F. Berti, “L’eccidio di Roncastaldo”. Decapitati a colpi di scure.

Federico Berti, L’eccidio di Roncastaldo

Federico Berti
L’eccidio di Roncastaldo

Decapitati a colpi di scure

L’eccidio di Roncastaldo

Nella frazione di Roncastaldo in Loiano (Bologna) una lapide ricorda il barbaro massacro di 7 uomini, decapitati a colpi di scure a poche ore della liberazione di Monghidoro, arrestati su delazione fascista e condannati a morte senza processo con l’accusa di tradimento. Per alcuni anni il monumento a quei caduti venne dimenticato da amministrazioni comunali che manifestavano apertamente simpatia per il revisionismo storico promosso e sostenuto dalla destra eversiva, cosa che spinse i parenti di una delle vittime a chiedere l’inclusione di quel luogo fra le tappe delle celebrazioni per il 25 aprile. Non avendo ottenuto risposta, si dovette richiamare l’attenzione usando altri metodi. Il cantastorie Federico Berti in collaborazione con la sezione Anpi di Monghidoro e l’associazione E bene venga maggio, dopo aver ricostruito una versione del racconto in cui potessero identificarsi tutti i discendenti delle vittime, ha scritto una canzone per Maria Calzolari, presente all’arresto di suo padre il giorno in cui fu torturato e ucciso: da allora ogni anno lei canta questa canzone davanti al monumento che ricorda il criminale delitto. Dopo sette anni lo stesso Federico Berti, che insieme a Maria Carrugi e Vittoria Comellini partecipa alla condivisione di questo doloroso lamento, ha ripreso l’intera cerimonia del 25 aprile a Roncastaldo con una videocamera e realizzato un breve filmato, visibile qui sotto. In fondo alla pagina si può scaricare anche il testo e lo spartito musicale della canzone. Le prime lettere di ogni verso, lette di seguito, danno i titoli dei giornali che vent’anni fa denunciarono il disinteresse delle autorità verso la lapide.

Cattura2

L'eccidio di Roncastaldo, testo della canzone

L'eccidio di Roncastaldo, spartito musicale per coro

Testo di Federico Berti

Figlio mio lo voglio cantare
Anche se per qualcuno è un’offesa
Se quel crimine ancora gli pesa
Che il fascismo rivuole portar
In quei giorni la guerra fu persa
Si attendeva il passaggio del fronte
Tra le opposte fazioni sul monte
Il paese si andava a schierar
Al mulino che è sotto Piamaggio
S’una piccola radio a galena
Socialisti coll’anima in pena
Ascoltavano le informazion
Si nascondono gli antifascisti
Son dispersi alla macchia nel bosco
In quei mesi l’autunno era fosco
Non avevan vestire o mangiar
Inzuppati dal fango e dal freddo
Fanno presto un rifugio a trovare
Una moglie che voglia rischiare
Ospitarli quel triste mattin
Richiamati da un vile impostore
I tedeschi alla porta han picchiato
D’ammazzare i parenti han giurato
Andar via dovranno di là
L’hanno presi con quella minaccia
L’han trovati leggendo un biglietto
Il vigliacco sarà maledetto
Traditore che li denunciò
Arrivò un altro senza fortuna
Lamentando aver visto i soldati
Ignorando ch’eran gli alleati
Al nemico si va a consegnar
Disse uno di quegli aguzzini
E’ il momento che ognuno aspettava
Ma il soldato la sposa indicava
Opportuno è sparire di là
Cara moglie io qui ti saluto
Raccomando i compagni vicini
Agli albori di altri mattini
Zapperemo la terra del ciel
Il plotone si mise in cammino
A torture li vuol sottoporre
Andran là dove il Lognola scorre
Prigionieri in un vecchio porcil
All’atroce violento supplizio
Rovinati a colpi di scure
Oltraggiate le teste sicure
La barbarie fu senza pietà
E un compagno fuggito al macello
Non sappiamo per quale ragione
Ora vive in un’altra nazione
Né qualcuno lo può ritrovar
Barattando un cordiale silenzio
All’insegna delle istituzioni
Son mancati alle celebrazioni
Tanti sindaci di Monghidor
A quei morti che parlano ancor


Canti Politici


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Lorenzo De Antiquis, Ricordando Garibaldi
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