La Tigre e il Pappagallo. Favola, poesia. Storie di animali.
Favola, poesia. Storie di animali
di Federico Berti
Si posa, in quel momento, un pappagallo,
s’una grande mangrovia appollaiato ,
la cresta rossa e il lungo becco giallo
Spende, la tigre allor, l’ultimo fiato:
“Liberami la gola, te ne prego,
col becco tuo, dall’osso conficcato!”
Ma l’altro: “Qui lo dico e qui lo nego:
non salverò, chi uccise i miei parenti,
del tuo destino ingrato, me ne frego!”
Morì, la belva, digrignando i denti,
contorta nel suo ultimo ruggito,
menando all’aria inutili fendenti.
La storia insegna, a chi non l’ha capito:
non merita il perdono dei clementi
colui che sugli inermi s’è accanito.
La favola del Lupo e dell’Airone
Se hai letto le altre 15 favole di questa raccolta, saprai che solitamente le invento reinterpretando in chiave allegorica i fatti reali della cronaca. Stavolta mi sono invece ispirato a un classico di Esopo, la storia del lupo e dell’airone, rivista poi da Fedro sostituendo l’uccello con una gru e molto popolare durante il medioevo. Il pittore Giacomo da Cardone di Montecretese la eresse a metafora della propria disavventura con il Sant’Uffizio, dopo essere scampato per un soffio al supplizio.
Una storia attuale, che ho voluto reinterpretare con finale a sorpresa. Mentre nel classico racconto greco e latino l’uccello accetta di liberare il predatore dall’osso conficcato in gola, in questa versione si rifiuta di farlo, perché non merità compassione o clemenza chi si scaglia con ferocia contro gli inermi. Una morale forse poco ‘cristiana’, ma molto realistica, espressione del nostro tempo.