Artisti di strada e Covid-19. Quali prospettive? Intervista su Valnerina Online.

Artisti di strada
e covid-19. Quali
prospettive?

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domenica h.18:00

Premessa: ValnerinaOnLine APS è un’associazione che promuove la Valnerina su internet (letteralmente online) tramite azioni di varia natura, con incontri locali, con la diffusione del territorio e la promozione delle attività più artigianali e tipiche. Spesso parliamo di gastronomia, cucina e materie prime, ma oggi parleremo di arte, perché in fondo il nostro ambiente naturale si presta ottimamente per le illustrazioni di alcuni artisti. I nostri borghi sono tra i “Borghi più belli d’Italia” e alcune aree sono conosciute a livello internazionale. Pensiamo a Castelluccio o alla Cascata delle Marmore. Alcune delle piazze sono davvero speciali e i borghi, spesso con una struttura “medievale” sono davvero caratteristici.

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Intervista a
Federico Berti

Cantastorie,
uomo orchestra
da Bologna

Leggi di più, F. Berti,
Gli artisti di strada
non sono mendicanti

 Il mestiere degli artisti di strada si affaccia raramente nelle nostre aree, non abbiamo grandi folle.Come evolverà la situazione secondo te?

E’ presto per dirlo, di sicuro questa situazione lascerà un segno in tutti noi, il paese ha subìto un trauma dal quale ci vorranno probabilmente diversi anni per riprendersi. Quando sarà passata l’emergenza, ci aspetta un sistema sanitario da ricostruire, l’edilizia pubblica da adeguare, il turismo da risanare e tanti altri problemi. In tutto questo, ognuno di noi è chiamato a reinventarsi.

Quando sarà possibile tornare a fare “gruppo”?

Fare ‘gruppo’ non sarà possibile temo, almeno fino a quando non sarà stato sperimentato un vaccino contro questo brutto male. In ogni caso la distanza di sicurezza e le precauzioni che verranno di sicuro imposte, non faciliteranno le cose. Inoltre il cappello stesso è per l’artista di strada un possibile veicolo d’infezione, raccogliendo soldi toccati da tante persone diverse, guanti o non guanti. Penso che prima di un anno o due non ne verremo fuori, ma anche dopo non sarà facile, almeno per chi lavora a offerta libera.

E’ possibile fare l’artista di strada senza “folle”?

Questo è possibile senz’altro, anzi è tra le mie proposte da molti anni. Ne ho parlato a lungo nel mio libro “Gli artisti di strada non sono mendicanti”. Non è il numero di persone che hai davanti a determinare quanto guadagnerai da una sessione di strada, se per esempio hai delle pubblicazioni tue da vendere, o se riesci a motivare offerte molto generose, bastano poche persone, specialmente se ti sai guadagnare l’affetto e la stima dei cittadini tornando una volta per ogni stagione negli stessi posti, senza insistere. Paradossalmente si lavora meglio nei luoghi meno affollati, se ci si sa muovere. Nel libro dò molti consigli per chi sta iniziando ora, ma anche strategie rivolte al pubblico, alle amministrazioni comunali, per gestire i regolamenti e riconoscere l’artista ‘virtuoso’ da quello che non porta rispetto per lo spazio comune. Purtroppo anche in questo mondo ci sono le persone scorrette, gli egoisti.


One man band a
distanza di sicurezza

Un esempio di artista di strada a distanza di sicurezza. In questo video, ripresa aerea di un ritrovo privato a Castello Manservisi, Bologna, con pochissime persone.


Per molte persone la vita da artista di strada è il “lavoro principale”?

Per la maggior parte degli artisti di strada no, non è il lavoro principale, per molti anzi, non è proprio un lavoro. Diciamo pure che il cappello, lo spettacolo a offerta libera, di solito è motivato più dal desiderio di fare ricerca, provare cose nuove, trovare una propria indipendenza non solo economica. Poi ci sono i cosiddetti ‘ragionieri di strada’ per cui invece è un lavoro, talvolta il principale. Ma sono tutto sommato una minoranza.

La maggior parte degli artisti non hanno partita iva e non sono dipendenti, giusto?

Non è esatto. Per quanto mi risulta, la maggior parte degli artisti di strada che conosco lavora anche a contratto nei festival, nelle sagre e feste paesane, qualcuno in discoteca e in tante situazioni ‘borderline’, comprese le pubbliche amministrazioni che oltre tutto adesso richiedono fatturazione elettronica obbligatoria. Non solo, ma lo stesso cappello se passa i 5000 euro l’anno andrebbe dichiarato fra i redditi diversi e comporta persino degli oneri fiscali. Anche di questi argomenti parlo nel libro “Gli artisti di strada non sono mendicanti”, dove indico anche i riferimenti legali per chi vuole approfondire.


Uomo orchestra senza folle

L’idea che per fare l’artista di strada siano indispensabili grandi folle è in realtà un luogo comune. Un esempio dai preparativi di festa popolare a Ca’ de Marchi, sull’Appennino Bolognese


Quindi non ricevono i sussidi “standard”.

In teoria se possiedi una partita Iva, una posizione Inps (sostitutivo Enpals) e sei in grado di dimostrare degli ingaggi nell’anno precedente, basta l’ultima dichiarazione dei redditi, puoi avere i requisiti per richiedere il sussidio. Se però fai molto cappello e serate in nero, allora potrai dimostrare un reddito estremamente basso, in quel caso penso che siano comunque previste altre forme di assistenza da parte dei servizi sociali. Inoltre non c’è solo il sussidio in denaro ma tutta una serie di normative accessorie che utili ad assorbire il colpo, si tenga presente il blocco dei recuperi crediti, dei mutui per la prima casa,dei versamenti Iva. Da noi a Bologna si è attivata anche la Caritas, con tre mensilità da 400 euro a famiglia. Considera inoltre le ridotte spese: benzina, mezzi pubblici, vestiario, stando in casa tutti quanti si risparmia moltissimo anche sulla spesa perché si dedica più tempo alla cucina, alla riparazione dei vestiti, ai lavori domestici insomma.

Come viene vista la situazione COVID da parte dell’artista in Italia?

E’ dura, specialmente per la mancanza di prospettive che al momento sta disorientando molti di noi, ma non dobbiamo lasciarci abbattere. Come ho scritto più volte anche nel libro, per un artista di strada l’instabilità è un punto di forza, siamo adattabili per definizione. Ora che non ci sono più certezze, dovremo reinventarci ognuno a modo suo, potrebbe essere anzi una nuova sfida, portare addirittura delle novità, un’occasione di crescita. Per ora siamo disperati e indubbiamente qualcuno dovrà cambiare mestiere, questo va tenuto in conto, ma non perdiamoci d’animo, rimbocchiamoci le maniche, cerchiamo di collaborare perché in queste situazioni è importante fare rete.

La situazione all’estero (da quello che sai) è migliore dell’Italia?

Guarda penso proprio di no, anzi. Qui in Italia, per quanto non manchino complottisti, disfattisti e diffamatori seriali, il governo si è comportato molto bene. Ha chiuso gradualmente e riaprirà gradualmente, per poter controllare le conseguenze di ogni cambiamento. In Inghilterra parlavano fino a due settimane fa di lasciare che il 65% dei cittadini si ammalassero, figuriamoci un po’. Germania e Francia non hanno fatto nemmeno i test, in un primo momento. Si è sottovalutato il problema, complice anche una serie di merli canterini ed errori istituzionali gravissimi, come il mandare pazienti Covid nelle case di riposo o non fermare la produzione. Ma in Italia abbiamo avuto dei buoni ammortizzatori sociali e soprattutto, una guida salda, capace di passare sopra la maldicenza e l’odio dei facinorosi. Ora quanto mai dobbiamo restare uniti.

Si può fare l’artista online?

Non può essere l’unica soluzione. A questo tema ho dedicato diversi capitoli del libro “Gli artisti di strada non sono mendicanti”. Internet è una risorsa, importante anche. Può servire per gestire ad esempio le mailing list di chi ci segue, oppure per vendere le nostre pubblicazioni senza portarci dietro quintali di libri, dischi, cataloghi. Possiamo creare anche dei format per le trasmissioni in video, collaborazioni a distanza, distribuire ad altri suonatori gli spartiti delle nostre composizioni originali. Si può fare molto usando la rete, ad esempio capire dove stanno i soldi e a quali porte bussare per ricevere dei finanziamenti, o per trovare delle sponsorizzazioni. Certo il mondo non si può chiudere in quella scatola, prima o poi una qualche apertura dovrà esserci, ma bisogna aspettare il momento di rimettere il naso fuori per capire che aria tira e reagire di conseguenza.

Per il momento, i fratelli e le sorelle del cappelo stanno adottando ognuno la soluzione che più sente nelle sue corde, tenendo presente le specificità del medium quando provano a mettere inseme un nuovo format. C’è chi ne apporofitta per comporre, per incidere nuova musica, chi suona con artisti lontani, chi disegna o dipinge in casa, chi dà videolezioni di musica, mimo, yoga o altra disciplina, chi scrive romanzi, poesie a puntate, chi legge i tarocchi, chi interpreta i sogni, chi ospita in trasmissione altri compagni di strada. Le idee possono essere tante, bisogna solo avere la forza e il coraggio di osare, provare, sperimentare. Che è poi il motivo per cui siamo qua.

Il mondo può essere pronto per gestire gli spettacoli in maniera “Virtuale” oppure la vita dell’artista di strada è speciale perché è Reale?

Tutto è possible a un artista di strada, per definizione siamo quelli che si adattano a spazi non progettati per le cose che vogliamo farci e quindi non dobbiamo spaventarci, siamo (credo) quelli che alla fine troveranno comunque una soluzione. Relazionarsi alla rete ormai è diventato quasi obbligatorio per tutti da almeno 7-8 anni, il che è teoricamente l’antitesi del lavoro sulla strada, ma finora è stato usato in modo integrativo, per creare un legame più profondo e duraturo con il pubblico della piazza. Ora purtroppo non abbiamo alternativa che sperimentare e molti si organizzano con queste dirette, sperando magari in qualche generosa offerta su Paypal. Dal mio punto di vista si può fare, ma non dobbiamo dimenticare mai la specificità dei canali che stiamo usando, non possiamo pensare di riprodurre la strada nella rete, ma possiamo creare dei nuovi format, tenendo conto del linguaggio di ogni social, delle trasmissioni che vediamo fare agli altri, quello che può e non può funzionare. Cerchiamo di mantenere alta il più possibile la qualità, diamo un po’ di regia, insomma pensiamola per bene e soprattutto, usiamo nel web le stesse regole di conseguenza civile che prima seguivamo in strada: niente divismo esasperato, niente spam, niente volgarità gratuite e così via. Se qualcosa potrà andar meglio, lo farà.

Per saperne di più:
F. Berti, “Gli artisti
di strada non sono
mendicanti”

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