Proverbi sul Cielo. Ritornelli in terza rima

A che ti serve mai la conoscenza
del cielo sconfinato e della terra,
se non migliora un po’ la tua esperienza?

Al gran collegio in assemblea riunito,
l’astrologo indicava l’universo,
lo stolto non vedeva che il suo dito.

A Marzo è tutto un mettere e levare:
tra pioggia, vento, sole e nebbia fina
sette cappelli al giorno puoi cambiare.

April piovoso e Maggio ventiglioso
la chiave son dell’anno tutto intero
fanno il raccolto ricco e generoso

Chi a riparar si va sotto la frasca
non si lamenti poi del malo tempo
se prende quel che piove e quel che casca.

Colui che in sella a un palafreno alato
vola come il pensier di luce in luce
partito non è mai né ritornato.

Dal cielo aspetta quella mente tocca,
che piovano uva passa e fichi secchi
e che le cada lo spumante in bocca.

Dal cielo la risposta invano attende
colui che non sa porre il suo quesito,
chi cerca trova e chi domanda intende.

E inutile contar gli uccelli in volo,
non incolpar la furia del maestrale,
perché non piove con un vento solo.

Iddio non fa contratti a locazione:
la terra che promette ai suoi figlioli,
è il cielo che sovrasta ogni nazione.

Il ciel non ha pretese di buon gusto,
fa quel che gli compete per natura,
la neve cade sempre al posto giusto.

Il cielo a Marzo è il culo d’un bambino:
non puoi saper quanto rimane asciutto
né quando gli s’inzuppa il pannolino.

La mala pioggia quando vien tardiva
si carica di fulmini e saette
e saettando infuria più cattiva.

L’arcobaleno quando vien di sera
porta bel tempo all’alba conseguente,
diluvia se l’arcata è mattiniera.

L’erba non cresce sull’arcobaleno:
l’allodola, che vola tanto in alto,
ha il nido ben piantato nel terreno.

Non aspettar le prime nevicate
per ripulir la canna del camino,
pensa all’inverno quand’è ancora estate.

Non dura a lungo il cielo cristallino,
chi fa Natale al sole certamente
farà la Pasqua al fuoco del camino.

Non far come la piuma passeggera
che sballottar si lascia pigramente
e vola come rondine leggera.

Non ti fidare mai del marinaio
che sputa al sole, soffia contro vento
e pesta la sua ombra nel mortaio.

Osserva il cielo al terzo dì aprilante
quel ciel che vedi tientelo per detto,
sarà quaranta giorni perdurante.

Piove sul fango, piove sullo spino
ma l’acqua che ti piove dentro casa
quell’acqua stessa innaffia il tuo giardino.

Prima che il temporal bagni le strade
stura le fogne e ripulisci il fiume,
che a furia di tuonar qualcosa cade.

Quando il cammino si fa lungo e incerto
sempre devi seguir la stessa stella,
se vuoi veder la fine del deserto.

Quando in ottobre il tempo sembra bello
non ti fidare mai dell’apparenza
e non scordarti di portar l’ombrello.

Quel sole rosso all’orizzonte anelo,
foriero di speranza in un domani,
senza quei nembi cupi su nel cielo.

Se i tuoi covoni sono ben legati
e hai riparato il tetto del fienile,
del vento non temere gli ululati.

Seminator di vento e di tempesta
violento lo travolga il fortunale,
l’ira del ciel terribile e funesta.

Stella nel ciel non fu così spendente,
né perla in mar fu mai più cristallina
del volto d’un bambino sorridente.

Tutti lo san che l’acqua, il ghiaccio e il gelo,
che il vento muove tra le nubi inquiete
non stanno volentier lassù nel cielo.

Vento di Marzo, vento prediletto
che scuote la corolla al primo fiore
e spande intorno il seme benedetto.


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