Dino Buzzati e il fantastico nel quotidiano

Dino Buzzati, La giacca stregata (1952). Racconto. Lettura integrale

“La giacca stregata” di Dino Buzzati si inserisce nella tradizione del racconto breve italiano a tema fantastico e con morale, dove le suggestioni del soprannaturale vengono usate per redigere una lucidissima analisi della società borghese nel secondo dopoguerra.

La vicenda ruota attorno a un protagonista inizialmente iteressato a un abito di straordinaria eleganza, indossato da uno sconosciuto durante un ricevimento milanese. La ricerca del sarto Alfonso Corticella, descritto come un “gran maestro” noto solo a “pochi iniziati”, rimanda subito al linguaggio caratteristico delle sette religiose o antroposofiche, dalle nuove dottrine di derivazione angloamericana (Scientology, Avventisti ecc.) alle logge massoniche della vecchia Europa.

L’abito che riceve il protagonista è proprio un capolavoro, ma presto rivela una proprietà sovrannaturale: la tasca destra produce magicamente banconote da diecimila lire, trasformandosi in una fonte inesauribile di ricchezza. Con questo tema, palesemente fantastico, Buzzati si riallaccia in parte alle antiche leggende nere e alla parabola evangelica delle tentazioni demoniache (piano religioso), dall’altra alle tradizioni narrative popolari, al motivo fiabesco della gallina dalle uova doro o dell’asino che caca denari (piano folklorico).

Il meccanismo narrativo di Buzzati rivela tutta la sua efficacia quando l’euforia iniziale del protagonista si trasforma gradualmente in orrore: ogni banconota estratta dalla giacca, corrisponde a un evento delittuoso che si verifica realmente nel mondo reale: rapine, incendi, morti violente. La ricchezza illimitata si rivela costruita sul dolore altrui e il protagonista scopre di aver inconsapevolmente stretto un patto demoniaco, attraverso l’acquisizione dell’indumento maledetto.

La giacca diventa così metafora del desiderio che corrompe, il protagonista subisce una metamorfosi che lo conduce dalla curiosità intellettuale all’avidità, perdendo progressivamente la propria innocenza. Il tema faustiano viene rivisitato da Buzzati in chiave moderna, inserendolo nel contesto della Milano del boom economico, dove la figura di Alfonso Corticella incarna l’artigiano-demiurgo, mascherando la propria natura diabolica dietro l’apparenza del maestro di sartoria.

Il personaggio rappresenta una versione contemporanea del tentatore che non si presenta nelle forme tradizionali del diavolo letterario, ma assume i tratti rassicuranti di un normalissimo artigiano.

Buzzati analizza una società in cui l’eleganza e il possesso materiale assumono importanza crescente, mentre la responsabilità morale tende a cadere in secondo piano: il protagonista inizialmente non riconosce alcuna responsabilità per le tragedie che favorisce inconsapevolmente, riflettendo l’atteggiamento di una borghesia arrivista, che preferisce ignorare le conseguenze delle proprie azioni.

Un tratto caratteristico nella narrativa di Buzzati è l’uso di un registro fantastico perfettamente calato nel quotidiano della società industrializzata del secondo Novecento, dove l’elemento soprannaturale irrompe nella realtà borghese ma senza clamore, integrandosi nel tessuto della narrazione. L’autore utilizza una prosa asciutta, non sensazionalista, quasi popolare, alternando momenti descrittivi a sequenze di crescente tensione drammatica. Il simbolismo stesso della giacca si articola su diversi livelli interpretativi: all’inizio è solo un segno di prestigio, evolve poi in motore della scalata sociale, quindi in metafora della corruzione morale, infine simbolo di redenzione.

Il tentativo finale del protagonista di liberarsi dalla maledizione, bruciando la giacca in un luogo remoto delle Alpi, si conclude con un fallimento: una voce sinistra edheggia nell’aria, lo rimprovera: “Troppo tardi!” sentenzia, confermando la visione pessimistica dell’autore. La novella letteraria propone una visione lucida delle dinamiche che regolano i rapporti umani nell’epoca del capitalismo avanzato, mostrando come l’interconnessione globale possa trasformare azioni apparentemente innocue in contributi a una rete di sofferenza collettiva.

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