Il numero di ‘Mi piace’ è davvero così importante?

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E’ davvero importante

il numero di ‘Mi piace’?

 

Il mago di Oz

Nella favola di Frank Baum il personaggio del mago di Oz è un imbroglione illusionista che finge d’essere quel che non è attraverso dei trucchi da ciarlatano, Vive in un palazzo pieno di effetti speciali che destano meraviglia ma quando i protagonisti del racconto attraversano la tenda che li separa dal suo camerino scoprono la verità, è un uomo piccino e non il grande mago di cui si parlava. Può riempire di crusca la testa d’uno spaventapasseri o costruire un cuore di seta per l’uomo di latta, ma quel che conta è la fiducia in sé stessi che questi devono conquistare nella propria vita. Questo racconto di fine ‘800 ben si adatta a descrivere un fenomeno piuttosto diffuso nel Web, quello della corsa alla popolarità fine a sé stessa: quel che davvero conta per una pagina è il numero delle visite, la quantità di adesioni volgarmente misurate a colpi di Mi piace. La domanda è se queste adesioni abbiano davvero un senso, o se talvolta non possano diventare persino controproducenti.

 

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Una bolla di sapone.

A molti sarà capitato di ricevere messaggi del tipo ho messo il mi piace, vuoi fare lo stesso col mio sito o la mia pagina: è un sistema diffuso ma di solito non porta a risultati concreti, perché ottiene soltanto l’effetto d’inflazionare il valore delle adesioni, che infatti perdono ogni giorno di valore. Molte pagine infatti ne collezionano a decine, centinaia di migliaia, semplicemente acquistandole oppure scambiandole come figurine e questo porta a grandi numeri cui non corrisponde un’attenzione reale ai temi della pagina stessa. Vale a dire che se controlliamo la percentuale delle visualizzazioni, ovvero quante volte un collegamento pubblicato su quella pagina viene realmente mostrato sulla bacheca di un social network, noteremo delle cifre assai lontane rispetto a un’audience apparentemente così alta; ancor più deludente può essere il numero effettivo dei lettori che visitano il collegamento e interagiscono con la pagina presentata, spesso non superiore a poche decine.

 

Il successo facile.

Come in ogni altro aspetto dell’economia, il successo facile può avere un senso nelle grandi operazioni commerciali, quando si ha alle spalle una squadra efficiente in grado di utilizzare al meglio le potenzialità d’un progetto editoriale trovandogli fin da subito dei buoni finanziamenti, allora la crescita arriva ma come ben sappiamo, va poi divida tra i fautori di quel rapido successo, si parla in questo caso di società che gestiscono un lavoro insieme e spartiscono i dividendi nel bene e nel male. Una piccola parte di queste aziende riesce nell’obiettivo, la maggior parte falliscono in poco tempo. Se pensiamo invece al successo facile di una pagina personale, dovremo allora farcene proprio una ragione: è completamente inutile. Ci sono pagine che bucano la rete nella prima settimana e poi si spengono, quelle sono investimenti a perdere perché nel tempo cadranno dimenticate e non contribuiranno alla crescita complessiva del progetto editoriale, saranno un peso morto.

 

Guardare avanti.

Il vero successo nella rete non si guadagna scambiandosi le adesioni o comprando le visite, ma tenendo sempre lo sguardo un po’ al di sopra dell’orizzonte attuale, mantenere una prospettiva storica e pensare al domani: saranno quelle pagine che verranno sempre visitate, anche fra un anno, dieci anni, vent’anni, a rafforzare il progetto complessivo e garantirci una piccola rendita quando saremo vecchi. Non importa se vengono lette solo da una cinquantina di persone ogni mese, l’importante è che questo avvenga in modo costante nel tempo, allora le nuove pagine che pubblicheremo saranno rafforzate da questa autorità acquisita. Anche se i numeri della nostra newsletter non sono poi così eccellenti o le pagine del nostro sito non saranno ottimizzate per quelle parole chiave che servono a vendere prodotti specifici, saremo però tra i primi posti nell’argomento che stiamo trattando, è questo che conta davvero.

 

La qualità innanzi tutto

Bisogna pensare a Internet come a una grande biblioteca, dove i motori di ricerca rappresentano quei volenterosi bibliotecari intenti a pescare l’informazione giusta per il lettore che li interroga; se tanti illusionisti gonfiano le presenze pagando visite, iscrizioni, recensioni, presentazioni, la reazione dell’apparato è di elaborare nuovi protocolli che consentano di escludere le bolle di sapone dai risultati per arrivare al contenuto reale, una percentuale sempre molto bassa rispetto al totale di quel che viene pubblicato ogni giorno. E’ per questo motivo che il numero di ‘Mi piace’ se non corrisponde all’audience effettiva di una pagina può comportare persino una penalizzazione del sito medesimo, il motore confronta, analizza e valuta. E’ il motivo per cui ad esempio Youtube non conta solo il numero delle visualizzazioni, ma ancor più la percentuale del video che è stata realmente vista. Il traffico gonfiato non porta da nessuna parte.

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