F. Berti, “Valzer dei coccodrilli”. Spartito, Midi, Mp3. Organo, fisarmonica, ocarine.

Qui sopra puoi ascoltare la versione per organillo, ocarine e fisarmonica, di questa mia canzone a valzer dedicata alla leggenda degli alligatori nelle fogne, dove ho immaginato i coccodrilli uscire dai tombini e sbarcare il lunario come artisti di strada per le vie della città.

Valzer dei
Coccodrilli

Spartito.
Organo, fisa, ocarine

di Federico Berti

Ascolta anche la versione ‘street punk’
per chitarra fuzzy, basso, batteria
con dedica e presentazione:

Dall’Oriente all’Inghilterra
a due passi da treni e metrò
rintanati sotto terra
non vediamo la luce del sol
tra le fogne i canal
di quel gran varietà
noi ridenti alligator
per le nutrie cantiamo
e gli avanzi prendiamo
dai figli dei lavorator.

Ritornello:
Ma quando preda siam di fame nera
nel sottosuolo della gran balera
ci avventiamo sui nostri fratel
divorando la coda e il budel
e piangendo pian pian
un ruttino facciam
poi torniamo festosi a danzar

Con un fiore sul cappello
marionette di terza vision
sibiliam dallo sgabello
alla frusta del gran domator
nell’anello mortal
tra le fiamme saltiamo
con vivo batticuor
tra le fogne i canal
noi balliamo il can-can
per le blatte e i roditor.

Versione strumentale
per organillo, ocarine

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Tom Otterness, Scultura della 14° strada raffigurante un alligatore che esce da un tombino e azzanna un bambino, Metropolitana di Brooklin, New York City. La leggenda degli alligatori nelle fogne in realtà è di origine Europea, come puoi leggere in questo articolo.

Spartiti dello stesso autore
per organillo, ocarine, fisarmonica:

Urka Mazurka!
Valzer della ginestra
Figli dell’officina
Mazurka Venusiana
Urban Puppets

Questa canzone ha ispirato un
gioco da tavolo e di carte

“Alligators”
2-6 giocatori 9-90 anni

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LA LEGGENDA DEGLI
ALLIGATORI NELLE FOGNE

Si racconta che negli impianti fognari delle grandi città possano talvolta insediarsi colonie di alligatori, è un classico delle urban legends  diventato molto popolare fin dagli anni ’20 del secolo scorso negli Stati Uniti con tanto di relazioni tecniche, avvistamenti, denunce. Prima a New York, poi in Florida s’iniziò a parlare di buone famiglie che tornando a casa dalle vacanze riportavano cuccioli di coccodrillo per il divertimento dei bambini, poi se ne liberavano scaricandoli nei servizi igienici e da lì questi finivano per sopravvivere nutrendosi di ratti e rifiuti vari, formarono colonie di anfibi nel frattempo divenuti albini per la mancanza di luce. In realtà si dubita fortemente che un animale di quella specie possa vivere a lungo in un luogo buio, freddo e inospitale come l’impianto fognario, ma il punto non è questo: ciò che più mi fa sorridere è l’origine molto più antica della leggenda, che vorrei raccontare specialmente al pubblico italiano. Si, perché anche questa, come tante altre storie d’oltremare, è un prodotto dell’immaginario europeo e viene molto prima della psicosi collettiva americana.

Il coccodrillo imbalsamato nel santuario della Beata Vergine delle Grazie a Mantova non è il solo, ne troviamo a Verona, Macerata, Palermo e altrove. La leggenda degli alligatori nelle fogne di New York nasce in Europa.

Coccodrilli nel Po, è possibile o verosimile che siano esistiti realmente? Considerando i viaggi per mare di mercanti e predicatori che riportavano meraviglie da ogni parte del mondo è senz’altro verosimile che almeno l’animale imbalsamato o la sua pelle siano giunti in Europa come resti di animali mitologici, vale la pena di ricordare a questo proposito la leggenda di San Cristoforo che bonifica il lago uccidendo il drago Tarànto: i due motivi sono per lo più associati fra loro nell’immaginario popolare, le opere di consolidamento e drenaggio del terreno avviate dai monaci fin dal medioevo, e il drago delle paludi simboleggiato dalla reliquia del coccodrillo. Dall’imbrigliamento delle acque al sistema fognario delle grandi metropoli, il passo è tutto sommato più breve di quanto potremmo pensare, tenendo anche presente che gli Stati Uniti sono nati proprio dalle immigrazioni di europei.

Nel sobborgo di San Michele Extra a Verona si conserva un altro coccodrillo mummificato nella chiesa di Santa Maria delle Grazie, secondo la leggenda questo venne ereditato da una nobildonna del posto da un antenato che aveva partecipato alle crociate, lo donò nel 1608. Una variante del racconto vuole che la belva fosse stata portata a San Michele ancora viva da una famiglia molto facoltosa, poi abbandonata lungo il corso dell’Adige terrorizzò per qualche tempo gli abitanti della zona fin quando una bambina, ispirata dalla Madonna, suggerì di scavare un pozzo, coprirlo di arbusti e mettervi sopra un’esca di carne fresca per attirare l’animale, che naturalmente cadde nella trappola.


In questa canzone a valzer ho immaginato i coccodrilli uscire dai tombini e sbarcare il lunario come artisti di strada


Anche a Macerata si racconta una storia simile, un coccodrillo impagliato si conserva nel santuario di Santa Maria delle Vergini, si racconta che i Crociati l’avessero portato vivo dall’Oriente e che un contadino del posto lo avesse ucciso, donandolo alla chiesa del posto. Un altro coccodrillo imbalsamato si trova a Ponte Nossa nel bergamasco, datato anch’esso intorno al XVI secolo rimanda a storie più antiche: si racconta infatti che una grossa lucertola marina abitasse un lago oggi non più esistente, un giorno stava per inghiottire una madre con il bimbo ma vennero entrambi salvati da un cacciatore che uccise la bestia e la imbalsamò. Una versione popolare e ironica del racconto vuole che il coccodrillo nel Serio si nutrisse di sole vergini, arrivato a Nossa morì di fame. 

Una leggenda più recente narra che un coccodrillo del Nilo avesse risalito il corso del fiume Papireto che alimentava la fontana in piazza Caracciolo a Palermo, alla Vucciria, nella quale trovò ambiente favorevole a insediarsi divorando i bambini che si attardavano la notte nelle vicinanze per giocare, l’animale venne ucciso da un giovane con un grosso coltello, il corpo venne squartato e la bambina ne uscì ancora viva e indenne, la pelle della bestia da allora pende dal soffitto di via Argenteria 45, nei pressi del mercato. Non solo nel Po dunque.

Nel cinema, nella letteratura e nell’arte questo tema leggendario è trattato di solito in chiave terrificante con la piaga degli anfibi che invade la metropoli uccidendo migliaia di persone e causando psicosi di massa, inserendosi così nel filone delle antiche leggende sull’invasione dei ratti e delle cavallette; inutile dire che in quasi tutte queste versioni moderne della storia c’è sempre un personaggio eroico pronto ad affrontare l’emergenza mostrando sprezzo del pericolo, incarnando lo stereotipo del San Cristoforo che bonifica la palude uccidendo il mostro. In questa canzone ho voluto raccontare la stessa storia ma in modo ironico e grottesco, immaginando gli alligatori delle fogne che vengono alla superficie per guadagnarsi da vivere sbarcando il lunario come artisti di strada, nutrendosi degli avanzi di merenda che gettano loro i turisti.

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