La sentenza del Vate. La Tartufa di Venere I/4, Ebook + Audiolibro.

Terremoto a Sardis.
La sentenza del Vate

La Tartufa di Venere
Episodio IV

ISBN: 9788835373773

Disponibilità:
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Atena, apparsa al chiaro di luna in forma di civetta dagli occhi azzurri e le penne argentate, maledice il re per la sua superbia contro gli dèi e scompare nell’oscurità della notte. Al sorgere del sole un consigliere giunto da Sardis annuncia l’apertura di una voragine a ridosso delle mura cittadine. Leggi l’episodio precedente.


XXI.
Ma lei sbattendo le ali scuote il muso
con il suo riso ironico e beffardo.
guardando il re lunatico e confuso
si andò a posar sul manico del dardo.
“Vedrete, non vi lascerà deluso!
Trattate questo dono con riguardo,
poiché è protetto da un incantamento,
può abbattere da solo un reggimento”.

XXII.
Il re stette a pensar qualche momento
quel caso ponderò con viva cura
poi quando gli fu chiaro l’argomento
strillò per denunciare l’impostura:
“Suona come un infame tradimento
voi siete disonesta per natura,
mi proponete forse di scambiare
l’oro col bronzo, il nobile e il volgare?”

XXIII.
Un po’ irritata dal suo ragionare
severa la civetta gli rispose:
“Non siate sciocco nell’adoperare
una misura per tutte le cose…
Più a fondo voi dovreste meditare,
non sempre le virtù sono lucrose
ci son valori molto più importanti,
lo ignorano soltanto gli ignoranti”

XXIV
E lui: “Quante parole altisonanti!
Ma non m’incanti strega maledetta
non voglio più vederti qui davanti
sparisci e non tornare tanto in fretta!”.
Negli occhi aveva fulmini tuonanti
egli si fece innanzi all’arma eletta
impugnò l’elsa come un fior reciso
urlando: “Questa è mia, così ho deciso!”.

XXV.
L’uccello allor si fece scuro in viso
nel biasimare l’imprudente azione:
“Sovrano che dai sudditi deriso
non hai imparato ancora la lezione…
Di Apollo e Bacco non bastò l’avviso
vai pure a riposar vecchio beone
che prima o poi l’ambasciatore arriva
e una sorpresa avrai molto istruttiva”.

XXVI.
Così dicendo ella scompariva,
lui pronunciò parole e frasi oscene
ma poco dopo già si riassopiva
col sangue avvelenato nelle vene.
Passò la notte, il sole riappariva:
quando fu l’ora in cui il mattino viene
lui venne bruscamente risvegliato
da un messaggero molto preoccupato.

XXVII.
Lo accolse mezzo nudo e un po’ assonnato
che già splendeva il sole sulle alture,
“Saluto il consigliere mio fidato
son pronto ad ascoltar, ditemi pure”.
Rispose l’altro: “Un fatto è capitato
che le richiede urgenti vostre cure
a Sardi un gran burrone ha fatto il vuoto
in seguito a un violento terremoto”.

XXVIII.
Ribatte lui: “O Gorgia mio devoto
non è la prima volta che succede
ed il rimedio non v’è certo ignoto
se Giove buona grazia ci concede.
Come si fa dall’evo più remoto
volgendosi alla scienza ed alla fede
così faremo noi intelletti fini
interrogando tecnici e indovini”.

XXIX.
E quello a lui tra rispettosi inchini:
“L’oracolo fu infatti consultato
con doni assai preziosi e molto fini
da un sacerdote all’Ida consacrato.
Per tutelare i suoi concittadini
a vostro figlio il vate ha consigliato
gettar nella voragine insidiosa
la cosa che per lui è più preziosa”.

XXX
“Poiché siamo una casta prosperosa
che ha saldamente a cuore il suo possesso
con intenzione un poco sospettosa
egli ha riunito il nobile consesso.
Sull’ordine dell’apollinea sposa,
la bella Pizia vergine nel sesso,
immoleremo a riscattare l’empio
tutti i gioielli e l’oro che è nel tempio”.


XXXI.
Mancorta protestò: “Infame scempio!
Ditelo a quei veggenti da strapazzo
che se daranno un così triste esempio
ne bandirò l’inutile codazzo.
Il mio verdetto giuro che l’adempio,
mio figlio si comporta come un pazzo
portate l’ambasciata fino a corte,
i traditor saranno messi a morte”.

XXXII.
D’insulti riversò tutte le scorte
sul poveretto e lo mandò in congedo
sentir tante parole malaccorte
rispose Gorgia: “Questo non lo credo,
o Re dei re tanto sapiente e forte
di ritornare a Sardi io vi chiedo,
se siete voi il tutore della legge
dovete custodire il vostro gregge”.

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