“La fata Memorina”. Ovvero, ricordare meno, ricordare meglio.

“La Fata
Memorina”

Ricordare meno,
ricordare meglio

Corso di memoria
Scuola di musica, Monghidoro

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3291017544

C’era una volta un giovane che voleva diventare molto sapiente, ma dimenticava tutto subito dopo averlo visto, letto o ascoltato, così andò nel bosco a parlare con la fata Memorina, che viveva in una casa sull’albero, le disse: “Te ne prego, fammi avere una memoria potente, così che possa ricordare tutte le cose senza nessuna difficoltà”. Lei lo guardò un poco di traverso e con un sorriso malizioso così parlò: “E sia, se proprio ci tieni”. Il giovane allora tornò a casa e vide che era cambiato qualcosa nella sua testa, ora si che ricordava tutto. Solo nel tratto dal bosco verso casa, poteva dire con sicurezza quanti alberi aveva incontrato sul suo cammino e quante foglie in ciascuna delle chiome, e poi quanti scoiattoli, formiche, rovi, sassi, quanti fiori e quante farfalle. Non appena giunto nel suo giardino, si ritrovò talmente pieno di nozioni che gli iniziava già a venire il mal di capo! Mangiò in fretta e andò subito a dormire, tant’era stanco. Ma non gli riuscì di chiudere occhio, aveva la testa affollata dei ricordi di quella giornata, e altri se ne aggiungevano: le crepe nel muro della sala, le macchie sul paiolo nel camino, i fiori ricamati sul tappeto, per tutta la notte non fece che pensare, pensare, pensare. Così al mattino dopo si svegliò più stremato di quand’era andato a letto. Non ci pensò due volte, ritornò nel bosco dalla fata Memorina e le presentò le sue rimostranze: “Non intendevo mica questo, perbacco. Non riesco nemmeno a dormire, per via dei ricordi che si affollano nella mia testa. E’ una vera tortura. Che poi a cosa mi servirà di sapere quante formiche ho incontrato sul sentiero, o quante sono le foglie del noce che ho in giardino”. La fata sorrise, stavolta con benevolenza, e gli rispose: “Vedo che hai capito, allora. D’altra parte, tu mi hai chiesto di ricordare. Non di capire”. Il giovane tornò via deluso, per via del dono che non aveva saputo chiedere, ma sollevato dal peso di tanti ricordi che finalmente non lo assillavano più. Se non altro, da quell’esperienza aveva imparato che una cosa è ricordare, l’altra cosa è capire.

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