Figurae mentis. Immagini mentali e attività cognitive.

Dalla filosofia alle neuroscienze

Il concetto di figura mentis è stato oggetto di studio in ambito filosofico, psicologico, pedagogico e letterario. Aristotele, Platone e Cicerone nell’Antica Grecia e a Roma si interessarono all’arte della memoria e alla tecnica delle figure mentis. Nel Rinascimento, il filosofo e umanista Giordano Bruno approfondì ulteriormente la tecnica delle figurae mentis, sviluppando un sistema di mnemotecnica basato sull’utilizzo di immagini e simboli. Nel campo della psicologia, invece, sono stati numerosi gli studiosi che hanno analizzato il concetto, come ad esempio Carl Gustav Jung, che ha sottolineato il ruolo delle immagini e dei simboli nella psiche umana, o ancora Richard Bandler e John Grinder, che hanno sviluppato il campo della PNL (Programmazione Neuro-Linguistica) e utilizzato le figure mentis come strumento per migliorare la comunicazione e la memoria. In campo pedagogico, infine, l’utilizzo delle figure mentis è stato approfondito da autori come Tony Buzan, che ha elaborato una tecnica di “Mind Mapping” basata sull’utilizzo di mappe mentali e di figure per organizzare le informazioni in modo più efficace e creativo. In sintesi, il concetto di figura mentis è stato oggetto di studio e di applicazione in numerosi campi disciplinari, dimostrando la sua efficacia nell’agevolare la memorizzazione e la comprensione delle informazioni, nonché nell’incoraggiare la creatività e l’immaginazione.

L’arte della memoria di Amelia Francis Yates

Uno dei testi più completi sulla storia e l’utilizzo delle figurae mentis è “The Art of Memory” di Frances Yates. Pubblicato per la prima volta nel 1966, il libro rappresenta ancora oggi uno dei riferimenti fondamentali per la storia della mnemotecnica e delle tecniche di memoria. In questo libro, Yates ripercorre l’evoluzione delle tecniche mnemoniche dall’Antica Grecia fino al Rinascimento, con particolare attenzione alle figurae mentis e alla loro utilizzazione nelle arti liberali, in campo giuridico e teologico. La studiosa inglese mette in luce il ruolo fondamentale che queste tecniche hanno avuto nell’organizzazione della conoscenza e nella formazione della cultura occidentale. Il testo di Yates è particolarmente interessante perché offre una prospettiva storica e culturale sulla figura mentis e sulle tecniche di memoria in generale, seppure presenta il limite di non essere scritto da una mnemonista, partendo cioè da un’esperienza pratica nel settore. La Yates ricade nella vecchia questione del misticismo e della ‘magia’, una questione che oggi si ritiene per lo più superata. Il suo testo rimane tuttavia il principale punto di riferimento dal punto di vista della storia antica in modo particolare.

Le scienze cognitive contemporanee

L’uso delle figurae mentis e delle tecniche mnemoniche in genere è stato oggetto di studio anche da parte delle neuroscienze, che hanno cercato di comprendere i meccanismi neurali sottostanti a queste pratiche e di valutarne l’efficacia. Tra i ricercatori che si sono dedicati a questo campo di studi, possiamo citare il neurologo americano Oliver Sacks, autore del libro “L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello”, che ha indagato le relazioni tra memoria, immaginazione e creatività. Altri autori che hanno approfondito il tema delle tecniche mnemoniche includono i neuroscienziati Richard Restak e Eric Kandel, premio Nobel per la medicina nel 2000, che hanno studiato i processi cognitivi e le basi neurali della memoria. Inoltre, anche la psicologia cognitiva ha dedicato attenzione alle tecniche mnemoniche, esplorando i meccanismi di codifica, elaborazione e recupero delle informazioni. Ad esempio, la ricerca ha dimostrato che l’uso di immagini mentali e di associazioni significative può favorire il recupero delle informazioni memorizzate e migliorare le performance mnemoniche. Inoltre, l’uso di tecniche mnemoniche è stato associato a una maggiore attivazione di aree cerebrali coinvolte nella rappresentazione visiva e spaziale delle informazioni, come la corteccia parietale e temporale. In generale, gli studi sulle tecniche mnemoniche suggeriscono che queste possono rappresentare un valido strumento per migliorare la memoria e le attività cognitive in generale.

L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello

Il libro “L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello” di Oliver Sacks esplora le relazioni tra memoria, immaginazione e creatività, analizzando casi clinici di pazienti affetti da diverse patologie neurologiche. Sacks studia i meccanismi neurali sottostanti alla memoria, alla percezione e alla rappresentazione mentale, evidenziando come questi processi possano essere influenzati da fattori psicologici e sociali. Il libro mostra come l’uso di tecniche mnemoniche e di immagini mentali possa migliorare la memoria e la capacità di apprendimento, e come la creatività possa essere stimolata dalla capacità di associare idee e immagini in modo originale e inaspettato. In generale, il libro di Sacks invita a riflettere sulla complessità della mente umana e sulla sua capacità di adattarsi alle sfide della vita quotidiana, nonostante le difficoltà e le malattie che possono colpire il cervello. Sacks suggerisce che la comprensione delle funzioni cognitive e delle disfunzioni cerebrali può aiutare a sviluppare nuove strategie terapeutiche e educative, che possano migliorare la qualità della vita dei pazienti e delle persone in generale. In sintesi, il libro di Sacks rappresenta un’importante testimonianza della ricerca scientifica nel campo della neurologia e della psicologia cognitiva, e una riflessione sulla natura dell’esperienza umana e della creatività.

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