Una poesia per la Torre della Garisenda. Bologna.

bologna due torri
Le due torri di Bologna

La Torre della Garisenda

Poesia di Federico Berti

Mill’anni son che venne costruita,
da allora quasi diventò una moda
far la più alta e meglio rifinita:
come un pavone, drizza la sua coda
che verso il cielo prepotente svetta,
e del pennacchio suo ciascun si loda.
Chi la vuol larga, chi la vuole stretta,
chi se la fa firmare dal poeta,
ognun la sua ritiene più perfetta.
Ma il ciel che savio la superbia veta,
se una di quelle si fa troppo ardita,
abbatte tutta quanta la pineta.

Le Torri di Bologna

Ne vediamo soltanto due ancora in piedi e tanto si parla della più sfortunata, la cosiddetta ‘torre mozza’ che per un cedimento del terreno sprofondò di almeno venti metri nel sottosuolo della città. Ricordiamo infatti che Bologna è costruita s’un reticolo di navili che ne attraversano le fondamenta, appartiene alle città d’acqua come Venezia e Comacchio. Non tutti sanno che in realtà le due torri ormai simbolo della città da quando il barone Franchetti le donò al Comune trasformandole in bene monumentale pubblico, erano un tempo solo minima parte di uno skyline ben più vasto. Dopo l’anno mille infatti si diffuse una moda, ogni famiglia voleva la sua torre tanto che la città nel XIII secolo ne contava almeno un centinaio. Per questo la chiamavano ‘turrita‘ Nelle rappresentazioni antiche si possono vedere tutte queste costruzioni, col tempo rovinate in parte e infine abbattute. Leggenda vuole che la più alta di queste fosse stata addirittura trasportata da un quartiere all’altro intera, senza nemmeno smontarla, attraverso un sistema degno della più alta ingegneria. Erano un simbolo di prestigio e di potere, ma costituivano anche un sistema difensivo importante al tempo della lotta per le investiture quando le famiglie notabili erano divise in fedeli al papa e all’imperatore. La maggior parte venne distrutta durante l’epoca delle crociate, le rimanenti furono utilizzate nei secoli a venire come carceri, abitazioni e magazzini, le ultime vennero demolite insieme alla cerchia muraria nella prima metà del ‘900.

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