Infoterapia. Chiese moderne, vanno un po’ alla liscia.

In collaborazione con Villa Maia
via Altura 7, Monghidoro (Bologna)

Articolo tratto da questo libro
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Durante una proiezione d’immagini del campanile di San Marco a Venezia crollato nel 1902, le partecipanti all’attività di redazione hanno variamente espresso l’opinione che la moderna architettura sacra non sia allo stesso livello dell’arte precedente alla modernità. Nell’articolo che segue, daremo conto dei punti di vista espressi dalla redazione riunita nei locali della casa di riposo.

Le chiese nuove sono vuote

  • Una volta c’eran delle pitture meravigliose, adesso non si vedono più. Anche la nostra era così proprio su in alto, verissimo. Come facevano tutto con le mani e a piedi sulle scale portavan la roba in spalla una miseria, adesso invece han le gru ma per me non sono più capaci, non valgono niente. Un tempo eran bravissimi, facevan cose stupende. I pavimenti era una bella differenza, vedi quanti prodotti hanno ma non lo san mica fare quello che c’è in San Pietro, o in san Petronio a Bologna. Le chiese nuove sono vuote. Dipingono ma non come gli anni indietro, hai fatto caso? Avevano dei protettori non te lo so dire forse ci saranno anche adesso ma fan delle capanne, dei capannoni insomma son più deboli, han curato meno l’impostazione dei muri: se guardi quelle di una volta ci trovi delle cose incrociate, si piegavano da una parte e dall’altra, s’incrociavano; oggi van su col cemento e basta, per me eran più forti prima e si vede anche quando c’è stato il terremoto, la guerra, le bombe (son dei tremori, voialtri non l’avete mai sentite vicino) quelle han tenuto, le moderne son crollate. Non ci starei tanto volentieri. Una volta poi qua in montagna le facevan colla terra senza cemento, adesso han dei baiocchi le fanno e poi cadono, chissà forse li mettono in bisacca, i gratten. San Luca sono andata con mia nuora a piedi è bella, antica là sotto il portico. Guardala è fatta da Dio quella, una cosa istintiva non come adesso che non c’è più niente di naturale, tutto cade per terra. Vanno alla liscia. La modernità non so ma quelli di una volta sembra neanche vero che possa esistere. Non ci sono tante decorazioni dentro, noi avevamo una bellissima chiesa a Monghidoro adesso l’hanno rifatta bella ma non è come quella che avevamo, purtroppo ce l’han messa giù con la guerra e le cose non si possono più fare allo stesso modo perché anche quelli che le costruivano erano diversi, avevano più stile; le nostre erano piene, non spoglie, statue, altarini con le nicchie avevamo San Giuseppe, Sant’Antonio, San Leonardo e l’Immacolata, un altare bellissimo; ora non ha lo stile, certo se uno ha voglia di pregare lo può fare lo stesso però il fronte ci ha fregato“.
  • Per l’amor di Dio non è niente di cambiato, ma vallo a fare adesso quel campanile! Le tiran su in furia per spender meno si vede, semplici senza le cornici. Gli hanno insegnato così. E’ un po’ che pensano di andare al mare, mettono l’oro in banca, è cambiato il mondo. Li spendono per i viaggi. Se vogliono delle pitture vanno a vederle nelle gallerie d’arte, anche mia figlia fa i quadri, molti fiori ma santi non ne ho mai visti dove lei è andata con delle rose che vedessi è una meraviglia ma non nelle chiese, prende in affitto una sala, li mette dentro e se trova da vendere li vende sennò li tiene. Campeggio erano gli scarpellini facevan dei sassi a mano chi andasse a venderli adesso prende soldi da matti, voglio dire son sporche perché c’eran le bestie ma a pulirle vedrai. Loro imparavano dai suoi genitori, venivan su dalla terra il padre, il figlio e in su. Le nostre chiese l’han costruite i vecchi, persone di qua.  Sono nata lì han fatto le serate per mettere insieme un po’ di soldi perché volevamo comprare dei santini da metter dentro, chi ha fatto quelle statue bellissime non l’abbiamo mai imparato ma era gente proprio di lì, i sassi sembravan di vetro. Una gran povertà, delle domenica tutte quante amiche andavamo giù un po’ di riunione, una minestrina delle puttanate così per tirare avanti, quei dipinti ce n’è di fuori e ce n’è anche di qui. Non ho mai visto una chiesa nuova; sai dove ce n’era una bella davvero? Bocca de Rio andavamo quasi tutte le settimane, prendevamo dietro il mangiare e facevamo delle smacchinate. Secondo me quelle statue le avevan fatte in lontananza quelli che andavano a girare, stavan via per tutta la settimana a disegnarle, dopo si mettevano quelli del posto a farle. Dentro son meravigliose eran bravi, la grotta vuol delle mani particolari con quelle pietre, l’han pagata quelli che abitano intorno avran dato il suo contributo, chi più chi meno a Campeggio era gente che stava bene. Ora tu pensa la chiesa di Quinzano che era andata giù con la guerra, chi pensi l’abbia rimessa in piedi? I paesani, han preso i candelari in ottone; altrettanto ogni parrocchia era in quella maniera si dava ognuno un contributo. Le chiese moderne sono spoglie”.

Bibliografia:

G. Meduri, Quarant’anni di architettura sacra in Italia. 1990-1940 
R. Krautheimer, Architettura sacra paleocristiana e medievale
S. Benedetti, Architettura sacra oggi
S. Meda, La vetrata nell’architettura sacra di Milano nella seconda metà del ‘900
A. Vaccari, Premio internazionale di architettura sacra “Frate Sole”
G. Santi, Architetti in Europa. Nove maestri nell’architettura sacra nel XX secolo
M. Sammicheli, Disegnare il sacro
Mignon – Siard, Catechesi di pietra. Guida alla ‘lettura’ di una chiesa
C. Valenziano, Architetti di chiese
R. Gabetti. Chiese per il nostro tempo. Come costruirle, come rinnovarle
M. Pastoureau, Storie di pietra
R. Tagliaferri, Saggi di architettura e iconografia dello spazio sacro
V. Sanson, Architettura sacra nel ‘900. Esperienze, ricerche e dibattiti
F. Comandini, Progettare una chiesa. Introduzione all’architettura liturgica
R. Schwarz, Costruire la chiesa.

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