Possessione e isteria in Maupassant

Siamo ancora una volta in Normandia, fine Ottocento. Nella notte di Natale una donna mangia un uovo che il marito ha trovato sulla strada innevata, in un piccolo villaggio rurale. La donna cade in preda a un deliquio, in preda a violente convulsioni. La cosa viene interpretata dai paesani come una possessione diabolica, per il medico è un problema neurologico, ma si rivolge al prete e trattandosi della notte di natale, concordano di portare la donna in chiesa. Attendono il momento dell’Eucarestia, quindi le danno l’ostia consacrata e la donna si calma. Dal punto di vista del religioso, è un esorcismo, dal punto di vista medico è una terapia psicosomatica. Maupassant in Notte di Natale (1882) non entra nello specifico, non teorizza, semplicemente fa prendere atto al medico della guarigione avvenuta per la forza interiore messa in moto dalla fede religiosa. Se la proviamo a interpetare dal punto di vista dottrinario, tenendo presente che la Normandia nell’Ottocento era a maggioranza cattolica, l’affermazione del medico è controversa dato che nel cattolicesimo la salvezza per sola fede viene considerata addirittura un’eresia.

Se ne parla nelle confessioni del blocco protestante, ma non nel cattolicesimo, dove la grazia procede dall’ente numinoso e viene portata a compimento dalle scelte dell’uomo: non avviene mai per sola fede. Dal punto di vista scientifico invece l’affermazione del medico è molto interessante, perché a fine Ottocento in Europa il dibattito sulle cure psicosomatiche era ancora agli albori: si stava sviluppando proprio in quel periodo, nel campo della psichiatria e della neurologia, con un interesse crescente verso il ruolo dei fattori emotivi e psicologici nelle malattie fisiche. In quegli anni, la medicina iniziava a riconoscere che alcune malattie potevano avere un’origine non solo organica ma anche psicologica. La medicina psicosomatica come disciplina autonoma, si sarebbe affermata solo quarant’anni più tardi, oggi viene data per acquisita l’idea di una mente sana in un corpo sano, ma al tempo di Maupassant si iniziava appena a prendere coscienza del concetto di terapia psicosomatica, innescata dal rituale religioso ma non per diretto intervento divino, bensì per una reazione interiore al dispositivo rituale.


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