Le Merlature della Memoria. Serialità e alternanza

Illustration Artwork by Federico Berti. Created with Gimp/GPT

Le merlature della memoria1

Mnemotecnica riformata

Articolo di Federico Berti

Le merlature in architettura sono un caratteristico elemento dentellato posto sulla sommità delle fortificazioni, presente già nel castrum romano anche se associato più spesso all’incastellamento medievale; si trovano in sequenze alternate di blocchi pieni e feritoie vuote, la funzione delle quali doveva essere inizialmente militare, difensiva: permettevano di ripararvisi dietro usando le aperture per dardeggiare l’eventuale aggressore o assediante. Con la progressiva diffusione delle armi da fuoco l’utilità guerresca si affievolì gradualmente, trasformandole in elemento più decorativo che funzionale, come nei castelletti signorili del tardo Rinascimento.

Come si è più volte detto in questo trattato sulla mnemotecnica riformata, Vitruvio nel De Architectura poneva attenzione al valore non solo tecnico ma anche ordinatore delle strutture modulari, considerandole elementi significanti, portatori di misura e proporzione – da cui la metafora del palazzo nell’ordinamento e nel radicamento della conoscenza2. Tra basso medioevo ed età moderna, l’uso dei merli assume valore sempre più simbolico, evolvendo in un linguaggio visivo del potere. Merli guelfi con la sommità squadrata, ghibellini con sommità a coda di rondine, merli a cuspide o altre forme semplici: la serialità, l’ordine e la ripetitività ne fanno luoghi ideali per dislocarvi mentalmente dettagli, figurazioni, segni, numeri, simboli.

Si pensi al sistema mnemonico di Cosma Rosselli, pittore fiorentino del Quattrocento, che utilizzava le merlature come contenitori di categorie specifiche – nel suo caso santi e beati – anticipando una pratica poi formalizzata nei teatri della memoria rinascimentali3. Rosselli si inserisce in una tradizione che combina l’arte della memoria descritta da Cicerone nel De Oratore e da Quintiliano nell’Institutio Oratoria, con la visionaria macchina per l’ideazione universale di Raimondo Lullo ripresa e ulteriormente articolata da Giulio Camillo, che nel suo Theatrum Mundi concepisce la mente come architettura sacra destinata a ordinare il sapere4. Come per gli altri elementi del palazzo, la forma stessa della merlatura si presta a operare come un filtro concettuale per le idee cui viene associata: il merlo guelfo squadrato anticamente rimandava al potere spirituale dunque all’astrazione, nel complesso a temi ‘elevati’. Il merlo a coda di rondine o ghibellino, tradizionalmente associato al potere temporale, si presta invece a rappresentare la dualità degli opposti, la concretezza.

La serialità propria di questo elemento si esprime anche nell’alternanza dei vuoti fra un merlo e l’altro: le feritoie sono il luogo di una logica binaria (comparsa/scomparsa) in cui disporre immagini agenti figurate co-me statue, sculture, maschere, animali o altri simboli canonici. Questa alternanza tra pieni e vuoti può essere letta come immagine della memoria stessa: il pieno rappresenta quel che viene fissato, trattenuto, il vuoto quel che viene dimenticato, o meglio lasciato libero per allocarvi nuovi contenuti5. Per la dislocazione delle immagini e dei segni si devono tener presenti gli stessi principi degli altri loci ovvero concepire figurazioni intense, insolite, dinamiche, narrative6; come sequenza di elementi ripetitivi, ogni merlo (la parte solida) o interspazio (la parte vuota) funge da locus in successione: una serie di merli è funzionale a rappresentare elementi affini, ad esempio attributi di un determinato personaggio, scenario o azione. Le merlature offrono in tal guisa l’occasione per dislocare decine di loci minori.

Lungo un unico percorso visivo – sul tetto del palazzo, su un architra-ve, un colonnato, una balconata intermedia – le merlature consentono di associare un dettaglio o una parola chiave ad ogni singolo blocco: si può così costruire una catena di concetti spazialmente ancorati, analogamente a come Giordano Bruno descrive, nel De Umbris Idearum, il potere generativo delle immagini disposte secondo un ordine architettonico, in case affiancate su uno schema perfettamente geometrico7. Nel complesso dunque le merlature permettono di entrare nello specifico frammentando i macro-concetti. Se, ad esempio, desideriamo memorizzare un determinato principio generale, possiamo rappresentare su una merlatura le singole qualità, attributi, oggetti o azioni di quel principio; su un’altra merlatura, gli elementi dello scenario cui rimanda e così via, entrando realmente in profondità nell’organizzazione delle informazioni.

In sostanza, la merlatura è un tipo specifico di locus che compone la periferia (o la sommità) dell’architettura mnemonica. Si può combinare a torri, guglie, pinnacoli, archi, statue, balconate, creando una struttura stratificata e descrittiva annotando lettere, numeri, parole, motti. Lambert Schenkel, nel secentesco Thesaurus Artificiosae Memoriae, proponeva di assegnare a ogni disciplina del sapere un castrum munito di torri, co-struendo una “città della mente”8. Il merlo appartiene alla parte superiore della costruzione, o di una sezione interna a questa, dove l’alto si associa alla luce, al potere, alle macro-categorie. Ogni sistema mnemonico è concepito dunque come un percorso di ascensione verso la comprensione, dalle idee particolari alle idee generali9. Guglie e pinnacoli si pre-stano a dislocarvi cause prime, idee archetipiche, mentre statue ed archi arricchiscono la rappresentazione con l’iconografia e la potenza evocativa della narrazione. A questo scopo, vengono spesso impiegate figurazioni statuarie o scultorie che rimandano a figure mitologiche, eroiche o divine, come i pianeti incarnati nel teatro di Giulio Camillo, mentre nelle decorazioni degli archi e delle torri si ritrovano spesso rappresentazioni allegoriche di vizi e virtù, insegnamenti morali, figure da bestiario, simboli floreali e così via.

La combinazione di questi elementi sulla sommità crea uno spazio simbolico stratificato e funzionale, dove la varietà dei loci è garantita dalla differenza tra gli elementi. Le merlature consentono di esplodere la mappa mentale in sotto-elementi, entrando nel merito delle singole categorie. Così come nel linguaggio visivo di Aby Warburg o nella stanza della memoria di Lina Bolzoni, la costruzione architettonica della mente diventa dispositivo ermeneutico: un modo di pensare per immagini spaziali, di difendere la conoscenza dall’oblio10. In questa prospettiva, la mnemotecnica riformata non è solo un insieme di espedienti operativi e nello stesso tempo non è nemmeno il luogo della semiosi ermetica, ma una forma di meditazione attiva: un atto di edificazione della mente in cui ogni merlo è produttore di senso, ogni feritoia un sguardo sul mondo esteriore e interiore.

Se dunque nell’architettura delle figurazioni mentali su cui esercitare l’immaginazione, la struttura del rosone si presta alla rappresentazione della ciclicità, le colonne si prestano alla verticalizzazione e serializzazione dei macro-concetti, sentieri e gradinate alla costruzione di un percorso narrativo tra i loci, porte e finestre al collegamento con altre stanze, altri palazzi, alberi della vita, o coll’esperienza sensibile, le merlature consentono di scendere nel dettaglio enumerando sottoinsiemi, formulando ipertesti, entrando nel particolare. Questo livello di approfondimento richiede un’esperienza avanzata per associare alle merlature e alle relative feritoie, in combinazione con torri, guglie, arcate, pinnacoli, segni e simboli che consentano l’elaborazione dei dettagli.

Note

1 Dispensa per il corso di Mnemotecnica Riformata, a cura di Federico Berti.

2 Vitruvio, De Architectura, cit. in Federico Berti, Rivoluzione Interiore. Mondi possibili e guerra cognitiva, Bologna, Streetlib, 2023. La tecnica detta dei loci non si riferiva alle anonime e misere abitazioni dei plebei, ma all’architettura religiosa e civile, agli edifici templari e alle ville dei patrizi, costruite non solo per abitarvi ma anche per essere portatrici di significato. L’architettura vitruviana è sempre unparchitettura della memoria che attinge a tutte le discipline del sapere filosofico e umanistico

3 C. Rosselli, Ars Memorativa (Firenze, XV sec.), cit. in Yates, The Art of Memory, 1966. Rosselli progetta luoghi mnemonici cosmologici, semanticamente complessi, basati su un sistema in cui si combinano luoghi, immagini e ordini; questo metodo si fonda sulla creazione di uno spazio mnemonico articolato in cui le immagini da ricordare vengono collocate in sequenze ordinate all’interno di architetture immaginarie ricche di simbolismi.

4Giulio Camillo in: L’Idea del Theatro (1550) concepisce la mente come un’architettura sacra in cui il sapere è ordinato in modo sistematico e gerarchico; questa metafora vede la mente come un teatro vitruviano, dove figure e simboli sono disposti in una struttura ordinata che rappresenta una sorta di mente artificiale. L’idea è che questa architettura mentale permetta all’immaginazione di comprendere, ricostruire e interpretare il mondo intero in un colpo d’occhio.

5 Cassirer, E., Saggio sull’uomo, La Nuova Italia, 1969, dove si mette in luce come l’essere umano sia un animale simbolico, cioè la sua esperienza e capacità conoscitiva non si basino semplicemente sul contatto diretto con la realtà sensibile, ma sulla mediazione delle forme simboliche. Queste forme – che si manifestano nel linguaggio, nel mito, nell’arte, nella religione e nella scienza – costituiscono il modo in cui l’uomo costruisce e organizza il senso del mondo. L’alternanza tra pieni e vuoti nei merli, letta come metafora della memoria, si collega a questa prospettiva ordinando quel che viene fissato nella mente (il pieno) e quel che viene lasciato aperto, dimenticato o pronto ad accogliere nuovi contenuti (il vuoto).

6 Sulla concezione classica dei loci e la struttura semantica del palazzo mnemonico rimando a Federico Berti, Pensiero, in: Rivoluzione interiore. Mondi possibili e guerra cognitiva. Bologna, Streetlib, 2023.

7 Giordano Bruno nel De umbris idearum e nel Sigillus Sigillorum, ricorre a schemi circolari e canoni periodici di simboli da combinare tra loro in sequenze complesse, mentre la verticalizzazione del palazzo nel periodo rinascimentale è una filiazione dall’Albero della Vita e la dottrina delle Sephirot nella Qbl ebraica.

8 Lambert Schenkel, Thesaurus Artificiosae Memoriae, 1600. L’idea di Schenkel è quella di una vera e propria città mentale composta da molteplici castra, ognuno con una propria funzione e organizzazione interna, che permette di tenere in ordine e collegare il sapere nei suoi vari ambiti. Si tratta quindi di un’evoluzione elaborata del metodo dei loci, dove la mente diventa un vasto spazio fortificato, ricco di riferimenti simbolici, per un più efficace e sistematico uso della memoria poetica e spaziale.

9Si veda a questo proposito Paolo Rossi, Clavis Universalis. Arti della memoria e logica combinatoria da Lullo a Leibniz, Il Mulino, 1983. A partire dall’indagine di John Locke sull’intelletto umano, la distinzione tra idee generali e particolari inizia a prendere una forma sempre meno filosofica e più propriamente scientifica, preparando il terreno a una demistificazione dell’ars memoriae antica.

10 Lina Bolzoni, La stanza della memoria, Einaudi, 1995, si sofferma in modo particolare sul passaggio dalla memoria intesa semplicemente come ricordo a una memoria concepita come uno spazio costruito, dinamico e interpretativo, richiamandosi alle teorie rinascimentali e barocche sulle arti della memoria e sul teatro mentale.

Bibliografia essenziale

  • Berti Federico, Memoria. L’arte delle arti, Bologna, Streetlib, 2022
  • Berti Federico, Rivoluzione interiore. Mondi possibili e guerra co-gnitiva, Bologna, Streetlib, 2023
  • Bolzoni, Lina, La stanza della memoria, Einaudi, 1995.
  • Cassirer, Ernst, Saggio sull’uomo, La Nuova Italia, 1969.
  • Camillo, Giulio, L’Idea del Theatro, 1550.
  • Rossi, Paolo, Clavis Universalis, Il Mulino, 1983.
  • Warburg, Aby, Mnemosyne Atlas, ed. Engramma, 2002.
  • Yates, Frances Amelia, The Art of Memory, Routledge, 1966.

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