La grotta dell’Orco nel cinema di Garrone

La grotta dell’Orco

nel cinema di
Matteo Garrone

Tratto da
Federico Berti
“Le vie delle fiabe

Nei primi tre capitoli di questo nostro viaggio sul filo della realtà, abbiamo parlato di un itinerario turistico che in Germania rimanda la storia di Biancaneve alla realtà dei minatori bambini e alla leggenda della principessa protestante Margaretha von Waldeck, avvelenata perché promessa in sposa al re cattolico Filippo di Spagna, in modo simile una via delle fiabe in Francia che va a ripescare addirittura nel mito di Giovanna d’Arco tra i castelli della Loira. Questo tipo di contestualizzazione è più che ragionevole, se pensiamo che il racconto popolare viene da sempre usato come canovaccio per l’improvvisazione, i narratori si rivolgono per definizione a persone reali con cui vengono a trovarsi in compresenza fisica, rielaborando nelle stampe, nei fogli volanti, nei ‘santini’, la vulgata di saltimbanchi e cantastorie; quindi è comprensibile che il racconto di una favola venga idealmente ricollegato al qui e ora della cronaca locale. Ma se in Basile avevamo notato in trasparenza un’eco delle tensioni fra l’aristocrazia e il clero al tempo della Controriforma cattolica, il problema della verifica ‘sul campo’ non l’avevamo ancora affrontato e non siamo riusciti a individuare una possibile principessa Margaretha dietro ai personaggi del Pentamerone. Il Centro studi Raffaele Glinni azzarda un’operazione di questo tipo, sostenendo l’ipotesi di una corrispondenza storica fra il parco del Pollino in Lucania, dove Basile ha trascorso le ultime settimane della sua vita portando a termine la stesura del testo, e la foresta della bella addormentata. Questo pone a noi in primo luogo un problema di metodo, come vedremo nelle pagine che seguono.

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F. Berti, “Le vie delle fiabe”

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