Censurato per dieci anni. Pushkin e l’alluvione di Pietroburgo del 1824

Pushkin, Il cavaliere di bronzo. Adattamento in prosa. Voce narrante Federico Berti

Puškin compone nel 1833 un poemetto narrativo di straordinaria complessità dedicato all’alluvione della Neva che ha devastato San Pietroburgo nove anni prima, il testo inizia a circolare nella stampa clandestina già nella seconda metà degli anni ‘20, per aggirare la censura zarista che vede in esso un oltraggio all’autorità imperiale; la repressione dei moti decabristi del 1825 segna l’inizio di un’ossessione per il controllo della stampa da parte dello zar Nicola I, che perseguita ogni forma di dissenso intellettuale e politico, creando un clima di terrore che influenza profondamente la produzione culturale russa. Questo poemetto narrativo dunque, viene pubblicato postumo solo nel 1837.

“Il cavaliere di bronzo” intreccia i versi alla cronaca storica dell’epoca, integrando in una prospettiva narrativa obliqua la dimensione documentaria, simbolica e psicologica, in un racconto di grande intensità che trascende la semplice cronaca della catastrofe naturale, per articolarsi su tre livelli: la rappresentazione della marginalità sociale attraverso il protagonista Eugenio, una riflessione critica sul potere autocratico incarnato dalla figura di Pietro il Grande, una meditazione filosofica sulla potenza delle forze naturali, che nemmeno l’imperatore di tutte le russie può domesticare. Questa struttura conferisce al testo una grande attualità, nell’epoca contemporanea della crisi climatica e dei suoi negazionismi.

Il protagonista Eugenio rappresenta l’archetipo del malenkij čelovek (piccolo uomo), figura destinata a diventare centrale nella tradizione letteraria russa successiva, da Gogol’ a Dostoevskij. Puškin delinea con precisione la condizione di subalternità del personaggio, un giovane impiegato di umili origini, privo di blasone nobiliare, la cui esistenza si trascina attorno a valori semplici come l’amore per la sua Paraša e l’aspirazione a una vita domestica tranquilla.

L’alluvione del novembre 1824, evento storicamente documentato, diventa nel poema un’allegoria della fragilità umana quando si confronta con forze indomabili. La perdita di Paraša e della sua famiglia non è solo un evento luttuoso personale, ma la tragedia di un’intera classe sociale, che la Storia considera sacrificabile: quella degli ultimi, dei marginali, di coloro che non hanno voce nella costruzione del destino collettivo. La metamorfosi psicologica di Eugenio, la sua devastazione interiore conseguente alla devastazione esteriore della città, è anche una forma inconscia di resistenza autodistruttiva all’ordine costituito: nella furia degli elementi, il piccolo uomo sfida apertamente il potere incarnato nella statua di Pietro il Grande, urlandogli dietro parole violentissime, gesto impensabile per qualunque cittadino russo in condizioni normali.

La statua equestre di Pietro il Grande, opera dello scultore francese Étienne-Maurice Falconet inaugurata nel 1782, viene qui trasfigurata in una rappresentazione allegorica dell’autocrazia cesarista e delle sue contraddizioni: Pietro il Grande, che inizialmente appare come il visionario fondatore di San Pietroburgo, colui che ha imposto la modernizzazione della Russia attraverso un atto di volontà titanica, è implicitamente responsabile dei morti causati dall’alluvione. La sua grandezza storica si rivela costruita sull’indifferenza verso il destino dei singoli individui: la città stessa, sorta per decreto imperiale su terreni paludosi e inospitali, è nata proprio dal tentativo di dimostrare il trionfo dell’uomo sulla natura, ma l’esondazione della Neva rivela anche l’illusorietà di tale effimera e vana pretesa.

L’animazione fantastica della statua durante il delirio di Eugenio, il cavaliere di bronzo che lo insegue attraverso le strade della città, non è che la persistenza dell’autorità che continua a perseguitare i subalterni, anche quando l’imperatore è ormai polvere nella polvere. Puškin sviluppa attraverso l’evento catastrofico una riflessione profonda sulla hybris umana e sui limiti intrinseci del potere, per quanto grandioso possa apparire: la Neva, che Pietro il Grande aveva tentato di imbrigliare e soggiogare, si trasforma da simbolo di supremazia sulla natura in strumento di una vendetta elementare che non distingue tra dominatori e dominati: l’acqua che invade San Pietroburgo, cancella temporaneamente le gerarchie sociali, ponendo l’imperatore e il suddito sullo stesso piano.

Questa dimensione del poema si inserisce nella tradizione del sublime romantico, ma Puškin la sviluppa dandole i contorni di una critica sociale e dialettica più profonda. La statua di Pietro il Grande sommersa dalle onde, nella piazza travolta dall’alluvione, diventa un’efficace metafora dell’impotenza umana. Il genio di Puškin consiste nel non risolvere questa dialettica in una sintesi rassicurante, mantenendo aperte le tensioni che attraversano l’opera. Il finale del racconto, con la morte di Eugenio e il ritorno della statua alla sua immobilità monumentale, non offre al lettore una soluzione definitiva. Il cavaliere di bronzo si colloca in un momento di transizione cruciale per la letteratura russa ed europea, un periodo in cui il Romanticismo elabora forme sempre più mature, complesse, articolate, anticipando tematiche che diventeranno centrali nel realismo successivo. L’influenza di Byron è evidente nella struttura del poema narrativo e nell’attenzione verso i personaggi marginali, ma Puškin supera il modello byroniano dando ai suoi versi uno spessore critico e dialettico assente nel poeta inglese. La tecnica narrativa rivela a sua volta una modernità sorprendente attraverso l’alternanza tra narrazione oggettiva e focalizzazione interna sul protagonista, l’uso del discorso libero indiretto, e la struttura quasi cinematografica di alcune sequenze.


Approfondimenti


La violenza educativa genera i mostri che teme
Mini Books e Intelligenza Adattiva
Intelligenza Artificiale e Pubblica Amministrazione
Commissione Bavaglio sull’Intelligenza Artificiale
Etgar Keret e il Pesce d’Oro. Identità e assimilazione in Israele
L’Apocalisse AI che farà bene alla scrittura
Lancillotto fra leggenda e realtà
Intuppatedda e Patriarcato in Giovanni Verga
Come il Sionismo ha tradito sé stesso
Moni Ovadia e il Revisionismo Storico
Sadeq Hedayat e Chretien de Troyes
Poveri ma ricchi. Arte e boheme in Verga
Il mito del ‘prompt’ perfetto
Maupassant e la Massoneria
Possessione e isteria in Maupassant
Garlasco è la nuova Bibbiano
Voto di scambio e intimidazione
L’effetto frullatore dell’AI sul tuo stile
Censurato per dieci anni. Pushkin e l’alluvione del ’24
E’ possibile un sionismo ateo?
Maupassant e il golpe che non fu
Induzione all’astensione e Froda Costituzionale
La natura come rivelazione in Maupassant
La favola del limite a 50 Decibel
Highlanders del Busking. Ne resterà solo uno!
Arte di strada a Terni fra innovazione e criticità
Borochov e il proletariato ebraico
Artisti di strada per il Referendum
Maupassant e la condizione degli orfani nell’Ottocento
Una parola definitiva sul conflitto israelo-palestinese
Genitorialità per altri in Maupassant
Moses Hess e il sionismo marxista
Quando la beffa dice il vero.
Il sionismo socialista delle origini
Tempo ciclico e tempo lineare in Jack London
L’amore incondizionato e autodistruttivo in Maupassant
Jack Johnson e il bruto delle caverne
L’agro romano secondo Alberto Moravia
Perché non parliamo mai di ‘homme fatale’
Il nemico numero uno secondo Capuana
Beni comuni digitali. Verso un’IA pubblica e partecipativa
Elogio della complessità. La lezione di Heinrich von Kleist
Antispecismo nell’Ottocento? Il ‘Pierrot’ di Maupassant
L’antroposofia dei mostri secondo Herman Hesse
Scacchi d’amor cortese. L’evoluzione del potere femminile.
Segnali precoci della violenza di genere in Ada Negri
Sai veramente riconoscere un testo prodotto da una AI?
Herman Hesse e l’Influencer Marketing
Zingaro non è un insulto. Oltre lo stigma sociale
Psicologia del Femminicidio in Maupassant
Gli scacchi metafora della lotta antischiavile
Pigmalione e lo Spiritismo in Luigi Capuana
Diversifica il tempo che investi. Moltiplica i panieri
Propaganda e storytelling. La narrativa del ‘visionario’ in Elon Musk
Altro che occultismo! Memoria creativa nel dormiveglia
Realismo Socialista nel ‘Messicano’ di Jack London
La vittima è colpevole. Violenza in Maupassant
Una bocca inutile. Ada Negri e gli anziani nel 1917
Sessismo implicito in Maupassant
J.D. Vance, Ursula Von Der Leyen e l’asino cornuto
Pugilato e lotta di classe in Jack London
Don Chisciotte e l’eolico
La politica dei dazi nella narrativa mondiale
Memoria e conoscenza in Giordano Bruno
Nicola il caldarrostaio all’angolo dl’imbezél
Empatia e attivismo. Il re è nudo
Sara Maranelli, la Violetera di Bologna
Lo specchio bianco. Dal modello all’intelligenza artificiale
Arte di strada, mindset e inclusione. Osservatorio Street-art
Daniel Suelo e Stefano Zini. Due clochard a confronto
Sigmund Freud e Artemidoro di Daldi.
Cos’è l’Housing First e come può migiorarci la vita
Il pietrificatore di Firenze. L’arte oscura di Girolamo Segato
Arancia meccanica, ovvero i delitti di Ludwig
Grooming Gangs e sciacallaggio politico
Cecilia Sala libera grazie a Giorgia Meloni?
Goldreik-U tra neo-machismo e guerre nucleari
Per risparmiare 24 secondi. Bologna a 30 km/h
Giovanna Pedretti. La verità è un falso problema
Matrimoni misti e cittadinanza israeliana
Canto del Viburno rosso e Sich di Zaporyzhia
L’Ucraina non è nazista. Stepan Bandera non è un eroe
Un peso, una misura. Crimini di guerra russi e ucraini
Come nasce il Nazionalismo ucraino e quali sono i suoi valori
La censura euro-atlantica sull’Ucraina
Mendicare la pace ai signori della guerra
Foreign fighters, Contractors e guerra asimmetrica
Una serpe in seno all’Europa. Neonazismo e sovranismo
Falso ma vero. Azovstal tra mito, storia e disinformazione
Wagner Group. Uno stato fra gli Stati. Il ricatto di Prigozhin
Siberia. Deportazione o terra promessa?
Amur, confine di un genocidio nell’estremo oriente russo

L’inno nazionale ucraino: “Noi, fratelli, siamo di stirpe Cosacca”
Unità PSYOP e imperialismo. La guerra che abbiamo in testa
Jessikka Aro. Il Debunking delle mezze verità
Ucraina, Stati Uniti e glorificazione del nazismo
Profughi di un Dio minore? Bloccati alla frontiera Ucraina
ENI, Greenwashing e disastri ambientali
Holodomor, oltre il negazionismo e il revisionismo
Sergio Endrigo e le Foibe. 1947 nella propaganda revisionista
Stalin non era stalinista. Luoghi comuni e leggende nere
Africa Occidentale. Storia del Ghana, del Mali e del Songhai
Spazi africani nel mito greco. Teoria del Sahara Verde.
Il mito delle Amazzoni in Africa. Dai classici al Dahomey
La verità su Boko Haram e il denaro dell’Occidente
Da servi a padroni, la questione della schiavitù nell’Islam
Cosa accade in Nigeria per lo sfruttamento del petrolio
La lotta alla schiavitù tra riscatto e conflitto etnico.
Abeokuta, la leggenda di Lisabi da liberatore a tiranno.
La città degli schiavi Abeokuta e il sito di Olumo Rock
Black Axe Confraternity. L’ascia nera della mafia nigeriana
La tratta delle donne in Nigeria. Superstizione e magia nera
Nigeria, la lotta armata degli Igbo nel delta del Niger.
Furti di petrolio in Nigeria tra resistenza e criminalità
I neri hanno la musica nel sangue? Stereotipi e razzismo
Violenze Onu ad Haiti. Bambini nati da stupri
Periodi intermedi e transizione sociale nell’Antico Egitto
La comunità immaginata dell’Egitto Predinastico
Antico Egitto fra pluralismo e pensiero unico
La leggenda afghana di Zamr Gabrè
La resistenza in Afghanistan. Notizie e prospettive
Scorte alimentari in Cina, politica aggressiva?
La gestione del dissenso in Cina, problemi e prospettive
La questione degli Uiguri. Perché è tanto complessa
La politica della prosperità comune e gli influencers in Cina
La Cina ha accusato gli Stati Uniti di Infettare il mondo?
Chi arma le milizie ribelli in Kazakistan
Rassegna stampa. Chi sono i signori della guerra
Perché aumentano i prezzi dell’energia
La spartizione dell’Artico. Competizione per le risorse
Machismo e violenza di genere nelle sale da ballo
Le leggi delle donne in Italia.
Dracula e il vampirismo tra mito e realtà
Anfetamine, oppiacei, barbiturici. Il nazismo e le droghe
Clandestinità e repressione del druidismo nell’antica Roma
Guerra e disinformazione in Siria. Il caso di Eva Bartlett
Buscetta, politica e narcotraffico. Il segreto di Pulcinella
Michel Foucault e la volontà di sapere
La vera pandemia è nella psicosi di massa
Non solo Greta, non solo clima. Le riforme non bastano
La guerra cognitiva da Bibbiano al genocidio comunista
Bibbiano e l’inchiesta sull’affido. Perché non mi convince
La foto dei bambini al museo. Rapiti dall’androide
La crisi dei missili coreani. Dov’è il malinteso
Le armi chimiche degli Stati Uniti.
Sequestro Butac. La rivincita dei Nerds
Fake news. Responsabilizzare l’utente
Oligarchia della New Policy. Governance e stabilità
Radicali, riformisti, movimentisti
Due luoghi comuni sulla loggia P2
Il falso storico del Dossier Mitrokin.
L’eredità intellettuale di Ida Magli.
Destra e sinistra. Dov’è la differenza?
La verità sul patto fra Stalin e Hitler

Condividi