Giglio di Maggio. Leggende intorno al Mughetto.

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Giglio di Maggio

Leggende intorno al Mughetto

Giglio delle valli

Il nome officinale è Convallaria mayalis lilium, che tradotto letteralmente vuol dire Giglio delle valli di maggio. Nella vulgata moderna è più conosciuto come Mughetto. Un fiore altamente tossico, sia l’ingestione che il profumo. La medicina popolare lo usava per preparare sciroppi, tinture, infusi efficaci nella cura degli occhi, dei reni e del cuore.

L’acqua d’oro

In Finlandia è ancora un simbolo nazionale e viene usato per la produzione dell‘Acqua d’oro, considerata una sorta di panacea. E’ classificato come droga cardiotonica, tuttavia la variabilità del principio attivo nella pianta ha portato al suo graduale abbandono nella fitoterapia. Non infrequenti i casi di avvelenamento, che possono andare da sintomi lievi come nausea, motilità intestinale, vertigini, mal di testa, tachicardia, nei casi più gravi infarto.

Ermes, la Vergine e San Leonardo

La preparazione dei farmaci a base di Mughetto nel mondo antico era associata a un complesso apparato semiotico, simbolico e rituale che contribuiva all’attivazione della sostanza contando sul potere della suggestione narrativa. Intorno al Giglio di maggio sono fiorite leggende fin dall’antichità: il mondo latino lo associava a Mercurio, il dio che presiedeva alla trasmissione della conoscenza. Nel mondo cristiano si riteneva che il fiore fosse nato dalle lacrime della Vergine ai piedi della croce, o dal sangue di San Leonardo ferito dal Dragone. La traduzione latina del Cantico dei Cantici (Ct.2,1) riporta lilium convallium, ovvero il Giglio delle valli.

Il fiore della memoria

Le lacrime, ovvero gli occhi. Il sangue, ovvero il cuore. Mercurio ovvero la sapienza. In questo senso possiamo considerare il Giglio di maggio fiore della memoria. E’ una lieve alterazione dello stato di coscienza, quella favorita dal suo profumo. Fiorisce a maggio e questo favorisce la sua associazione naturale alle feste per il maggio, la primavera, l’amore.

Le tazzine delle fate

Più recente la leggenda delle tazzine delle fate, secondo cui in un giorno di primavera le fate si diedero convegno per una festa nel bosco, cantarono e ballarono spensierate ma dimenticarono nell’erba le tazzine che usavano per bere dal ruscello. Il giorno dopo, le trovarono trasformate in tre fiori molto profumati, nascosti da sguardi indiscreti. Per questo i mughetti vengono chiamati anche ‘tazzine delle fate’.

Pozioni afrodisiache

Il tossicologo rinascimentale Enrico Malizia, cita in un trattato sulla farmacologia tra XV e XVII secolo un elettuario per stimolare gli impulsi sessuali composto da conserva di storione, conserva di cedro, noci macerate in miele, pigna macerata in miele, pistacchi fritti in burro decotto di carne di tartaruga al mughetto e al cinnamomo.

I balli del mughetto

Secondo una leggenda, in Europa venivano organizzati veri e propri balli del mughetti in cui i giovani potevano incontrarsi lontano dagli sguardi indiscreti dei genitori, che non potevano partecipare. Le ragazze si vestivano di bianco e i ragazzi portavano un mazzetto di fiori all’occhiello. Un rito del maggio rimasto popolare in Francia, dove il fiore si vende per strada.

La festa del lavoro

A partire dal 1976 il fiore viene associato alla festa del lavoro e usato in alternativa al garofano.

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