La sposa del torrente. Leggenda di Aposa

Federico Berti, La sposa del torrente, Beguine in Do

Aposa

La sposa del torrente
Testo e musica di Federico Berti

Edizioni Valter Colle / Ossigeno Srl
Scarica lo spartito musicale

Dove sei sta’ ier sera
dimmi pur
o figlio mio gentil
dove sei sta’ ier sera

In armi al chiar di luna
me ne andai
a caccia del cinghial
in armi al chiar di luna
mi sento di morir

Aposa
quanti pesci nel mare
quanti uccelli volare
hai veduto passar
il tuo corpo
quel sorriso velato
il tuo canto ispirato
non potrò più scordar

Aposa
era tutto diverso
un tesoro sommerso
hai mostrato al mio cuor
più non resta
che una veste di seta
questo ponte di pietra
non lo puoi più spostar

Chi hai visto al chiar di luna
dimmi pur
o figlio mio gentil
chi hai visto al chiar di luna

La sposa del torrente
ritrovai
recisa come un fior
la sposa del torrente
mi sento di morir

Aposa
quanti pesci nel mare
quanti uccelli volare
hai veduto passar
il tuo corpo
quel sorriso velato
il tuo canto ispirato
non potrò più scordar

Aposa
era tutto diverso
un tesoro sommerso
hai mostrato al mio cuor
più non resta
che una veste di seta
questo ponte di pietra
non lo puoi più spostar

Il frate domenicano Leandro Alberti, cui è intitolato un viale nel quartiere Mazzini di Bologna, scrive nel 1599 nell’ Histoire della sua patria di una mitica Aposa moglie del valoroso Fero, partita dalla Scizia ovvero dalle steppe dell’Asia Centrale, attraversando il Mar Nero per sbarcare sul delta del Po negli anni seguenti al Diluvio Universale, quando il benessere e la crescita demografica spinsero gli abitanti di quelle regioni a cercare nuove terre dove stabilirsi. Giunti nella zona dove oggi sorge la città di Ravenna, marito e moglie proseguirono fino a una regione tra il corso del Reno e quello del Savena, per insediarvisi e coltivare la terra.

Negli anni la famiglia prosperò e i nipoti dei due immigrati costruirono nuove abitazioni, creando un piccolo villaggio, ma un giorno l’ormai anziana donna si ritrovò ad annegare nel torrente in un’afosa giornata estiva, così il marito diede il suo nome al corso d’acqua, che da allora si chiama per l’appunto Aposa. Questo torrente esiste ancora, attraversa Bologna passando sotto piazza San Martino, le due Torri, piazza Minghetti. A questa leggenda tardo medievale mi sono ispirato per dedicare una canzone al comitato Salviamo il Navile,  interlocutore delle istituzioni amministrative per la cura delle vie d’acqua sotterranee che tanto valore non solo storico, ma anche urbanistico, hanno per la nostra città.

La leggenda rinascimentale di Aposa riassume in modo efficace lo stato attuale degli studi archeologici sul territorio bolognese, nei quali è ormai condivisa l’ipotesi di un’evoluzione graduale dall’età del bronzo alla storica Felsina di epoca pre-romana attraverso la cultura delle terramare e la civiltà Villanoviana, come spiegato più diffusamente in questo articolo. Nelle origini più antiche di Bologna si trova dunque un profondo rapporto con le acque sotterranee che ne farà una potenza commerciale in età medievale, in competizione con la stessa Repubblica di Venezia, tracciando così una linea di continuità dalle origini ai giorni nostri. La vicenda di Aposa contiene un ammonimento: l’acqua può dare la vita, ma può anche toglierla. Così il romantico Alfonso Rubbiani attribuiva agli antichi popoli che abitavano questa terra la profezia secondo cui il torrente che prende il nome dall’antica regina avrebbe distrutto Bologna.

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