Steampunk Guitar. Thriller italiano. L’ospedale fantasma n.8.

libro, eBook. Thriller italiano. L'ospedale fantasma. Steampunk guitar

Steampunk
Guitar

L’ospedale fantasma n.8

Romanzo di Federico Berti
FANTASCIENZA ITALIANA

UN ALIANTE AL GUINZAGLIO

“Io l’ammazzo!”. Dal tavolo dei giocatori si sente urlare il poeta. Dopo aver sbattuto le carte scoperte sul tavolo s’alza in piedi, con uno slancio nelle gambe che per poco non lo sbilancia attraverso la finestra rotta dietro le sue spalle.Gustavo La Spada voltandosi di scatto sporge il petto in fuori senza smettere di traballare sull’orlo del davanzale, badando a non tagliarsi coi vetri rotti. Inveisce contro il pittore, è per via degli aquiloni: un vezzo che l’artista messicano persegue nel tempo libero da diversi anni. Quando riesce a staccarsi dalle tele dei suoi quadri costruisce queste specie d’alianti col guinzaglio, riciclando l’imballaggio delle forniture settimanali e qualche ramo secco. Ha iniziato coll’insorgere della malattia. Li decora ognuno alla sua maniera, grandi occhi espressionisti, origami sulla coda e stravaganti disegni.

Gli aquiloni del falsario sono pezzi unici. Volano qualche ora, poi si schiantano contro le pareti dell’edificio, passatempo innocente per uno che ha ristampato in proprio le monete di mezzo mondo. Gustavo non sopporta di vederseli comparire alle spalle davanti alla finestra del suo piano, è convinto che quegli occhi di vernice possano spiargli le carte. Non sa bene come, però gli fan salire il sangue al cervello. Nel tentativo di calmarlo i compagni ottengono l’effetto opposto, lui afferra una sedia e la solleva al di sopra della testa. E’ subito rissa, uno sopra all’altro come i serpenti nella fossa, lanciano qualsiasi cosa capiti loro sotto mano, si sente ruggire, muggire, nitrire, bramire, garrire, grufolare, guaire. Tutti gli animali sono uguali penso tra me, nell’impeto le belve dimenticano di trovarsi in un carcere di sicurezza dove macchine programmate per mantenere l’ordine verificano in men che non si dica quanti siano e di quale entità i focolai della violenza. Ovunque si sentono ronzare quei fastidiosi mosconi digitali dal grande occhio di vetro, che in pochi secondi sopraggiungono sputando aghi sottili da invisibili cerbottane. Gustavo rovescia la pupilla al di sotto della palpebra, gli cedono le gambe. Lo raccolgono prima che cada in terra.

IL MURO DEL SUONO

Vado a trovarlo nella sua stanza, l’han dovuto ricomporre gli stessi compagni con cui s’è preso a botte. Pur sedato, si riprende neanche mezz’ora più tardi. E’ un fascio di nervi. Allunga una mano sul comodino, aziona un congegno e il silenzio vien rotto da un elettroshock di chitarre. Si direbbero semplici esercizi di scale pensati per il secondo anno di conservatorio ma eseguiti in assolo a velocità inconsulta, mitraglia incendiaria s’un giro di quattro accordi che si ripete all’infinito. Mi cade l’occhio sulla copertina del disco, dove un biondo effemminato ammicca seducente, lo riconosco perché a suo tempo ho curato io stesso alcuni degli spartiti per l’edizione italiana. Si vendevano bene tra gli adolescenti della classe media, cui bastava sfregare il manico dello strumento in su e in giù come una porno diva avvinghiata al membro d’un purosangue; poco più in là sulla scrivania noto una scatola piena di corde usate. L’ha messe insieme con pazienza frugando nei cassoni dell’immondizia.

“Quella finestra là” spiega indicando il palazzo di fronte, “Si sente suonare al pomeriggio quando i vecchi sono al lavoro”. Sputa in terra asciugandosi il naso con la manica del pigiama, ha una passione smodata per la musica il morfinomane; fatico a capire come possa calmarlo quest’imponente muro del suono, al terzo brano ho le palpitazioni. Nel groviglio di materia inerte che gl’ingombra la testa mi sembra di scorgere qualche filo rosso. Dal porta ombrelli vedo spuntare il manico spezzato d’una chitarra e una cinghia di cuoio, in un grosso barattolo di vetro conserva monete spicciole dell’altro secolo, un accendino, il tagliaunghie e i magneti d’una Stratocaster. Altoparlanti di cartone installati sopra un grosso contenitore di latta, una tanica arrugginita: materiali di scarto, l’ha trovati nella raccolta differenziata proprio davanti al cancello dell’ospedale. Li conserva per istinto poi dimentica e tralascia di studiare il progetto fra un metadone e l’altro. Eppure l’intenzione m’è chiara, un’idea folle ma non priva di genialità. “Che diamine” penso tra me,“Sei un editore, fai il tuo lavoro!”. Dai fotoromanzi erotici, all’arte povera.

SOGNO NEL CASSETTO

Provo a stuzzicarlo, gli spiego il mio ruolo e in che modo potrei occuparmi di lui. Vedo già i titoli nella stampa quotidiana, sui rotocalchi, nelle riviste musicali: Gustavo La Spada, autentico Baudelaire metropolitano senza tetto né legge. Suona una sei corde ricavata da una tanica di benzina dell’esercito americano. Se l’è costruita da solo. Dovrà imparare a leggere il pentagramma se vuole farsene qualcosa, mi ripropongo una visita alla biblioteca sotterranea con la speranza di trovare qualche vecchio metodo per il solfeggio. L’oracolo dei pezzenti sembra aver capito che fidarsi di me è tutto sommato un buon affare, forse l’ultima occasione per riscattare un’esistenza inutile; l’esercizio lo terrà impegnato quel tanto che basta ad evitargli di sgozzare qualcuno, da parte mia riprenderò il filo interrotto al mio internamento: insegnar musica al gran somaro è un passo avanti verso la libertà. Se non posso svolgere indagini là fuori sulla morte dell’architetto, dovrò fare in modo che sia la cittadinanza a venire qui. Mi servono testimoni, storie da ascoltare, commenti, sensazioni.

di cui m’accusano è avvenuto a sette chilometri da questa nube tossica, le prove della mia innocenza sono in testa alle persone che potrei incontrare nel piccolo borgo montano, devo fare in modo che l’ospedale giudiziario Alderico Barbacani diventi meta di pellegrinaggio, luogo di ritrovo, non un girone infernale senza ritorno. Ci vuole un grande evento che attiri l’attenzione e muova l’opinione pubblica, se ne parli bene o male non importa. Qualcosa di spettacolare, grandioso, provocatorio. Ho in mente una festa. Mentre penso queste cose esco dalla stanza e m’accorgo che l’angelo della robotica è sulla porta. Osserva, prende nota. Si scansa per lasciarmi passare. (Continua)

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