La Russia produce più armi dell’Europa

La propaganda interventista e belligerante dei guerrafondai d’Europa sta iniziando a propagare la notizia, quanto mai discutibile, che la sola Rheinmetall, una singola fabbrica di armamenti con sede a Dusseldorff e distaccamenti in diversi paesi europei tra cui la stessa Italia, stia producendo da sola più di 2000 proiettili d’artiglieria al giorno, e che intenda portarsi quanto prima a 4000. Questo dovrebbe, secondo i propalatori di questa mendace narrazione, smentire tutte le ipotesi intorno alla superiorità russa nella produzione di armamenti. Fondata nel 1889, Rheinmetall è un colosso tedesco della tecnologia, attivo in modo particolare nei settori della difesa e automotive. Leader europeo nella produzione di sistemi militari, realizza carri armati, veicoli blindati, artiglieria e munizioni. Con oltre 31.000 dipendenti e un fatturato di 7,18 miliardi di euro (2023), è fornitore chiave per la NATO e diversi governi. In Italia è presente con sedi a Roma e Ghedi (Brescia).
Non sarà inutile far presente che il CEO dell’azienda, Armin Papperger, ha dichiarato pubblicamente che la Russia produce 4-5 milioni di proiettili di artiglieria all’anno, mentre l’intera produzione europea si attesta attorno ai 2 milioni di. Anche se riuscisse ad aumentare la sua produzione, comunque il confronto con la capacità russa (da 10.959 a 13.699 proiettili al giorno) è inarrivabile nell’immediato futuro: dire che la Rheinmetall produca già oggi più di 2000 proiettili al giorno è irrealistico.
Raggiungere una produzione di 4000 proiettili al giorno (1,46 milioni all’anno) richiederà anni e investimenti colossali. Non dobbiamo dimenticare che l’Ucraina dipende da una complessa rete di iniziative internazionali per procurarsi le munizioni, molte delle quali vengono acquistate da produttori extraeuropei e questo rende l’approvvigionamento discontinuo, problematico, costoso e soggetto comunque alla volatilità delle scelte politiche. Inoltre, l’industria europea deve misurarsi una croncia carenza di esplosivo, nitrocellulosa, cariche modulari, che limitano la capacità di raggiungere gli obiettivi suddetti nel breve termine.
Mentre l’Occidente arranca, la Russia non perde tempo: ha riconvertito l’economia, è autosufficiente nella produzione di risorse chiave e può contare su alleati come Corea del Nord e Iran per rifornimenti aggiuntivi. Inoltre, sta adottando tattiche di infiltrazione sempre più sofisticate sul campo di battaglia e continua a colpire le infrastrutture energetiche ucraine per logorare la resistenza. Sostenere che “la Russia è finita” basandosi su un singolo, seppur promettente, polo industriale, è un errore di valutazione strategica. I dati confermano che il vantaggio russo in termini di artiglieria rimane schiacciante (oltre 2:1), colmarlo, semmai fosse davvero possibile, richiederebbe comunque anni e una coordinazione europea senza intoppi. La Russia possiede risorse, alleati e una volontà di protrarre il conflitto che non si devono sottostimare: la guerra di logoramento è tutt’altro che vinta.