Arte di strada. La favola del limite a 50 decibel

Illustration Artwork by Federico Berti. Created with Gimp/Fotor

Maggio 2025, un artista di strada suona il sassofono su delle basi trasmesse da una cassa spia in Corso Umberto I a Mazara del Vallo. L’esibizione viene interrotta dall’intervento di una pattuglia della Polizia Municipale, che identifica il musicista e impone una breve pausa, ma non lo sanziona e non lo allontana. Dopo pochi minuti, il sassofonista riprende a suonare, poi se ne va ‘sua sponte’. A quel punto, il gestore di un locale (non l’artista, si noti) scatena una polemica nel far west dei social network, lamentando non si capisce bene quale apocalisse e sollevando la polemica della soglia massima di 50 decibel prevista per la musica all’esterno degli esercizi pubblici, definendola un limite troppo basso.

Il comando della Polizia Municipale risponde all’indignazione social, sottolineando semplicemente che qualcuno aveva mandato una segnalazione alle forze dell’ordine e siccome l’artista non aveva dato comunicazione preventiva del suo intervento, come previsto dal regolamento comunale, su segnalazione di un cittadino è stato effettuato un semplice controllo, un’identificazione dell’artista, tutto qui. Nessuna repressione, nessuna sanzione, l’artista ha poi continuato a suonare normalmente. Nel comunicato, la Polizia Municipale esprime contestualmente rammarico per la narrazione distorta e la rappresentazione parziale dell’accaduto, che secondo il Comando alimenta la sfiducia nelle istituzioni e non fa bene nemmeno all’arte di strada.

L’episodio è poi degenerato in un dibattito sulle politiche culturali e turistiche dell’Amministrazione, da un lato chi invoca più musica e più vitalità per favorire il turismo, dall’altro chi pretende il rispetto delle regole e la convivenza civile, rivendicando il diritto alla quiete. In tutto questo, l’artista di strada si ritrova come la leggendaria Cinquecento stritolata fra due Autoarticolati che si scontrano in autostrada: come spesso accade, i conflitti istituzionali ricadono sul soggetto più debole.

Iniziamo allora a ribadire un concetto chiave: la questione dei 50 decibel per la musica all’aperto è una soglia di massima invocata più per gli schiamazzi notturni che per la semplice musica nei locali o per la strada, non è stata contestata dalla Polizia Municipale all’artista, cui nessuno ha misurato le emissioni acustiche. La normativa nazionale prevede limiti variabili da una zona all’altra secondo l’orario e la tipologia di attività, ma anche secondo il paesaggio sonoro nel suo complesso. La misurazione viene fatta di volta in volta dai tecnici dell’ARPA, non dalla Polizia Municipale, ma prima che vengano chiamati in causa bisogna che ci siano chiamate ricorrenti e tensioni gravi, dato che la perizia degli ingegneri ha un costo non idifferente.

Il caso del sassofonista è dunque salito agli onori della cronaca non per un reale conflitto dell’artista di strada col circondario, ma per una tensione politica tutta interna al paese, tra l’amministrazione (guidata da Fratelli d’Italia), gli esercenti dei locali nel centro storico, che invocano meno restrizioni, meno burocrazia, più tolleranza per le attrazioni turistiche notturne, e una parte della cittadinanza che si appella al diritto alla quiete. Nessuno ha ragione, nessuno ha torto, è solo un dibattito politico in corso che riguarda la comunità di Mazara del Vallo, non l’arte di strada.

Se proprio vogliamo tratte una lezione da questa vicenda, possiamo intanto ribadire che il limite dei 50 decibel è una leggenda metropolitana, invocata spesso da quei locali che hanno avuto precedenti contestazioni per schiamazzi notturni fuori dal loro esercizio, e che quando andiamo a suonare in un posto senza avvisare prima il Comune o la Polizia Municipale, se occupiamo suolo pubblico e non siamo itineranti, possiamo incorrere in qualche imprevisto. Prendiamone atto.


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