L’aggancio con la realtà. Narrazione combinatoria. Lezione n.02

L’aggancio con la realtà

Narrazione combinatoria
Articolo di Federico Berti

La motivazione al gioco

Nella prima stesa avevamo preso confidenza col racconto ‘implicito’ nelle relazioni tra numeri e simboli riprodotti sopra agli undici tarocchini dei sogni estratti a caso dal mazzo. Come si è detto in passato, avremmo potuto impiegare a tale scopo qualsiasi altro sistema ordinato di simboli normalmente adottato nella divinazione e nella mantica, dai tarocchi marsigliesi o bolognesi agli esagrammi dell’I Ching, persino la segnaletica stradale potrebbe in teoria assolvere allo scopo. L’importante è non confondere mai il livello della realtà con quello della fantasia e restare sempre coscienti che si tratta di un gioco, un addestramento dell’immaginazione. Il futuro solo il cielo lo sa. In questa seconda fase andremo a definire l’altra storia implicita, quella che si trova sul piano della realtà. Possiamo esserne o meno i protagonisti, o farne parte come personaggi secondari, ma può essere in teoria qualsiasi altra situazione relativa anche a persone con cui non abbiamo rapporti diretti. Potremmo trovare un aggancio con la realtà anche in un articolo della cronaca nazionale o regionale, o in un fatto raccontato da qualcuno, o ancora in una barzelletta, in un romanzo, una poesia, un libro che abbiamo letto, un mito o una leggenda, una favola, una novella esemplare. A offrire il necessario aggancio con la realtà può essere qualsiasi elemento anche figurativo, come un quadro, una statua, o musicale come una canzone, una suonata, una sinfonia. Qualunque sia il nostro aggancio, in questa seconda fase il nostro obiettivo primario dev’essere quello di sovrapporlo alla mappa mentale che avevamo tracciato nella prima stesa, ovvero alle dinamiche ritrovate nell’albero sefirotico e alla sequenza dei nodi ricavati dalle relazioni tra numeri e simboli.

Libera associazione.

Nel definire e circoscrivere il collegamento con la realtà possiamo prendere in considerazione elementi personali e sovra-personali, nel nostro caso l’invito da parte di un potenziale finanziatore a scrivere un romanzo ambientato specificamente nel territorio dell’Appennino Bolognese, a scopo di promozione turistica, ambientato durante l’emergenza pandemica del 2020. A questo invito viene a sovrapporsi un fatto di cronaca locale, quando nel capoluogo vennero sanzionati dei senza fissa dimora per non aver potuto osservare l’obbligo di isolamento fiduciario nel domicilio che evidentemente non possedevano, vicenda a sua volta collegata all’iniziativa del panaro solidale che ha coinvolto alcuni saltimbanchi napoletani, salita poi agli onori della cronaca internazionale. Questo secondo elemento richiama alla mente il finale di un precedente romanzo pubblicato per la stessa committenza, nel quale il protagonista si trovava per una serie di spiacevoli coincidenze a vivere in una roulotte con pre-ingresso allocata in un campeggio locale. A sua volta, per libera associazione, quest’ultimo dettaglio mi riporta ad alcuni appunti autobiografici pubblicati in ordine sparso nel 2015, in cui si riportavano frammenti di memorie personali dalla vita seminomade in un caravan a motore, appunti rimasti incompiuti. La storia implicita nella realtà di partenza potrebbe contemplare le disavventure di uno o più personaggi residenti in un camper che vaga sperduto sull’Appennino durante il blocco della circolazione per l’emergenza pandemica, non potendo stabilirsi in una residenza stanziale, né potendo esercitare alcun mestiere a causa del blocco. Costretti a spostarsi, ma senza poter uscire dal territorio comunale.

Livelli di realtà

Prima di addentrarci nella costruzione dei personaggi e degli scenari in cui si muoveranno, proveremo a sovrapporre i due livelli di realtà, quello della prima stesa con quello della situazione iniziale con le declinazioni ricavate per libera associazione. Il pilastro centrale governato da quadri e picche ben si adatta alle conseguenze dell’isolamento sull’economia di molte famiglie, alla piccola e media impresa colpita da una crisi irreversibile, ai posti di lavoro saltati ma nello stesso tempo agli interessi di alcune elites in conflitto d’interesse, al compromesso con la politica e alle tensioni spesso violente che questa condizione ha portato fin dalle prime settimane dell’emergenza. Il re bianco sulla regina nera conteso tra un cavallo bianco e un alfiere nero, sovrastato da due torri nere suggerisce un principio di autorità debole anche al livello della politica, sotto il quale brulicano i vermi della maldicenza, della menzogna, della propaganda. Una classe politica inutilmente onesta, la cui stabilità è continuamente minata da forze disgreganti. Abbiamo poi una lieve decrescita del pilastro sinistro, quello degli affetti familiari, dell’amore e della salute, a discapito di quello destro che rappresenta il lato maschile, l’autorità violenta e impositiva, la giustizia; entrambi i lato subiscono un’improvvisa espansione che li porta a un duplice raddoppio, per poi ridimensionarsi, una bolla insomma. La preponderanza del Leone e del Sagittario fa pensare a episodi di violenza e culto della personalità, che potrebbero coinvolgere anche diversi personaggi, ma anche alla creatività e all’impegno solidale dell’Acquario, che si oppone all’egoismo individualista nella prospettiva più alta del bene comune. Dovremo tenerne conto nella creazione dei personaggi e delle ambientazioni. Lo scenario della pandemia fa dunque da necessario sfondo al racconto, eventualmente dissimulato per non ricadere nella banalità di un tema ormai inflazionato da mesi. Vedremo in che modo.

Configurazioni simboliche

Detto questo possiamo consultare i simboli nel riquadro centrale della prima stesa, per cercarvi qualche elemento che possa consentire una ragionevole dissimulazione del tema centrale. Non vogliamo cadere nella banalità di un riferimento diretto all’emergenza sanitaria del 2020, il coprifuoco e le norme straordinarie possono dipendere da qualsiasi altra motivazione che porti conseguenze equivalenti da un punto di vista puramente narrativo. Esplorando il pilastro centrale della prima stesa vi troviamo simboli come la regina nera e la regalità del cigno, il prigioniero, il salto del toro, due volte il simbolo del mago o ciarlatano affiancata da quella del microscopio, ovvero il potere occulto dell’infamia e la chiara luce del pensiero positivo, della scienza, della filosofia. Abbiamo poi una moschea, una portatrice d’acqua, il martello del giudice, il giogo dei buoi e il coro, la talpa che scava sotto terra, la moschea, la pentola che bolle. Sono tutti i segni di un’autorità centrale minacciata costantemente da forze implosive, un sistema giudiziario impotente, la crisi del metodo scientifico e del libero pensiero, soppiantato dall’irrazionalismo anti-scientista. Un vago accenno allo spionaggio e all’islam introducono il problema del conflitto religioso, che possiamo tranquillamente trasferire a qualsiasi altra religione. A dire il vero potremmo anche inventarcene una, di religione, non ancora esistente, se proprio vogliamo evitare lo scontro diretto con le chiese secolari. Ovviamente non dobbiamo prendere alla lettera queste componenti, sono solo delle suggestioni che ci serviranno al momento di descrivere scenari, personaggi e azioni. Nel pilastro sinistro si affiancano la bambola, lo sciatore, il bambino sull’altalena e i dadi a sei facce, simboli che rimandano a una dimensione ludica, ricreativa, al gioco insomma. La faraona, la saliera, le ciliege e il granchio, alla sfera culinaria, all’alimentazione. Tre simboli di morte, l’avvoltoio, il medico della peste o maschera del becchino, le piramidi, e un simbolo aereo, l’elicottero. Nel pilastro destro spicca la figura del domatore che cavalca il leone e quella del pugile, che rimandano al controllo delle pulsioni violente, un richiamo al potere economico nel baule ricolmo di tesori, nell’anello e nel mulino che macina il grano, un richiamo alla sapienza nella stella, nel mazzo di chiavi, nel tempio in rovina, e infine un ulteriore richiamo alla salute nel bastone di Ermes, la fontana della giovinezza, il mazzo di chiavi. Dunque a sinistra il gioco, la convivialità e la morte, a destra la ricchezza, la conoscenza, la salute.

Gli arcani maggiori

Queste considerazioni vengono rafforzate dalla sequenza degli arcani maggiori, al centro il Carro e il Mondo che compare ben due volte a suggerire la mobilità, ma anche una situazione non strettamente geo-localizzata, che non si limita cioè al territorio inizialmente circoscritto per il racconto, ma si attaglia in modo coerente con la posizione critica in cui si trova il carro dei saltimbanchi, costretto a muoversi per sua natura ma insieme impedito nel farlo per le limitazioni contingenti. La carta dell’Imperatore in posizione dominante e quella del Papa alla base dell’albero suggerisce il medesimo conflitto precedentemente osservato fra l’autorità politica e quella religiosa, tra il potere temporale e quello spirituale, tra lo stato e le chiese. Nel pilastro sinistro la carta del Giudizio, l’Impiccato e la Luna, rimandano a una sofferenza collegata con una sorte alterna e con l’autorità giuridica, la legge, le restrizioni. A destra invece le Stelle, la Libertà e la Giustizia, si direbbe una configurazione esattamente speculare: le due tensioni in cui si trovano i popoli, tra consapevolezza del pericolo, responsabilità di un momento critico, e comprensibile desiderio di evasione, di auto-determinazione, il conflitto fra giustizia ideale e istituzionale.

Con questo l’idea di partenza è determinata, possiamo iniziare a ragionare sugli elementi costitutivi del racconto vale a dire scenari, personaggi, azioni. Per fare questo non basteranno le sole carte, dovremo servirci anche del tabellone, tracciarvi sopra le ruote della memoria. Ne parleremo nelle prossime lezioni.

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