Il Manto della Zebra. Favola, poesia. Storie di animali

Né sul bianco, né sul nero.

La colorazione a strisce della zebra pare che non sia tanto dovuta all’esigenza di mimetizzarsi nella vegetazione, quanto a un problema di rifrazione solare e lunare, legato anche al bisogno di contenere la temperatura del corpo. Soprattutto confonde gli insetti, in particolare il tafano, che non riesce a pungerla facilmente Il bianco respinge i raggi solari di giorno. Paradossalmente è proprio la sua colorazione a strisce che la rende vulnerabile ai predatori: basta aspettare il momento in cui va a cercare una fonte d’acqua ed è costretta a uscire dall’erba, proprio in quel momento viene individuata e catturata. Questa curiosità della natura offre l’occasione per ironizzare su chi nella vita non vuol fare delle scelte chiare, non sta né col bianco, né col nero. Prima o poi voler essere l’uno e l’altro sarà causa della sua rovina.

Il Manto della Zebra

Favola, poesia
di Federico Berti

La zebra non è bianca e non è nera,
è a strisce, come la vegetazione,
vuole ingannare il pardo e la pantera:
col manto, vuole darsi protezione
dalla luce del sole a mezzogiorno,
qualche insetto, lo manda in confusione.
A un tafano che le girava intorno
così parlò: “Del pelo mio striato
a stento puoi distinguere il contorno!”
Ma il cielo, non appena rischiarato
dall’erba folta sollevò il calcagno,
che per la sete le mancava il fiato.
Una leonessa, vede sullo stagno
la zebra sulla riva che s’appresta
nell’acqua scivolando per il bagno.
Con uno scatto ad atterrarla è lesta,
trafitta dall’artiglio della fiera,
l’agonizzante vittima protesta:
“Ma come! Puoi vedermi tutt’intera?
Non sei tratta in inganno dal mantello
Non t’illude il mio sogno di chimera?”
Rispose lei: “Non cado nel tranello,
se non vuoi star col nero, né col bianco,
se ti nascondi nel frondoso avello,
sei condannata a star col muto branco
e finirai tu stessa a disvelarti
appena un’ombra nasce dal tuo fianco,
poiché non puoi in eterno ripararti:
così delle tue carni tengo banco,
non è tanto difficile predarti!”


Zirudelle di Cantastorie


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