Arte di strada a Terni fra innovazione e criticità

Illustration Artwork by Federico Berti. Created with Gimp/Qwen

Il Comune di Terni ha recentemente approvato un nuovo regolamento per l’#artedistrada che presenta elementi di indubbio interesse, ma anche aspetti problematici. L’arte di strada è riconosciuta, valorizzata e consentita su tutto il territorio comunale, salvo dove espressamente proibita e questa impostazione, apparentemente ovvia, è in realtà meno ovvia di quanto non sembri, dato che molte amministrazioni italiane optano per il criterio inverso: limitano cioè l’arte di strada a poche postazioni prestabilite, proibendola su tutto il resto del territorio comunale.

La scelta di liberalizzarla dove non espressamente vietata, garantisce una maggior libertà di negoziato diretto fra artista e cittadino: da un lato infatti il primo mantiene la facoltà di scegliere dove esibirsi in base a come si sente accolto, dall’altro il cittadino conserva a sua volta la possibilità di instaurare un rapporto diretto e immediato con ogni singolo performer, cosa che garantisce un rapporto di vicinato urbano più autentico. Questa dinamica rappresenta l’essenza stessa dell’arte di strada.

Un secondo elemento di rilievo è la chiara distinzione, finalmente presente in diversi regolamenti contemporanei, tra arte di strada e spettacolo viaggiante, che pone fine a una confusione più che trentennale intorno a questo tema: il regolamento riconosce che l’arte di strada si caratterizza per la sua natura effimera e per l’assenza di strutture aggiuntive particolari, differenziandola nettamente da circhi, giostre e simili. Questo riconoscimento comporta delle conseguenze importanti, ad esempio l’esclusione dalla normativa relativa al pagamento del suolo pubblico e della COSAP, e la possibilità per l’artista di utilizzare liberamente uno spazio fino a quattro metri quadrati per la propria esibizione: avendo svincolato in modo più chiaro i due mondi, si è potuto adottare un provvedimento più permissivo per il #busking. Vale sempre ovviamente il principio del reciproco rispetto: l’assembramento generato dall’esibizione, non deve recare disturbo o intralcio alle altre attività cittadine.

Problematica è in questo regolamento l’introduzione di postazioni d’arte aggiuntive in luoghi nevralgici stabiliti dal Comune, pur prenotabili gratuitamente. Benché queste postazioni siano facoltative e non obblighino gli artisti a utilizzarle, presentano rischi significativi per la natura stessa dell’arte di strada: la progressiva sottrazione al cittadino della libertà e del diritto di negoziare una reciprocità diretta e immediata con l’artista, può portare nel tempo all’irreggimentazione degli spazi e alla perdita di quella spontaneità che caratterizza l’incontro tra la comunità degli artisti e la cittadinanza locale. La libertà di movimento sul territorio consente invece una sintonia maggiore, l’artista si ferma dove meglio accolto, il cittadino dialoga con lui per eventuali richieste di spostamento, dovute a contingenze particolari. Questi negoziati liberi sono fondamentali nell’arte di strada.

Il secondo punto critico in questo regolamento è il divieto a priori dell’esercizio in prossimità delle aree di #plateatico già concesse alle aziende locali, ad esempio ristoranti, bar, trattorie, enoteche e così via: questa disposizione elimina di fatto quella che viene chiamata in gergo #Posteggia, un’arte antica e tradizionale in molte regioni d’Italia. La posteggia non è solo una disciplina storica, ma può facilitare anche l’autogestione collettiva negli spazi urbani: gli artisti che possono praticare questa forma d’arte infatti, hanno modo di decongestionare spazi più ampi, lasciandoli disponibili per chi propone invece performance non compatibili con tale esercizio.

L’esclusione della posteggia cancella ogni opportunità di sopravvivenza per una disciplina che vanta fra i suoi maestri eccellenze come Roberto Murolo e Luca Barbarossa, tanto per fare due nomi ‘illustri’.

Segnaliamo poi una questione tecnica piuttosto complessa, pericolosamente semplificata dalla normativa ternana, quella relativa all’amplificazione ovvero la definizione di un limite massimo di 9 watt per l’impianto e 80 decibel per l’impatto sonoro: dal punto di vista giuridico, la determinazione dell’impatto sonoro di qualsiasi evento sul territorio comunale non compete all’amministrazione ma all’#ARPA, richiedendo competenze ingegneristiche specifiche; la misurazione in decibel infatti non è mai assoluta, dipendendo sempre dal paesaggio sonoro e dal contesto. Inoltre un amplificatore di 9 watt, per produrre un suono utile a uno spettacolo di piazza, deve essere impiegato quasi al massimo della sua potenza e questo comporta una riduzione drastica nella qualità del suono, che risulta compresso e paradossalmente più fastidioso di un’amplificazione di 40-50 o anche 100 watt impiegata a volumi molto bassi. Il criterio più ragionevole dovrebbe essere quello di attenersi al principio generico dell’impatto sociale: l’artista di strada deve evitare di creare intralcio o disturbo, mentre la competenza per la misurazione dei decibel rimane degli ingegneri dell’ARPA, cui si demanda l’intervento in caso di proteste cittadine o segnalazioni delle forze dell’ordine.

L’ultimo punto problematico concerne l’esclusione dall’arte di strada di tutte le aree in prossimità di fontane o monumenti pubblici: questa disposizione rischia di squalificare gran parte del centro storico, proprio in quelle aree che rappresentano i luoghi di maggior aggregazione del pubblico e dove normalmente esiste anche la capienza necessaria a tale aggregazione.

Il regolamento ternano presenta insomma elementi di innovazione significativa nel panorama normativo italiano dell’arte di strada, nell’approccio inclusivo e nel riconoscimento della specificità di questa forma d’arte. Alcune disposizioni rischiano però di risultare controproducenti per la stessa qualità della vita sul territorio: una revisione mirata di questi aspetti critici potrebbe trasformare il regolamento ternano in un modello di riferimento per altre amministrazioni, coniugando efficacemente la necessità di regolamentazione con il rispetto per la natura intrinseca dell’arte di strada e dei suoi valori culturali e sociali. Abrogare gli articoli relativi alle postazioni fisse, all’amplificazione, alla prossimità con altri plateatici o con fontane e monumenti, non comporterà una diminuzione della qualità complessiva nella regolamentazione, dal momento che l’artista, scegliendo di esibirsi nel territoio comunale, accetta implicitamente l’obbligo di non recare intralcio e disturbo. Si tratta perciò di articoli tecnicamente ridondanti, che possono ottenere l’effetto opposto a quello desiderato, peggiorando la qualità del rapporto fra la cittadinanza e gli stessi artisti di strada.

Invio questo articolo per conoscenza all’Amministrazione Comunale di Terni, ai collettivi del busking e ai gruppi di cittadinanza attiva sul territorio, augurando a tutti un buon lavoro e una piacevole, costruttiva collaborazione.


Approfondimenti



Gli artisti di strada non sono mendicanti


Condividi