Spartaco e la repubblica degli uguali.

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  • Le rivolte degli schiavi nell’antica Roma, misero in discussione l’economia schiavile in sé, o furono solo motivate dalla volontà di riscatto contro l’oppressione? Quanto peso vi ebbe l’eredità delle guerre sociali, le lotte dei fratelli Gracchi per la riforma agraria e l’ideale di uguaglianza promosso dal nascente stoicismo? Quanta influenza avranno a loro volta sul dottrina antischiavile dei primi cristiani?

La rivolta degli schiavi

Spartaco e i suoi seguaci, durante la loro rivolta contro Roma, crearono una repubblica indipendente basata sulla democrazia e sull’uguaglianza tra i suoi membri. La repubblica di Spartaco aveva un senato, un consiglio dei comandanti militari e un’assemblea popolare, e fu in grado di governare con successo alcuni territori della Campania per un breve periodo. Il senato, composto dai leader della rivolta, era responsabile di prendere le decisioni politiche e di gestire l’amministrazione della repubblica. Il consiglio dei comandanti militari, invece, era responsabile di coordinare le attività militari dei ribelli e di decidere le strategie da adottare contro l’esercito romano. L’assemblea popolare era invece composta da tutti i membri della repubblica, schiavi e liberti, che avevano il diritto di votare e di partecipare alla vita politica della comunità. La repubblica di Spartaco sembra aver cercato di creare una società basata sulla libertà, sull’uguaglianza e sulla giustizia sociale, anche se le fonti storiche disponibili sono limitate e non consentono di avere una visione completa dell’organizzazione politica, sociale ed economica della comunità creata dai ribelli durante la loro rivolta contro Roma. Sappiamo però che riuscì a mettere in piedi una struttura sociale basata sull’abolizione della schiavitù e sull’uguaglianza tra i suoi membri. Tutti i partecipanti alla rivolta erano considerati uguali e avevano gli stessi diritti e doveri all’interno della comunità. Inoltre, sembra che la repubblica di Spartaco abbia cercato di promuovere una forma di giustizia sociale che garantisse una distribuzione equa delle risorse e delle ricchezze tra i membri della comunità.

La repubblica di Spartaco

Durante la sua breve esistenza, la lega di Spartaco non governò solo sui rivoltosi, ma anche sugli altri cittadini liberi che vivevano nei territori da essa controllati. Tuttavia, le fonti storiche disponibili non forniscono informazioni precise su come i ribelli trattassero gli altri abitanti dei territori che avevano conquistato. Secondo alcuni storici, la Repubblica di Spartaco cercò di creare una società basata sulla libertà, sull’uguaglianza e sulla giustizia sociale, altri studiosi invece ritengono che i ribelli possano aver trattato gli altri cittadini con la stessa brutalità con cui erano stati trattati loro stessi come schiavi. Si tenga presente che la repubblica esistette solo per un breve periodo di tempo e non ebbe l’opportunità di sviluppare appieno il suo programma politico e sociale. Inoltre, la lotta per la sopravvivenza potrebbe aver impedito ai ribelli di concentrarsi sulla creazione di una società più equa e giusta. È possibile che la Repubblica di Spartaco abbia avuto rapporti altalenanti con gli altri cittadini dei territori da essa controllati, a seconda delle circostanze. Ad esempio, in alcune aree i ribelli potrebbero aver ottenuto il sostegno degli abitanti locali, incontrando in altre ostilità e resistenza. Pur essendo rimasta in piedi solo pochi mesi, il suo esempio e la sua lotta per la libertà e l’uguaglianza ispirarono molte altre rivolte e movimenti di liberazione in futuro.

L’eredità delle guerre sociali

Purtroppo, a causa della mancanza di fonti storiche affidabili non siamo in grado di ricostruire con precisione la formazione politica e le idee che hanno ispirato. Non sappiamo, ad esempio, se avesse una vera e propria ideologia politica o se le sue azioni fossero principalmente motivate da una volontà di liberazione personale e di vendetta contro i suoi oppressori. Tuttavia, alcuni storici hanno avanzato alcune ipotesi su possibili influenze ideologiche sulla figura di Spartaco. Alcuni hanno suggerito che il ribelle schiavo potrebbe aver avuto dei contatti con gli Stoici, una scuola filosofica che predicava l’uguaglianza tra gli uomini e la necessità di agire secondo la ragione e la virtù. Altri studiosi hanno invece ipotizzato che Spartaco potrebbe aver subito l’influenza di movimenti politici e sociali dell’epoca, come i Gracchi, che si battevano per la redistribuzione delle terre e l’abolizione della schiavitù. Tuttavia, non vi sono prove concrete a sostegno di queste teorie.

I fratelli Gracchi e la riforma agraria

Sappiamo del resto che i Gracchi avevano combattuto per l’uguaglianza sociale e politica nella Repubblica romana mezzo secolo prima della rivolta di Spartaco, per cui le loro idee non erano senz’altro sconosciute. Tiberio Gracco fu tribuno della plebe dal 133 al 132 a.C., mentre suo fratello Gaio Gracco fu tribuno della plebe dal 123 al 121 a.C. Tiberio Gracco si impegnò per la riforma agraria, cercando di limitare la concentrazione di terre nelle mani di pochi grandi proprietari terrieri e di distribuire le terre demaniali ai cittadini poveri. Gaio Gracco, invece, si batté per la riforma politica, cercando di ampliare il diritto di voto e di garantire l’accesso alle cariche pubbliche anche ai cittadini poveri. Entrambi i fratelli furono assassinati, ma in realtà promuovevano la redistribuzione delle guerre e una lotta alle diseguaglianze, non attaccarono mai frontalmente l’economia servile. Qualcuno suggerisce che Spartaco e i suoi seguaci stessero lottando per la loro libertà personale e contro l’oppressione dei loro padroni romani, piuttosto che per una completa abolizione della schiavitù in sé. Ci sono anche prove che alcuni degli schiavi ribelli di Spartaco desiderassero diventare padroni di altri schiavi, il che suggerisce che la rivolta non era motivata esclusivamente dall’idea di porre fine all’istituzione della schiavitù. Tuttavia, ci sono anche alcune fonti che suggeriscono che Spartaco avesse una visione più ampia e che volesse lottare contro l’oppressione in generale.

Orazio e Lucrezio

Orazio ha parlato delle rivolte servili nelle sue Epistole, pur non citando direttamente Spartaco e scrivendo mezzo secolo dopo di lui, sostenne che alcuni degli schiavi ribelli avessero in realtà fame di vendetta e saccheggi, che aspirassero a vivere loro stessi come padroni, un’interpretazione dell’insurrezione che potrebbe essere del resto influenzata dall’ideologia aristocratica secondo cui la rivolta era stata solo motivo di disordine sociale, violenze e crudeltà. D’altra parte Lucrezio aveva descritto le insurrezioni degli schiavi come un esempio dell’instabilità sociale e della rovina che possono derivare dall’ingiustizia e dalla disuguaglianza, criticando la schiavitù e sostenendo che tutti gli esseri umani dovrebbero essere liberi. Mancavano ormai pochi decenni alla nascita della religione che per prima metterà in discussione l’economia schiavile in quanto tale, il Cristianesimo. Se dunque non possiamo documentare la formazione politica e le convinzioni di Spartaco e dei suoi compagni, tuttavia è innegabile che l’esperienza stessa delle tre guerre servili combattute dagli schiavi e dai contadini contro il potere dei latifondisti romani, in parte affiancati dai tribuni della plebe che chiedevano riforma agraria e giustizia sociale, confluiranno di lì a poco nella radicale messa in discussione della schiavitù come istituzione, cosa che nemmeno Pitagora, Platone e Aristotele si erano spinti a fare.

Letture consigliate:

  • Appiano Alessandrino, Le guerre civili de’ Romani, Tradotte dal greco dall’abate Marco Mastrofini, già pubblico professore nel seminario di Frascati, Roma, Vincenzo Poggioli, 1826, Open source edition
  • Sallustio, La guerra Giugurtina, Milano, Garzanti, 2007
  • Cassio Dione, Le Istorie romane. Tradotte da Giovanni Viviani, Milano, Sonzogno, 1823. Open Source Edition
  • Rosa Luxemburg, Il programma di Spartaco, Manifesto Libri, 1995
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