Dimentico dunque sono. Strategie dell’oblìo consapevole

Dimentico dunque sono 1
Strategie dell’oblìo consapevole
Articolo di Federico Berti
Se non impariamo a dimenticare, non possiamo imparare a ricordare. Come nelle arti marziali la prima cosa che s’impara è cadere senza farsi male, così nell’arte della memoria la prima cosa che dobbiamo imparare è cosa scegliere di ricordare e cosa invece lasciar scivolare nell’oblio consapevole. Per acquisire nuove conoscenze, dobbiamo attenuare o allentare le connessioni dei ricordi che riteniamo meno rilevanti, creandone delle nuove e riattivandone altre. Questo consente di fare chiarezza nei nostri pensieri proprio attraverso la ‘rimozione’ delle informazioni inutili, ridondanti, permette l’astrazione di principi generali dagli schemi già elaborati, aiuta a sviluppare procedure automatizzate riducendo il carico emotivo sulla memoria di lavoro, consente di focalizzare l’attenzione sugli obiettivi presenti. Va da sé che parliamo di soppressione del ricordo in senso puramente metaforico: nulla viene mai dimenticato veramente, la stratificazione dei pensieri ne porta alcuni ad emergere, altri a sprofondare. Semplicemente non alimentando le connessioni attraverso l’attenzione focalizzata, queste finiscono in secondo piano.
In ambito psicoanalitico si sono sviluppate strategie Think/ No Think per disciplinare l’emotività in modo da indurre l’inibizione spontanea del pensiero indesiderato: in pratica, a una persona viene chiesto prima di richiamare intenzionalmente il ricordo, poi di sopprimerlo in risposta a uno stimolo esterno; si impara così ad attivare meccanismi di controllo inibitorio che ne riducono la vividezza. E’ dunque possibile addestrare la mente all’oblìo consapevole, anche se non viene realmente soppresso il ricordo, ma solo il daimon che lo rende ossessivo.
Vi è poi un processo di rimozione inconsapevole, quel meccanismo di difesa che consiste nello ‘spostamento’ di contenuti spiacevoli dal conscio all’inconscio, attuato in modo involontario dalla nostra mente per difendersi da una sofferenza interiore, come avviene in seguito ad eventi traumatici. In quel caso la psicoanalisi ha elaborato una strategia inversa a quella della soppressione, che consiste nella rivalutazione del ricordo per ridurne il carico emozionale negativo, costruendovi intorno una narrazione che può addomesticare il daimon senza compromettere la memoria dichiarativa del ricordo stesso. In questo caso dunque la memoria viene adde-strata a richiamare il ricordo spiacevole, per rivivere il dolore e neutralizzarlo: quel che si consegna all’oblìo non è il ricordo in sé ma l’ossessione che lo accompagna.
E’ evidente come la memoria e l’oblìo debbano trattarsi come due aspetti del medesimo processo, non vi è ricordo senza inibizione di un ricordo, poiché l’atto stesso di focalizzare l’attenzione su un’esperienza comporta la soppressione di tutte le altre. L’arte della reminiscenza, praticata con costanza e sotto la guida di un esperto, consente di aumentare il grado di consapevolezza intorno a questi processi, delegando il meno possibile all’inconscio; l’incapacità di controllo sulla dimenticanza attiva è infatti riconosciuta come un disturbo che può indurre a nevrosi, la sindrome ipertimesica, condizione in cui il soggetto pensa solo al suo vissuto personale, parla solo di quello: soggetti con disturbo di ansia e depressione mostrano una pericolosa tendenza al ripiegamento su sé stessi, difficoltà a sopprimere il daimon dei ricordi invasivi, sviluppando stati patologici della mente legati proprio a una ridotta capacità di dimenticare, che porta alla dolorosa ruminazione dei pensieri spiacevoli.
Date queste considerazioni, ne consegue che l’oblìo non è funzionale soltanto alla sopravvivenza o all’apprendimento, ma stimola capacità superiori incoraggiando l’attitudine alla ricerca e dunque la creatività, poiché permette al soggetto di pensare ‘fuori dagli schemi’: nella soluzione di un problema si devono tentare strade inconsuete, percorsi alternativi, l’incubazione della soluzione passa attraverso una dimenticanza (forgetting-fixation) dei percorsi che non conducono dove desiderato. Come nella metafora scacchistica in cui il giocatore è obbligato ad analizzare una strategia alla volta escludendo tutte le alternative possibili, per poter sviluppare un ragionamento che gli permetta di fare le sue scelte, anche nella vita reale ogni analisi deve concentrarsi su una parte del problema, dimenticandone provvisoriamente altre.
Nel teatro interiore della memoria, si ricorre spesso all’immaginazione attiva per inibire un ricordo invasivo etichettandolo con ironia, visualizzandolo in condizioni di subalternità, (sepolto, deformato, sottomesso), visualizzandolo metaforicamente come una nuvola nel cielo che il vento disperde e così via. Sono strategie di condizionamento autogeno che possono funzionare nel lungo periodo se reiterate, ma richiedono almeno nelle prime fasi una guida esterna. Lo strumento più risolutivo è la pratica della defusione cognitiva, propria degli stati meditativi prolungati, formulata nell’ambito della cosiddetta Acceptance and Commitment Therapy (ACT) nella quale si prendono le distanze dai pensieri imparando a non sovraccaricarli di senso: il soggetto addestra la propria mente a prendere atto del flusso di coscienza, osservandolo in modo distaccato ma lasciandolo scorrere via senza tentare di fermarlo, senza opporvisi.
La pratica della cosiddetta Detached Mindfulness, sviluppata nel campo della terapie cognitivo-comportamentali, si pone proprio l’obiettivo di pervenire al disimpegno da qualsiasi attività concettuale disfunzionale – sia nel senso della ruminazione ossessiva, sia nel senso della rimozione inconsapevole – attraverso una piena focalizzazione sul presente: ascoltando i suoni, prendendo atto delle sensazioni che attraversano il corpo, prestando attenzione al respiro, si riporta l’attenzione all’esperienza sensibile, lasciando che questa metta spontaneamente in moto il flusso di coscienza: i pensieri sbiadiscono e passano oltre.
La disciplina dell’oblìo parte insomma dal condizionamento della memoria attiva, attraverso due modalità di intervento: da un lato la narrazione intorno al ricordo stesso per liberarlo dalle implicazioni spiacevoli o dolorose, attivando l’immaginazione attiva per modificare il modo con cui lo rappresentiamo alla nostra mente. Dall’altro, si distoglie l’attenzione dal ricordo che si vuol sopprimere, focalizzandola su altro: pensieri disfunzionali, preoccupazioni che portano a una contemplazione inutilmente dolorosa, circolare, o semplicemente fissazioni che non conducono alla soluzione di un problema, si possono allontanare dalla coscienza posticipando, distraendo, incubando. Su può pervenire a questo attraverso una pratica regolare di meditazione attiva, addestrando la mente a scegliere su cosa focalizzare la propria attenzione.
1Dispensa per il corso di Mnemotecnica Riformata, a cura di Federico Berti.
Approfondimenti
Memoria. L’arte delle arti
Dimentico dunque sono. Strategie dell’oblìo consapevole
Competizione e addestramento. Memoria fattuale e valoriale
Blasoni mentali. Araldica e immagini agenti nell’ars memoriae
Trionfo della memoria. Loci nell’architettura trionfale
Via Crucis e Ars Memoriae. Mappatura e ripetizione rituale
Le guglie nell’arte della memoria. Vertigine delle sommità
La cupola nell’arte della memoria. Una miniatura del cielo
Le torri sospese. Elevazione, difesa e crisi
Le merlature della memoria. Serialità e alternanza
La finestra della mente. Mnemotecnica riformata
La porta nella mnemopoiesi. Soglia e transitus
Ernst Cassirer e l’arte della memoria
Analfabetismo funzionale, decadimento cognitivo e mnemopoiesi
Ricordare è meditare. Stati di concentrazione
Rivoluzione interiore. Mondi possibili e guerra cognitiva
Amnesia collettiva. La tua memoria ti sta abbandonando
Memoria e conoscenza in Giordano Bruno
L’uso della memoria nell’apprendimento di un brano musicale.
Imparare è emozionarsi. Memoria del piacere e del dolore.
La (presunta) natura ‘multicomponenziale’ della memoria.
Ebbinghaus, le curve di apprendimento e la memoria sillabica.
Bartolo Anglani, Rousseau, la memoria e l’oblìo.
Dall’esperienza al ricordo, dalla memoria alla conoscenza.
Memoria, esperienza sensibile diretta e indiretta.
Multipotenziale o multipolare? Memoria, conoscenza e formazione
Il terzo occhio fra mito e realtà.
Il Palazzo della Memoria. Quando può essere pericoloso.
L’arte della memoria. Da Simonide di Ceo a Giordano Bruno
Dalla mappa concettuale all’albero della memoria. Ricordare con tutti i sensi.
Tarocchi come Clavis Magna. Tra divinazione e ars memoriae
Risorse sul Tarocchino Bolognese. Lettura combinatoria
Le domande tipiche ai Tarocchi. Dov’è il problema.