Highlanders del Busking. Ne resterà solo uno!

Da trent’anni pratico il busking in modo pacifico e non competitivo, in tutto questo tempo non ho mai avuto problemi con le forze dell’ordine o peggio, con la cittadinanza. Suono molti strumenti insieme, tra cui una chitarra (amplificata), voce, armonica a bocca e kazoo (amplificati), grancassa e rullante, vari sonagli addosso. Non è difficile farlo in modo non molesto: la mia stella del sud, prima ancora che il vicinato potenzialmente rissoso, è il principio della non competizione alla base del busking stesso.
La prima regola, la più importante che ha guidato generazioni di artisti per decenni, è che il volume complessivo emesso da un artista con i suoi strumenti non dovrebbe mai disturbare un eventuale artista di strada che si trovi a 50-100 metri di distanza. Questa la regoletta d’oro che ogni busker dovrebbe imparare al primo giorno sulla strada.
Se non ho mai avuto problemi con la cittadinanza e le forze dell’ordine, purtroppo non posso dire lo stesso di alcuni artisti, che da quindici anni si sono dimenticati di questa legge non scritta e hanno invaso le strade con amplificazioni potenti, microfoni ad asta e volumi che impestano lo spettro sonoro a distanza di 300 metri, o anche mezzo chilometro. Mi è capitato di dover abbandonare delle piazze non tornandoci più, a causa di questo fenomeno che ho osservato, analizzato e descritto qualche anno fa in un libro, Gli artisti di strada non sono mendicanti, oggi disponibile solo in edizione digitale. Questa cosa dei volumi sta diventando un problema per gli artisti stessi (quelli pacifici e non competitivi) perché è quella stortura che mette la cittadinanza, le forze dell’ordine, intere città contro tutti gli artisti di strada, non solo gli Highlanders.
Mi dispiace dover tornare su questo argomento, ma continuano a cadere baluardi del busking autogestito: prima Bologna, poi Genova, ora Napoli, tutti Comuni che si trovano obbligati ad affrontare lo stesso impatto negativo che si verifica in alcune città europee, vedi il caso recente di Londra, e che gettano discredito sull’arte di strada in quanto tale, facendo pensare che sia di per sé una pratica molesta.
Le amministrazioni, di fronte a queste emergenze date da una generazione di artisti che non hanno capito cos’è il busking, vanno a metterci il carico da undici imponendo postazioni che finiscono per inasprire il conflitto anziché risolverlo, proibendo le amplificazioni o determinati strumenti (ottoni, percussioni) e favorendo così una diminuzione complessiva della qualità degli spettacoli, senza capire che il problema non dato dallo strumento o dall’equipaggiamento, ma dal modo con cui l’artista si inserisce. Con questi regolamenti si favoriscono, non si scoraggiano, le forme di invasività che non appartengono in teoria a questo genere di libera espressione.
Purtroppo in questo discorso finiscono sempre per inserirsi quei benpensanti della cittadinanza attiva retrograda e reazionaria, che non vedono l’ora di poter mettere a tacere la strada, potenziale veicolo di dissenso o alternativa alla voce del padrone, al famoso ’mainstream’, associazioni sparute, a volte volgari e altrettanto chiassose, le quali sguazzano nel conflitto continuando a soffiare sul fuoco, che puntano solo a irreggimentare ogni forma di libera espressione sulla piazza. Oppure le corporazioni di categoria, federazioni o simili, che non vedono l’ora di fare buoni affari affittando piattaforme digitali o stringendo rapporti privilegiati con le amministrazioni pubbliche per vendere poi corsi di formazione, festival e rassegne organizzate, e così via. In questo modo vincono loro, gli Highlanders del Buisking.
Se vogliamo tornare a un’arte di strada libera, pacifica e non competitiva, sappiamo quel che è necessario fare, subito: rieducare una generazione di buskers che hanno bisogno di essere guidati verso la cosiddetta ‘buona strada’. Ora quanto mai è necessario riattivare quel circuito di autodisciplina da parte degli artisti stessi. Tutti quelli che lavorano in strada in modo pacifico e non competitivo, vale a dire rispettando la regoletta d’oro di cui sopra, devono attivarsi, riunirsi localmente, e tornare a diffondere l’etica del busking virtuoso.
Viviamo tempi difficili, e il nemico autocrate non vede l’ora di poterci mettere tutti a tacere. Dobbiamo far capire alle amministrazioni comunali che non siamo ‘Highlanders’. Quelli che stanno creando problemi alla cittadinanza, sono gli stessi che ne hanno già creati e continuano a crearne agli altri artisti di strada! Non siamo quella roba lì e non vogliano essere penalizzati ingiustamente a causa di questo fenomeno.
Approfondimenti
Artista di strada aggredito a Leeds
La favola del limite a 50 Decibel
Artisti di strada per il Referendum
Arte di strada, mindset e inclusione.
E’ proibito vietare l’arte di strada?
“Fnas non ci rappresenta!”
Multe e sequestro degli strumenti.
Arte di strada e minorenni.
Come la metto con la politica?
Highlanders del Busking
Montemagno intervista Gap’s Orchestra
Artista di strada per una settimana.
Circo in casa. Intervista a Claudio Madia.
La miglior pubblicità è quella che non fai
Dalla strada al successo. Irving Berlin.
Problemi con l’amplificazione fai-da-te.
Aurora Giglio, la signora della posteggia
Col cappello non si va in banca.
Barnelli, un uomo libero. Documentario
Fare il cerchio in strada, modalità invasiva o inclusiva.
Una tradizione di Pasquini romani.
“Il cerchio che diventa un quadrato”.