Sessismo implicito in Maupassant

Guy de Maupassant pubblica I gioielli nel 1883 sul quotidiano francese ‘Gil Blas’, firmato con lo pseudonimo di Maufrigneuse. Ambientato nella Parigi del XIX secolo, narra la storia del signor Lantin, un modesto impiegato che sposa una giovane donna apparentemente virtuosa, la cui morte rivela una doppia vita e un patrimonio di gioielli preziosi, contrariamente alle sue apparenze di semplicità e modestia. Riletto al giorno d’oggi, presenta una serie di stereotipi e luoghi comuni sessisti che erano sicuramente propri del suo tempo, ma che non tutti vi battevano sopra con tanta ricorrente ironia come Maupassant.

Al lettore contemporaneo quei luoghi comuni suonano problematici, rivelatori di una visione decisamente patriarcale della donna, il cui ruolo sembra che debba essere definito principalmente dal suo ruolo di moglie o madre e dal valore che apporta all’uomo attraverso la gestione domestica e finanziaria della famiglia. La giovane sposa, orfana di padre e portata in città dalla madre per un ‘buon matrimonio’. Il signor Lantin è soddisfatto di lei perché tiene la casa e fa quadrare i conti, riducendo in pratica la donna a una servetta domestica il cui valore è misurabile in termini di efficienza economica e sacrificio personale. Questa visione strumentalizza la figura femminile, relegandola a un ruolo subalterno e funzionale all’uomo, senza riconoscere la sua autonomia o complessità.

Un altro stereotipo sessista nel racconto è il giudizio negativo rispetto alla passione della moglie per il teatro, considerata un “vizio” deprecabile: pregiudizio diffuso nell’Ottocento, secondo cui la frequentazione del teatro da parte delle donne si associava alla trasgressione della morale dominante. Il piacere della moglie per i gioielli, ritenuti falsi dal marito e considerati un inutile vezzo, è un ulteriore stereotipo che associa la donna per bene alla modestia e alla frugalità, escludendo la possibilità che possa desiderare adornarsi o esprimere sé stessa attraverso l’apparenza. Il fatto che i gioielli si rivelino autentici e che la moglie abbia mantenuto una doppia vita con uno (o più) uomini facoltosi alimenta la narrazione della donna come ingannatrice e traditrice, confermando le dicerie negative.

La scoperta della doppia vita della moglie e la presa in giro da parte del gioielliere e dei suoi commessi contribuisce a consolidare stereotipi di genere basati sulla sfiducia e sulla misoginia, tipici della società patriarcale dell’epoca.

Qualcuno potrebbe obiettare che questa visione della donna nella società fosse uno standard condiviso, ma non dobbiamo commettere l’errore di generalizzare. Non dimentichiamo che al tempo di Maupassant la letteratura europea aveva già prodotto personaggi femminili di ben altra consistenza, pensiamo anche solo alla narrazione pedagogica proto-femminista di Madame D’Aulgny nella Francia del Settecento, a figure come Artemisia Gentileschi e altre donne ribelli al pensiero dominante, o nell’Ottocento le arttaglie in Russia per l’istruzione e l’autonomia economica femminile, con l’istituzione di corsi universitari per donne a San Pietroburgo. Le prodi attiviste di Maksim Gorkyj sono del 1905, le solitarie donne di Ada Negri sono di dieci anni successive.

Insomma non mancavano modelli narrativi diversi dai luoghi comuni in cui è caduto Maupassant in questo suo breve racconto, dove peraltro la visione stessa della donna frivola, traditrice, la cui indipendenza viene associata all’adulterio, risulta centrale al meccanismo narrativo (senza che l’autore prenda le distanze dal pregiudizio), muove la peripezia stessa del protagonista e il brusco rivolgimento nel finale, quindi svolge una parte attiva e di prim’ordine nell’economia del racconto.

Possiamo dunque affermare che sì, nei ‘Gioielli’ di Maupassant è sottesa una prospettiva implicitamente sessista, della quale sulle prime il lettore nemmeno si avvede, portato com’è a divagare dall’intreccio. Non viene quasi percepita, non sale alla coscienza, ma memorizzata dal lettore agisce in profondità: può essere utile oggi, nel rileggere questa piccola perla – che tale rimane indiscutibilmente, per la pregevole costruzione dei personaggi, delle ambientazioni, delle sequenze narrative – riconoscere questi aspetti, per poterli valutare in modo critico e consapevole.

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