L’effetto-frullatore dell’AI sul tuo stile

Quest’ansia continua per la semplificazione linguistica inizia a diventare un po’ irritante: quando chiedi a un LLM (chiamalo pure AI o come ti pare) di suggerirti l’editing di un testo, ha sempre questa spaventosa tendenza a infilarci un sottotitolo ogni tre blocchi, come se il lettore fosse uno stupido che non è in grado di leggersi due o tre pagine complete senza aggrapparsi allo scoglio di un sottotitolo. Ma lasciamo questi lettori liberi di navigare tra le nostre parole in piena libertà, perbacco! Permettiamo loro di godersi le passeggiate nei boschi narrativi, come le chiamava Eco, non esageriamo con le guide alla lettura; se trattiamo chi legge i nostri scritti come dei minorati mentali, pian piano col tempo rischiano di diventarci davvero! Perbacco, poniamoci obiettivi un po’ più alti.
Questo non vuol dire che non sia utile servirsi di un LLM, per carità lungi da me opporsi a progresso della scienza e della tecnica. Al contrario, quando gli presenti il tuo lavoro ti dà sempre una serie di impressioni che provengono da una modellizzazione estrema e questo è positivo, ma non per l’obiettivo che tende ad appioppargli la maggior parte degli utenti: questi sistemi sono utili proprio perché segnalano dov’è la standardizzazione e quindi, paradossalmente, aiutano a evitarla senza perdere quella fluidità necessaria al lettore per seguire il discorso. Possiamo quindi avventurarci anche per strade un po’ più impervie. Serviamoci serenamente della tecnologia, ma non lasciamoci utilizzare da essa.
Quando accetto di approfondire una sua proposta, il sistema rimane sempre favorevolmente impressionato da come l’ho rielaborata ed è anche in grado di spiegarmi cosa vi ho aggiunto, come l’ho migliorata, con quale strumento linguistico, quale specifica parola, quale parallelismo, quale figura retorica: il sistema comprende la superiorità della scrittura umana, può riconoscerla, non è in grado di emularla ma solo di ‘scimmiottarla’ e questo non dobbiamo considerarlo un difetto. Non velocizza il lavoro, può solo risparmiarci qualche vicolo cieco e quindi aiutarci a percorrere strade cui non avevamo pensato, che non avevamo visto ma che erano già lì, sotto i nostri occhi, prima che il sistema fosse inventato.
Noi scriviamo meglio di qualsiasi LLM e questo il sistema lo sa. E’ una semplice riflessione che vuol portare testimonianza pratica, utile a tutti quelli che si stanno facendo lobotomizzare lo stile da strumenti che, dove usati male, diventano letali per la lingua, per la lettura stessa, frullano tutto in un minestrone indifferenziato che fa male alla letteratura. Poniamoci sempre obiettivi più alti, non lasciamoci annegare nelle paludi della semplificazione, dalle quali è poi terribilmente difficile riemergere. Questo vale per chi scrive, ma anche (forse più ancora) per chi legge.
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