Moni Ovadia e il Revisionismo Storico

L’attore Moni Ovadia in scena al teatro Carcano di Milano nel 2023. Fonte Avvenire

Ancora una volta l’attore italiano MoniOvadia, in un discorso pubblico al Senato, ha confuso due concetti diversissimi tra loro, sionismo e fascismo. Nelle sue parole il primo equivale in quanto tale al secondo. Dimentica che il sionismo nasce da una costola di Marx, Moses Hess, passa attraverso colui che organizzò le Brigate Ebraiche nell’Armata Rossa, Borochov, e passa attraverso l’esperienza internazionalista e comunista dei primi kibbutz. Ho approfondito questa parte della storia (che lui ha evidentemente dimenticato), in una serie di articoli, per cui non sto a ripetermi.

Moni Ovadia commette un errore madornale, scambiando l’idea sionista delle origini, con l’orrore dei partiti e dei movimenti neofascisti che si sono sviluppati in Israele dopo il 1948, con la trasformazione di Eretz Israel da utopia realizzata a stato coloniale. Quella è stata la tragedia, ma non fu colpa del sionismo in quanto tale: fu colpa del colonialismo. Il mondo arabo non ha (comprensibilmente) accettato che un organo etno e anglocentrico come l’ONU disegnasse in modo unilaterale i confini dello stato d’Israele e di quello Palestinese. Da lì è nata la controversia che si trascina ancora da settant’anni e che si è trascinata dietro le derive di apartheid, violenza e razzismo. Questo però non è sionismo: questo è fascismo!

Il fatto che uno come Moni Ovadia palesemente si scordi tutto ciò, almeno nel modo in cui espone le sue invettive rivolgendole non solo contro i fascisti di Netanyahu, ma contro l’intera ideologia sionista, che accompagnò la nascita stessa del socialismo ed ebbe tra i suoi padri fondatori colui che Marx definì il primo comunista, non so se considerarla ignoranza o malafede.

Posso solo dire che le parole di Moni Ovadia mi indignano, per la distorsione della storia cui pervengono. No, la colpa della tragedia in Medio Oriente non è dell’utopia, così come la colpa di uno stupro non è mai della vittima: abbiate il coraggio di chiamare le cose con il loro nome, la responsabilità di questa carneficina (reciproca) è del nazifascismo, mai morto, mai sepolto, che anzi non ha mai goduto di tanta salute come in questo momento.

L’utopia è la vera vittima di questo cancro dell’umanità e se Moni Ovadia non è in grado di riconoscerlo, mi dispiace doverglielo dire (anche per rispetto alla sua più che veneranda età), ma dovrebbe tornare sui banchi di scuola, perché in questo modo lui sta compiendo esattamente lo stesso errore di chi giudica l’ideologia socialista sulla base delle sue derive autoritarie e liberticide: non è l’idea ad essere criminale, ma la mano di chi nel suo nome commette il crimine.

E ha pure il coraggio di alzare il pugno il traditore Ovadia, serpe in seno a quel poco che resta della lotta di classe, già vituperata coloro che ardiscono equipararla alla follia omicida di Hitler e della sua armata di sonnambuli. Se non ci libereremo dalla tenaglia oppiacea del revisionismo storico, che gente come lui continua ad alimentare sordidamente, non riusciremo mai a riprendere il filo di quel discorso interrotto nel 1989 per costruire insieme il mondo che verrà.


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