Altro che occultismo! Memoria creativa nel dormiveglia.

Nel racconto “Un melodramma inedito” (1889), parte della raccolta Novelle dell’Occulto, Luigi Capuana ricama un delizioso capriccio letterario s’un fenomeno di creatività onirica, attribuito al principe Leopoldo II del Belgio. Si vuol qui riflettere sul tema proposto dall’autore dal punto di vista delle scienze neurocognitive, mettendo in luce come l’esperienza visionaria descritta da Capuana non sia da ascriversi a misteriosi fenomeni ‘occulti’, ma si possa far rientrare in un normalissimo caso di memoria creativa nel dormiveglia. La novella prende avvio da un ricordo personale del principe Leopoldo II del Belgio, mecenate del più che mai immortale Richard Wagner.

Durante un viaggio in carrozza per far visita a un letto di morte, il protagonista entra in stato di dormiveglia, dopo aver chiuso i vetri per non ascoltare gli stornelli intonati dal cocchiere (peccato, io me li sarei goduti con vivo piacere). In questa condizione liminale, il principe vive un’esperienza allucinatoria: gli sembra di assistere e addirittura dirigere un melodramma mai composto prima, nonostante la sua totale impreparazione musicale. Ho scritto impreparazione, non inesperienza, si badi: il principe era solito ascoltare dal vivo la musica del maestro Wagner, che era il suo musicista di corte, quindi ne aveva fatta ‘esperienza’, ne serbava cioè le impressioni vive. Il racconto si inserisce perfettamente nella produzione letteraria di Capuana, caratterizzata da un crescente interesse per fenomeni fantastici e occulti. L’autore siciliano stava sviluppando un nuovo filone letterario tra fantastico e fantascientifico, attraverso il quale egli si proponeva non solo di allargare i confini del narrabile, ma anche di ridefinire i paradigmi stessi del reale.

La scelta di Capuana di utilizzare come protagonista il principe Leopoldo II non è casuale. Nella realtà storica, Leopoldo II (1835-1909) fu Re dei Belgi dal 1865 al 1909 e sovrano dello Stato Libero del Congo dal 1885 al 1908. Una figura storicamente controversa a causa dello sfruttamento coloniale e gli orrori che ha prodotto. Capuana si concentra sul suo ruolo come mecenate musicale creando un interessante contrasto tra la razionalità dell’uomo di potere e l’irrazionalità dell’esperienza visionaria. Si tratta in realtà di un semplice fenomeno ipnagogico, uno stato di coscienza alterata che si verifica nel passaggio dalla veglia al sonno, caratterizzato da allucinazioni sensoriali vivide.

Durante questa fase, l’attività della corteccia prefrontale (responsabile del pensiero razionale e dell’autoconsapevolezza) diminuisce progressivamente, mentre altre aree cerebrali possono manifestare pattern di attivazione non regolati dal principio causale né dalla logica razionale.

In particolare, l’ippocampo e l’amigdala, strutture fondamentali per la memoria e le emozioni, possono rilasciare frammenti mnemonici che, in assenza del controllo prefrontale, si ricombinano liberamente creando narrative apparentemente nuove. Nel caso del principe Leopoldo, il racconto descrive chiaramente i fattori favorenti tale stato: il movimento ritmico della carrozza (che induce un leggero stato di trance attraverso la stimolazione vestibolare), la stanchezza, l’isolamento sensoriale (dopo aver chiuso i vetri) e probabilmente lo stress emotivo legato alla persona morente verso cui si dirigeva.

Il fenomeno descritto da Capuana illustra perfettamente ciò che oggi chiameremmo più sempicemente ‘sintesi inconscia’. Il principe è convinto di aver assistito e diretto un melodramma completamente nuovo, in realtà la sua mente ha operato una ricombinazione di elementi musicali, scenari, personaggi e dinamiche narrative precedentemente sperimentagti durante i concerti ai quali aveva assistito. Questa illusione di originalità è un fenomeno ben documentato nella psicologia cognitiva contemporanea: il cervello umano non è solo un archivio statico di informazioni, ma un sistema attivo di elaborazione che costantemente ricostruisce i ricordi. Durante gli stati alterati di coscienza, questa ricostruzione può diventare particolarmente creativa, generando contenuti che sembrano nuovi, ma che in realtà sono riorganizzazioni di materiale mnemonico pre-esistente. La particolarità dell’esperienza ipnagogica risiede nella sua qualità immersiva e nella temporanea sospensione della capacità di distinguere tra percezione e immaginazione. Il soggetto vive l’esperienza come reale, con una vividezza paragonabile alla percezione ordinaria, ma con contenuti generati internamente.

L’intuizione di Capuana è sorprendentemente moderna: l’autore anticipa di oltre un secolo alcune delle attuali teorie sulla creatività e sulla coscienza. La sua descrizione del processo creativo come ricomposizione inconscia di materiali memorizzati richiama alla mente l’arte combinatoria di Leibniz alla luce delle moderne teorie neurocognitive sulla creatività. Il racconto specula sulla tensione tra razionalità e irrazionalità, tema centrale nel dibattito culturale di fine Ottocento. L’esperienza del principe si colloca in quella zona grigia tra veglia e sonno, tra coscienza e inconscio, che tanto affascinava gli intellettuali dell’epoca, divisi tra positivismo scientifico e interesse per fenomeni paranormali o (allora) psicologici inspiegabili.

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