regia di Roberto Gavioli e i disegni di suo fratello Gino, autori di altri storici cartoni animati nonché titolari della casa di produzione Gamma film. La musica è sempre la stessa per tutti i filmati, un valzer di Franco Godi, compositore milanese che ha curato le colonne sonore per altri cult vintage come ‘La Linea’ di Osvaldo Cavandoli, Supergulp e le migliori produzioni di Bruno Bozzetto.

Il formato è identico in tutti i cortometraggi di questa serie per il Carosello. Una breve sigla, una filastrocca in ottonari a rime alternate dal contenuto surreale e disimpegnato con piacevole vena di nonsense. I versi poetici organizzati in quartine e intervallati da un ritornello musicale, sono ambientati nei vari posti dove il cantastorie sostiene di aver viaggiato: dal Far west alla mitica città di Atlantide, dal circo al paese della caccia e della pesca. Nel finale il suonatore ambulante ogni volta rivela il proprio sogno di giramondo che avrebbe voluto fare il panettiere sfornando biscotti Doria tutto il giorno. Il testo poetico è illustrato dalla figura buffonesca dell’aiutante picchiatello, che ne combina di tutti i colori; in qualche episodio compaiono anche brevissime sequenze riprese dal vivo con il messaggio promozionale vero e proprio. Nostro compito è osservare con attenzione l’equipaggiamento dei suonatori per ricavarne quante più informazioni possibile sul mestiere a cui viene fatto riferimento, o sull’immagine che se ne vuol dare. Inizieremo da Andrea, cantastorie in livrea.

L’attenzione è attratta subito dal grosso tamburo che porta sulle spalle sormontato da un piccolo charleston e accompagnato da una concertina diatonica, che non è propriamente una fisarmonica ma la sorella minore con un’estensione musicale inferiore che consente di eseguire brani semplici in due tonalità al massimo, senz’altro meno nobile ma ha il pregio di richiedere una perizia inferiore nella conoscenza dell’armonia, alla portata dei suonatori di ‘malintesa’; il tamburo è disposto in modo tale che la pelle vibrante e quella battente non siano compresse contro la schiena e possano perciò risuonare liberamente, ottimizzando l’emissione. Dal berretto a cilindro pendono alcuni sonagli, si vedono dei foglietti infilati nella fascia laterale, un tempo erano santini, preghiere di benedizione, pianeti della fortuna.

La figura a cui si richiama è quella del venditore ambulante che andava di casa in casa a portare l’augurio d’una vita serena, benessere e salute, come il nome dell’aiutante sembra confermare: egli infatti si chiama Oracolo, come la funzione che alcuni di questi girovaghi assolvevano distribuendo oroscopi e cabale dei sogni. Il video è del 1968, circa vent’anni dopo la famosa mazurka di Totò che riprese la figura del ‘pazzariello’ napoletano a metà strada fra suonatore, ballerino e banditore; alcuni particolari sono stati sostituiti, ad esempio il tubo flessibile collegato al corno  d’ottone e la siringa o flauto di Pan, altri sono stati mantenuti compreso il riferimento musicale, il valzer di Franco Godi infatti riprende gli stessi passaggi melodici portandone il ritmo da un sei ottavi a un tre quarti e tagliando la strofa cantata in minore. Il riferimento è esplicito, la concertina è identica a quella del film e così la batteria portativa.


Il valzer di Franco Godi riprende la Mazurka di Totò portandone il ritmo da un sei ottavi a un tre quarti e tagliando la strofa cantata in minore. La concertina è identica a quella del film e così la batteria portativa.


L’aspetto complessivo del cantastorie in livrea richiama in modo evidente quello dei venditori di fortuna, dei quali non rappresenta alcuni particolari che caratterizzavano quel tipo di mestiere negli anni ’50 quando il berretto non era un cilindro elegante o una tuba da gran signore, ma somigliava più a un elmo carico di segni come la falce di Venere, la stella di Davide, la sirena a due code, la croce a due lune, angeli e putti a volontà, elementi già del resto scomparsi nella proiezione cinematografica di fine anni ’40; con il Carosello dei fratelli Gavioli il personaggio attraversa un’ulteriore evoluzione dove il suonatore e l’aiutante si avvicinano più a un immaginario esterofilo, l’uomo-orchestra all’americana sul quale torneremo parlando del romantico Bert amico della balia più famosa del mondo, la bella Mary Poppins.

Scomparsa nel cartone animato come nel film è anche la gabbia del pappagallo ammaestrato che pescava i biglietti della fortuna, con l’oroscopo e i numeri del lotto: di quella tradizione resta solo un accenno contenuto nel nome dell’assistente Oracolo descritto come uno sciocco sempre ubriaco, incline a perdere la parola, che porta con sé un tamburello e indossa un berretto simile a quello dei suonatori in banda, dei ferrovieri o dei postini. Nell’evoluzione di questa figura il personaggio disegnato da Gino Gavioli conserva in ogni caso il dono dell’improvvisazione poetica, protagonista del racconto è il verso ottonario se pur non segue una logica razionale ma si abbandona alla leggerezza del volo pindarico e dell’immaginazione creativa.


gigi russo artisti di strada

Il nome Tacabanda è preso dalla tradizione popolare, indica un incitamento spesso rivolto ai suonatori, letteralmente vuol dire “Attacca, banda!” contratto in ‘taca. Resterà impresso nei decenni a venire, potenza dell’inculturazione mediatica: Andrea il cantastorie in livrea è ancora oggi caro alla memoria di coloro che sono stati bambini, adolescenti, giovani durante i favolosi anni ’60. Oggi si preferisce one-man-band o uomo-orchestra, secondo un modello in cui l’aspetto tecnicistico dell’invenzione strumentale ha la meglio sulla parte più strettamente poetica e devozionale. I suonatori moderni han quasi perso del tutto l’usanza del poetare a braccio, eseguono per lo più le musiche scelte fra i maggiori successi internazionali usando la voce per cantare e riproducendo il più fedelmente possibile l’arrangiamento dell’incisione discografica. Una sorta di juke-box vivente, un carillon urbano dove l’aspetto rituale antico sfuma in secondo piano fino ad essere quasi completamente ignorato. Anche il  luogo in cui avviene la parata musicale è sempre più spesso limitato alle strade frequentate dai turisti, con esibizione frontale e assembramento di folla. Torneremo sul Carosello dei Gavioli, profondamente radicato nell’immaginario contemporaneo.

Tratto da F. Berti
Gli artisti di strada non sono mendicanti

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