Infoterapia. Catalogna indipendente. Ognun per sé.

INDIPENDENZA CATALOGNA

Catalogna
indipendente?

L’unione fa la forza

INTERVISTE IN CASA DI RIPOSO
In collaborazione con Villa Maia
via Altura 7, Monghidoro (Bologna)

Articolo tratto da questo libro
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Una lettrice propone come argomento di riflessione per il nostro gruppo di lavoro la questione dell’indipendenza in Catalogna, il referendum e gli scontri con la polizia. Argomento impegnativo per le ospiti della casa di riposo, affrontato con il disincanto di sempre. E’ stata proiettata la video playlist che puoi trovare qui sopra, con diversi punti di vista a riguardo.

BARCELLONA E’ PIU’ RICCA DI MADRID

“Non puoi mettere l’Italia come la Spagna e la Catalogna, perché in Italia dove hanno le fabbriche anche quelli del sud vengono a lavorare, abbiamo studiato nel libro un po’ la questione della Spagna perché sempre è stata colonialista cominciando dal Sud America. Voleva occupare pure l’Irlanda, ma l’Inghilterra non ha permesso. Sai perché la Spagna non voleva che la Catalogna staccasse? Perché se vai a vedere Barcellona, è migliore di Madrid sia come sport sia come è più ricca. Loro si lamentano perché quando vanno in pensione quelli della Catalogna non hanno la legge, non dimentichiamo una cosa: quando c’è un re, decide lui”.

OGNUN PER SE’, DIO PER TUTTI?

“Se la Sicilia si stacca dall’Italia per me va male perché non ha industrie, è nel meridione, se si stacca il Piemonte dici che ci guadagna tu? Non può sopravvivere da solo, le Fiat non le comprano mica solo i piemontesi. Nemmeno il Trentino da solo ce la fa, pensa ai soldi che prende per la regione autonoma. Monghidoro non può stare da solo perché va in rovina, ha della miseria che non sa più andare avanti. Bologna, oppure l’Emilia Romagna, bisogna che faccia dei gran sacrifici, se si svegliassero una mattina e dicessero, non vogliam pagare più le tasse all’Italia, penso che ce la farà ma poi arriva un esercito qualunque a conquistarla, allora si deve darci una bella guardatura, non è che possa andare. Adesso immaginiamo Piemonte, Emilia Romagna, Veneto, dicono mi stacco e non pago più le tasse, l’Italia rifiuta e per obbligare le regioni a pagare chi gli manda? Non lo so neanch’io, ma dico che per fare una cosa fatta bene tutti han bisogno di tutti, da soli non si va da nessuna parte: anche il medico ha bisogno dell’elettricista”.

L’APOLOGO DI MENENIO AGRIPPA

“Quando la plebe romana si ribellò ai patrizi perché avevano i privilegi e loro niente, si ritirarono in cima a un colle, l’Aventino. Questo signore che si chiamava Menenio Agrippa raccontò una storia secondo cui un giorno le braccia dissero: basta, lo stomaco non fa niente, noi smettiamo di lavorare, e poi cosa successe? Che ognuno da solo non riusciva a vivere. Capirono che lo stomaco è importante se aveva le braccia che gli davano da mangiare, ma anche queste prendevano il nutrimento dallo stomaco. Con questo apologo, a torto o ragione non lo so, convinse il popolo a stare tranquillo: disse che i patrizi gli davano i soldati, gli architetti, le strade e così tutti insieme devono andare avanti. Adesso mi chiedo una cosa, San Marino è piccolo ma perché sta da solo e nessuno lo invade? E’ solo per modo di dire, molti sammarinesi vengono a lavorare in italia, quando ci sono problemi gravi è l’Italia che li aiuta, son poi quattro campi. Vivono bene da soli perché sono inseriti nella repubblica e usufruiscono dei nostri servizi, ma se fossero nemici dell’Italia andrebbero poi poco lontano”.

DIFENDERSI PUR RIMANENDO PICCOLI

“Pensiamo a quando i tedeschi, o Napoleone, hanno invaso la Russia e son tornati indietro perché erano troppo piccoli. Ora abbiamo paesi sempre più grandi, la Cina, l’America, il Canada, è meglio dividersi in stati sempre più piccoli? Non dimenticare una cosa, tutti gli stati del mondo sono impossessati anche della bomba atomica, vedi America cosa sta facendo con il Nord Corea, non sta chiedendo di fare la pace e smettere di costruire le armi nucleari? Come la Francia, l’India, non è mica facile. In questo mondo dove stiamo andando adesso un piccolo stato se controlla il nucleare può competere con uno grande, non so se è un fatto proprio positivo. Inquietante si, meglio che stiamo uniti”.

L’UNIONE FA LA FORZA

“Io dico l’unione fa la forza e insieme si può fare tanto, a dividersi non ottieni nulla. Certo non bisogna poi che in un paese unito qualcuno lavora e qualcun altro no, cerchiamo di risolvere i problemi in casa nostra. E’ possibile dividersi senza che avvenga una guerra? Se un paese si vuol dividere non credo che ci voglia una guerra, ma se l’Emilia Romagna smette di pagare le tasse all’Italia è difficile che il governo sia d’accordo, diranno che bisogna continuare o magari diminuirle, facciamo un esempio pratico: devo pagare una multa, non la pago, ho un debito nei confronti nello stato quindi mi mandano il sollecito. Se non pago me lo rimandano e prima o  poi però bisogna pagare, arrivano gli ufficiali giudiziari a sequestrare. Se non fai entrare gli ufficiali allora vedi che vengono i carabinieri e se non lasci entrare nemmeno loro e ti unisci 180 comuni come in Catalogna, cosa pensi che arrivi? L’esercito, forse”.

VEDI COM’E’ ANDATA IN ERITREA

“Se un giorno Massawa non vuole più pagare le tasse al governo di Eritrea non può farlo perché non ha un esercito, ma vedi con l’Etiopia è diverso, se te dici perché si son divisi rispondo che non erano mai stati insieme, però ha combattuto con le armi per ottenerlo. Anche popolazione è come un esercito, perciò tutti noi giovani a diciassette anni sono andati a combattere. Noi siamo stati ottant’anni con l’Italia, poi son venuti inglesi e americani l’hanno attaccata con l’Etiopia, l’Eritrea non ha voluto e siamo venuti a combattere. Come vedi anche nel telegiornale, in Catalogna è arrivata la polizia. Quando vuoi mettere secessione vai a finire in guerra, è sempre così. Non puoi farlo senza combattere. La domanda è: vogliamo ancora un’altra guerra in Europa? Magari all’inizio uno non vuol farlo con le armi, ma poi alla fine si va di lì. Anche se non si vede bene con le bombe, la guerra c’è ma ne sono coscienti pochi. Direi che ne abbiamo avute abbastanza per l’amor di Dio. Vogliamo dire alla Catalogna,  ben venga la riforma fiscale, ma la secessione è un’altra cosa”.

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