Intelligenza Artificiale nella Pubblica Amministrazione

L’intelligenza artificiale non è più solo un ‘giocarello’ per le masse. I governi di tutto il mondo la stanno usando già da tempo nell’amministrazione della cosa pubblica. Il nostro paese ad esempio, ha fatto passi importanti nell’utilizzo di questi sistemi. L’AI sta rivoluzionando la sanità pubblica, con applicazioni globali nei sistemi di tracciamento delle malattie per monitorare epidemie. Progetti come gli assistenti virtuali dell’INPS dimostrano l’utilità operativa, il triaging dei pazienti utilizza algoritmi per determinare la priorità delle cure mediche, garantendo che i casi più urgenti ricevano attenzione immediata. L’analisi predittiva aiuta a pianificare le risorse sanitarie, prevedendo picchi di domanda e ottimizzando la distribuzione del personale medico.
Nel Piano Triennale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione 2024-2026 si trova un capitolo intero dedicato all’intelligenza artificiale, nel quale si stabiliscono anche delle regole chiare per il suo utilizzo. Prima di tutto, il principio della conoscibilità: i cittadini devono sapere che un sistema di modellizzazione sta affiancando i loro rappresentanti nelle decisioni, non può essere una scatola chiusa, inaccessibile dall’esterno. Seconda cosa, l’imputabilità: deve sempre esserci una persona responsabile delle decisioni, la macchina non deve sostituire il giudizio umano. In terzo luogo, la trasparenza: le scelte dell’AI devono essere verificabili, comprensibili, permettendo ai cittadini di capire perché è stata presa una determinata decisione; in ogni caso, la responsabilità ultima rimane alle singole amministrazioni pubbliche che utilizzano questi sistemi. L’Agenzia per l’Italia Digitale ha un centinaio di progetti implementati da sistemi di Intelligena Artificiale in altrettante organizzazioni pubbliche sul territorio nazionale, principalmente in ambiti come chatbot (60%), gestione dati (24%) ed efficienza operativa (42%). Questi numeri mostrano che l’AI nella pubblica amministrazione italiana non è più un esperimento, ma una realtà concreta.
Non solo in Italia ovviamente, siamo anzi un paio d’anni in ritardo rispetto all’agenda internazionale: la Cina ha adottato il primo regolamento specifico sull’AI generativa, entrato in vigore nel 2023, in base al quale le aziende devono sottoporre i propri algoritmi a revisioni di sicurezza e registrazione presso il governo, un approccio che combina la promozione dell’innovazione tecnologica con un forte controllo statale. Singapore ha sviluppato uno dei framework più completi al mondo per l’utilizzo responsabile dell’AI, il governo ha pubblicato nel 2019 il Model AI Governance Framework, aggiornato nel 2024 per includere l’AI generativa. Il paese utilizza chatbot AI su larga scala per i servizi governativi, fornendo supporto a tempo pieno in più lingue. L’AI Verify framework permette alle organizzazioni di testare i propri sistemi rispetto a diversi principi etici fondati sul principio della trasparenza, dell’equità e della sicurezza.
Anche in Europa s’inizia a ragionare in termini di integrazione delle Intelligenze Artificiali nell’amministrazuone della cosa pubblica, nel 2025 l’Estonia è diventata il primo paese al mondo a fornire accesso gratuito a ChatGPT Edu per studenti e insegnanti, e introducendo anche un assistente giudiziario per le cause civili di valore inferiore a 7.000 euro. Il sistema permette di risolvere rapidamente contenziosi che altrimenti richiederebbero mesi, ma delega parte dell’analisi a sistemi di modellizzazione; la piattaforma X-Road, che collega i servizi digitali governativi, abilita l’uso di chatbot AI per operazioni come dichiarazioni dei redditi o rinnovi di licenze.
Negli Stati Uniti si parla addirittura di polizia predittiva, impiegata dal governo federale nel monitoraggio dei luoghi in cui potrebbero verificarsi determinati crimini, permettendo alle forze dell’ordine di posizionare strategicamente le pattuglie. I sistemi di gestione del traffico ottimizzano i semafori nelle principali città, riducendo i tempi di percorrenza e quindi le emissioni di inquinanti; il controllo delle frontiere utilizza a sua volta sistemi biometrici, per l’identificazione rapida e sicura dei viaggiatori, anche il rilevamento delle frodi utilizza negli Stati Uniti sistemi di modellizzazione per identificare le richieste ad alta probabilità di fraudolenza nella richiesta di benefici sociali, proteggendo le risorse pubbliche, mentre i chatbot di assistenza ai cittadini rispondono a domande frequenti notte e giorno, riducendo i tempi di attesa e liberando personale per assegnarlo a compiti più complessi.
L’impiego di questi sistemi nell’amministrazione pubblica e nel dibattito politico, non è ovviamente privo di criticità: com’è noto gli algoritmi possono perpetuare o amplificare pregiudizi esistenti, portando a discriminazioni sistemiche. Per esempio, un sistema di selezione del personale potrebbe discriminare inconsciamente alcuni gruppi demografici, o determinate convinzioni politiche, se addestrato su dati storici che riflettano pregiudizi passati: per questo è indispensabile la massima trasparenza, anche nell’architettura stessa dei sistemi. L’uso dell’AI richiede inoltre grandi quantità di dati, sollevando questioni sulla privacy e la protezione delle informazioni personali dei cittadini, i governi devono quindi bilanciare (cosa tutt’altro che facile) l’efficacia dei sistemi con il rispetto della privacy.
L’utilizzo delle intelligenze artificiali nei governi, non è in ogni caso più una questione di ‘se’ ma di ‘come’: non si parla di sostituire l’elemento umano nella pubblica amministrazione, ma piuttosto di potenziarlo, l’AI può liberare i funzionari pubblici da compiti ripetitivi, permettendo loro di concentrarsi su attività che richiedano empatia, creatività e giudizio umano. Il futuro della pubblica amministrazione sarà quindi caratterizzato da una collaborazione sempre più stretta tra intelligenza artificiale e intelligenza umana, a prescindere dai bias cognitivi e dai pregiudizi intorno all’apocalisse tecnologica di cui si sente parlare dai più recalcitranti all’innovazione.
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