Il tempo di ricordare. Quando e dove praticare l’arte della memoria.


Il tempo di ricordare

Articolo di Federico Berti

Reminiscenza e meditazione

Il tempo di ricordare dobbiamo strapparlo a una vita sempre più densa di preoccupazioni e responsabilità. Opposta alla frenesia di questo mondo, alcuni vedono nella meditazione un’opportunità di porsi obiettivi più elevati. Quando parliamo di meditazione tuttavia, pensiamo in genere a un raccoglimento interiore volto alla contemplazione di problemi filosofici, verità rivelate, una pratica di ascesi, astrazione dalla realtà che si propone di rendere più intensa la vita spirituale, come leggiamo nella definizione sul vocabolario Zingarelli. Pensiamo ai Brahmini, al Buddah, ai Dervisci roteanti, al misticismo della Cabala o agli esercizi spirituali di Sant’Ignazio. In realtà la parola con cui indichiamo l’atto stesso del meditare viene dal latino meditari, dalla stessa radice del verbo mederi cioè curare, nel senso del prendersi cura. Qualsiasi tema che impegni l’intelletto può costituire oggetto di meditazione. In senso ancora più estensivo è meditazione anche la concentrazione del pensiero nella pianificazione di un atto che si desidera compiere, di un progetto che si vuole intraprendere. Possiamo meditare persino un delitto, una vendetta. L’arte della memoria dunque, definita da Cicerone in poi come una pratica di scrittura interiore per fissare il pensiero e agevolarne il ricordo, può essere considerata come una forma di meditazione.


L’arte della memoria dunque, definita da Cicerone in poi come una pratica di scrittura interiore per fissare il pensiero e agevolarne il ricordo, può essere considerata come una forma di meditazione.


E’ vero del resto anche l’opposto e cioè che tutte le forme di meditazione implicano un atto di reminiscenza, dalla concentrazione su un’immagine simbolica, alle elaborate figurazioni dei mandala, dal monogramma di Cristo alle complesse architetture della Cabala ebraica e così via. Se la osserviamo da questa prospettiva, l’ars reminiscendi è il fondamento di quelle che Michel Foucault chiamava ‘tecnologie del sé’, alle quali può essere eventualmente associata. Possiamo dunque applicarla allo Yoga come al Pilates, alla Lectio Divina come al Daimoku, ma anche a pratiche decisamente più laiche, profane, quotidiane, come leggere un buon libro, andare al cinema o al teatro, ascoltare della musica, contemplare un’opera d’arte, pianificare la nostra vita quotidiana. E’ evidente che non essendo noi teste d’angelo senz’ali, come ricordava il filosofo tedesco Schopenhauer, ma creature in carne e ossa, questa attività della mente deve svolgersi in un luogo e in un tempo fisico, il nostro primo problema sarà dunque delimitare un tempo del ricordo.

Distingueremo tra due modalità fondamentali, con riferimento alla distinzione aristotelica tra memoria e reminiscenza, la prima involontaria, la seconda volontaria. Se da un lato è vero che praticare una meditazione consapevole richiede una sospensione dalle attività produttive, quell’astrazione o trascendenza dalle incombenze della vita attiva per ritirarsi in una bolla di pura contemplazione, dall’altro è altrettanto vero che nelle incombenze quotidiane la nostra mente rimane tutt’altro che inattiva, al contrario il pensiero vola alto in ogni momento della giornata. Sant’Agostino descrive sé stesso nelle Confessioni come un vagabondo sperduto nei quartieri della memoria, letteralmente assalito dai ricordi, tra i quali si vede costretto a distinguere quelli che conducono a Dio da quelli che distolgono la sua attenzione dalla verità, che deviano l’anima verso interessi materiali. Di questo ho parlato più diffusamente in Memoria, l’arte delle arti. Ciò avviene perché solo una parte del sistema nervoso è sotto il controllo della volontà. Ecco allora che mentre svolgiamo attività relativamente semplici come guidare nel traffico, attendere ai lavori domestici o alla cura del proprio corpo, i pensieri continuano a sollecitare la mente anche quando non raggiungono la soglia della coscienza, sollevando problemi, destando preoccupazioni, portando intuizioni. Il tempo del ricordo si estende fin nell’intimità dei sogni.

Attenzione selettiva e pre-attentiva

Se dunque non possiamo fermare il tempo sottraendoci agli impegni e alle responsabilità della vita attiva per dedicarci al pensiero contemplativo, possiamo espandere almeno la percezione e l’organizzazione del tempo che scorre dentro di noi prendendo coscienza di questo flusso costante che i pensieri producono e trovando un’occasione per esercitare il pensiero critico in qualsiasi momento della giornata, anche al di fuori di quelle bolle astratte in cui normalmente andiamo a collocare l’attività di riflessione e speculazione filosofica, la cosiddetta meditazione. Si può ‘meditare’ anche lavando i piatti o facendo la doccia. Nel fare questo però dovremo prendere alcune precauzioni, per evitare distrazioni fatali o forme di pensiero ossessivo e dissociazione dalla realtà. In primo luogo è necessario impostare una soglia minima dell’attenzione, se ad esempio siamo alla guida di un veicolo dovremo tenere gli occhi sulla strada, mantenere una velocità costante e ridotta, controllare il serbatoio del carburante, monitorare le prestazioni del mezzo, verificare il percorso e così via. L’occhio della mente non deve oscurare gli altri sensi o potremmo finire fuori strada, perderci in luoghi ostili, investire qualcuno e così via. B. Allan Wallace parla a questo proposito di un addestramento specifico all’attenzione per sviluppare la capacità di escludere parte degli stimoli a vantaggio di altri.

L’elaborazione pre-attentiva degli stimoli, cioè quella che precede la soglia della coscienza e serve alla nostra mente proprio a focalizzare l’attenzione sopra un particolare evento mantenendo il resto sullo sfondo, consente di automatizzare parte delle azioni che non richiedono un ragionamento critico e soprattutto, che siamo abituati a compiere spesso. Sono molte le operazioni che compiamo in modo automatico. Dal procedimento più semplice, come può essere il respiro, o l’atto del camminare, a quelli più complessi come attendere ai lavori domestici, all’igiene personale e così via. Compiendo alcune di queste azioni sempre nello stesso ordine, elaborando procedure adeguate per compiere un buon lavoro senza bisogno di un’attenzione focalizzata, la nostra mente si abituerà a riconoscere quegli stimoli che in condizioni normali avremo l’opportunità di trascurare a vantaggio di altri. Questi due accorgimenti, l’attenzione selettiva/pre-attentiva e l’automazione dei processi, consentono di liberare una quantità apprezzabile di risorse mentali, minimizzando il carico sul sistema nervoso. Per non incorrere nel pensiero circolare e ossessivo, si dovrebbe fare in modo che ogni meditazione partisse sempre da uno stimolo reale e riconducesse a un approdo reale, per questo è così importante saper scegliere gli eventi su cui porre un’attenzione focalizzata lasciando gli altri sullo sfondo.


Se dunque non possiamo fermare il tempo sottraendoci agli impegni e alle responsabilità della vita attiva per dedicarci al pensiero contemplativo, possiamo espandere almeno la percezione e l’organizzazione del tempo che scorre dentro di noi


Riassumendo, la reminiscenza avviene in modo a volte consapevole, altre volte inconsapevole, ma sempre in un momento e in un luogo reale attraversato dai nostri corpi. Non potendo fermare il tempo, possiamo fortificare l’attenzione selettiva e pre-attentiva, automatizzando alcune tra le procedure delle azioni che ogni giorno compiamo per vivere nel mondo, in modo tale da alleggerire il carico sulla mente liberando risorse. La realtà dovrebbe essere comunque sempre il punto di partenza e il terreno di approdo per ciascun ‘volo’ pindarico nell’immaginazione. Ognuno di noi pratica abitualmente una o più forme di meditazione senza esserne consapevole, il primo passo è prenderne coscienza valutandone l’impatto sulla nostra mente. Prendiamo atto del luogo e del tempo in cui ne coltiviamo le rispettive discipline, siano tecnologie del sé storicamente riconosciute o altre dissimulate in pratiche di evasione apparente. La lettura di un libro, la contemplazione del bello, l’ascolto di una tribuna politica, impegnano il nostro intelletto al pari di una sessione di Tai Chi, una danza mistica o una Lectio Divina. Impariamo a prenderne atto. Impariamo anche a riconoscere l’insorgere di pensieri che si impongono alla nostra attenzione focalizzata senza passare da una scelta cosciente mentre sono in corso altre attività, al di fuori dei momenti deputati alla meditazione volontaria. Troveremo così il nostro ‘tempo del ricordo’, strappandolo a una vita densa di impegni e responsabilità.

Bibliografia:

– Sant’Agostino, Confessioni, X/8, Torino, Einaudi, 2015.
– Aristotele, Della memoria e della reminiscenza, in: L’anima e il corpo. Parva naturalia, Milano, Bompiani, 2002.
– Berti, Federico: Memoria, l’arte delle arti, Bologna Streetlib, 2022.
– Foucault, Michel, Tecnologie del sé, Torino, Boringhieri, 1992.
– Ghiselli, Serena, Memoria di lavoro e attenzione selettiva in interpretazione. Sviluppo cognitivo e strategie di potenziamento. Tesi di Dottorato. Alma Mater Studiorum Università di Bologna, 2019.
Meditazione, in: Vocabolario Zingarelli.
– Wallace, Alan, La rivoluzione dell’attenzione, Roma, Ubaldini, 2008


Federico Berti,
Memoria, l’arte delle arti

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