Televisione e cultura. Gli anziani raccontano. Interviste in casa di riposo.

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Televisione
e cultura

Sceneggiato,
soap-opera , telefilm

In collaborazione con Villa Maia
via Altura 7, Monghidoro (Bologna)

LA FABBRICA DELLE ILLUSIONI

“Una volta c’erano le telenovele, ma era diverso da noi. Non sposavano salumieri o fontanieri che sarebbe anche utile da averne in casa, ma sempre dei ricconi. Brook sposa Ritch poi il fratello di lui, poi il padre, il figlio, il cugino e anche degli altri: basta avessero dei soldi lei li sposava; lo fanno ancora Beatiful, la mia cognata lo guarda sempre ma ormai non sanno più chi farle sposare. Devono essere subentrati figli e nipoti perché son passati vent’anni forse anche più, sarà pure invecchiata questa donna. Insomma alla fine l’ha sposati tutti, ha fàt prèmma. Poi bellocci, ma nella vita reale vi capita mai d’incontrare uno che sia insieme bello, ricco, generoso, buono, sano, intelligente, simpatico? Per me no. Magari esistesse. Son lontani dal nostro modo di pensare, come nelle favole colle streghe i maghi e poi c’era da poco il divorzio allora da noi, tutti quei matrimoni suonava strano. Oggi in Italia le fanno più attuali che parlano di mafia, camorra e cose più vicine; quella dei braccialetti rossi è piaciuta tanto ai giovani, poi vennero le sudamericane mi ricordo Mama Linda; hanno avuto successo perché erano una novità, prima solo il Lascia e Raddoppia che andavamo a guardarlo dagli amici. Durante il giorno non trasmettevano niente, i primi tempi anche dopo cena non l’accendevi tanto anzi, in certi posti il prete aveva preso una sala e ci aveva messo dentro la televisione, si andava tutti li. Poi nel pomeriggio i cartoni animati per bambini, iniziò Raffaella Carrà con quei fagioli da contare all’ora di pranzo; con le telenovela abbiamo cominciato a guardare la televisione molto più di prima, dopo una puntata si voleva arrivare fino alla fine e son furbi gli sceneggiatori: finisce sempre con qualcosa in sospeso, quello ferito, l’altro che aspetta un figlio e allora vuoi vedere il seguito”.

LO SCENEGGIATO CULTURALE

“All’inizio c’erano teleromanzi molto culturali, famosissimo il Mulino del Po, i Promessi sposi, Le stelle stanno a guardare, la Cittadella il Conte di Montecristo, il Paradiso delle signore che era tratto da Emile Zola, mica l’ultimo arrivato; quest’ultimo ha fatto così tanto scalpore che lo stanno ripubblicando a puntate s’una rivista di oggi. Tutti i romanzi più famosi, insomma. Gli attori li prendevano di quelli bravi: Paola Pitagora, Nino Castelnuovo, Alberto Lupo, insomma erano su di grado. Le musiche belle, mi ricordo Trovaioli il maestro più famoso; li giravano in bianco e nero, non esisteva nemmeno la televisione privata. Dopo han preso attori sconosciuti, le scenografie più tirate via, non erano vestiti da soldi, anche la stoffa più scadente. Adesso addirittura si sentono solo disgrazie. Le telenovela ne parlavo con mia figlia, mi piacevano le trame perché ero giovane e si viveva un po’ nell’illusione: capitasse anche a me di trovare uno così, non l’avevo ancora il marito. Dopo mi sono sposata e lui seguiva più roba di guerra e revolverate, sicché ci s’aveva una televisione in camera e una per tutti in cucina. Quado arrivò Dallas vedevi questo che si spostava in aereo, noi s’andava in tram oppure in autobus, altro che tre case e stuoli di servitù; a me garbava anche Heidi, c’era tutte montagne, laghi, animali. Mi capitava di parlarne con altre persone, sopratutto le amiche. Ognuno diceva un po’ di critiche, hai visto quello là? C’era sempre quello cattivo e brutto, quell’altro che si davano contro. Molte sembravan favole. I buoni sapevano parlare, quelli cattivi la gelosia c’era sempre e anche la prepotenza e l’invidia. Non si parlava però quasi mai di pigrizia, nemmeno di lussuria, semmai c’era il tradimento. Di sette peccati capitali, pareva che ne fossero solo cinque. Soprattutto in quelle sudamericane. Le persone buone venivano quasi considerate sciocche, un po’ credulone, ingenue. Come se la virtù fosse un difetto”.

SOAP OPERA E PUBBLICITA’

“Le primissime sulla Rai non avevano la pubblicità, mi pare ci fosse quel siparietto di Carosello che era fatto da registi oggi anche molto famosi. Ora mentre mangi ti fanno la pubblicità di uno che prende la pastiglia della diarrea, quell’altro che sputacchia il sangue dai denti, proprio una cosa digustosa; solo il canale 23 trasmette sempre senza reclame. Le telenovele venivano chiamate ‘Soap opera’ perché c’infilavan dentro delle gran pubblicità di detersivi, però quelli che trasmettevano in televisione li pagavi di più rispetto agli altri. Oggi van soprattutto di moda le serie televisive americane o tedesche anche belle e fatte bene ma parlano di crimini, polizieschi; ti fan vedere la gente squartata, a pezzi o coi vermi là che girano. Sono un po’ impressionanti. Dettagli più macabri, se vedete gli album delle figurine dei bambini non sono più le fate come una volta, solo mostri, cose violente. Ai giovani vogliamo dire che se andassero a vedersi quei teleromanzi di una volta con una bella regia, bei dialoghi, ambientazioni, musica, recitati con esperienza, sicuramente imparerebbero qualcosa. Più che a guardar le cose di adesso. Bambini che ti mettono Bolzano in Sicilia, Palermo in Val d’Aosta, non parliamo poi dei fiumi; nel paese della musica la studi solo fino in terza media. Vengono dal Giappone per ascoltare Verdi alla Scala, uno a Milano non sa nemmeno chi fosse. Non dico indottrinarli, però un po’ di cultura male non fa. Questi sceneggiati di adesso dopo i primi cinque minuti c’è già l’assassino e la sparatoria col cadavere, ora è tutta droga, cocaina e rapimenti. Poi ci lamentiamo della gioventù violenta o ignorante, che non sa neanche la grammatica. Nemmeno i verbi riescono a coniugare. La televisione se fatta bene può contribuire a migliorare il livello culturale dei nostri ragazzi, sempre che riesci a staccarli dalla Playstation”.

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