La pena di morte. Svanito un sogno di progresso. Satira, poesia.

Er patibbolo

Poesia di
Federico Berti

Tratta da: Trilussa contro Maciste,
Bologna, Streetlib, 2021

Sgozzati, divorati, scorticati
fucilati, abbruciati, crocifissi
decapitati, appesi, avvelenati
dati in pasto a li vermi de l’abbissi.

Squartati, lapidati, soffocati
marciti in culo alle real galere
e ancora mutilati, fustigati
o divorati da le grandi fiere.

Sto sacrificio bieco e disumano
c’è puro chi lo trova divertente
cor beneplacito der cappellano,

pe poi scoprì magari malamente
che la fallacia der giudizio umano
t’avea mannato a morte n’innocente.


LA PENA DI MORTE
RITORNA IN NEBRASKA

Svanito un sogno
di progresso e civiltà

Nella primavera del 2015 la pena di morte era stata abolita nel Nebraska, che insieme ad altri diciotto stati andò a consolidare il fronte abolizionista negli Stati Uniti. Il fatto ebbe vasta eco nei mass-media e ispirò questa poesia. Solo un anno più tardi, un referendum contestuale all’elezione di Donald Trump alla presidenza sostenuto da una campagna di propaganda massiva, ha portato alla reintroduzione della pena capitale nello stesso stato, dove si trovano attualmente dieci detenuti nel braccio della morte. Si torna a discutere se la vendetta di stato sia o meno un deterrente alla criminalità e se la fallibilità del giudizio umano possa portare a nuovi errori, condannati a morte che si scoprono innocenti solo dopo l’esecuzione. O ancora se la strumentalizzazione politica non possa riportare il paese al tempo di Sacco e Vanzetti. La stessa visione della detenzione in quanto castigo per un errore commesso è oggi sempre più spesso superata da una più ampia prospettiva di rieducazione e recupero alla vita attiva.

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